Può un’Ave Maria recitata in un’aula universitaria provocare la reazione rabbiosa di studenti e persino del rettore? La risposta è sì perché quella preghiera è un ostacolo alla realizzazione dei voleri del padrone di questo mondo. Soprattutto se a farsene promotrice è una docente che per quella brevissima, ma potente preghiera, è stata sottoposta ad una gogna mediatica ingiustificata.
Le cronache locali di Macerata non parlano d’altro. Lei si chiama Clara Ferranti, insegna linguistica e glottologia all’ateneo marchigiano e da qualche giorno deve difendersi da una infamante accusa: quella di essere cattolica. Ma non di quei cattolici che vivono la propria fede nel chiuso della loro stanzetta, scendendo a patti con il mondo perché in fondo un conto è la fede e un altro sono il lavoro, lo stipendio e le relazioni sociali. No, la professoressa Clara Ferranti non ha certo il physique du role di una Giovanna D’Arco, però la sua testimonianza la dà. Come? Ad esempio con una “mossa” che ha spiazzato tutti, ma che in coscienza sentiva di fare, anche perché alimentata da una solida vita di preghiera. Continue reading