L’opzione Benedetto per una Chiesa martoriata

Caro direttore
“Che cosa deve ancora accadere in questa Chiesa perché i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi. Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti tutta la loro indignazione”. Era questo un passaggio di una lettera che Mario Palmaro ti scrisse. Era l’8 gennaio 2014 il giorno in cui la pubblicasti. Mario moriva due mesi più tardi, dopo avere combattuto e sofferto per una spietata malattia, lasciando la moglie e 4 figli.

Caro direttore, sono mesi e mesi che a ondate questo grido di Palmaro mi fa capolino nella mente, mi interroga e m’inquieta. Ieri ho letto l’articolo di Zambrano dove si racconta del prete della diocesi di Torino che ha cassato dalla Messa il Credo. Siccome lui non ci crede, ma sì, che ci sta a fare quell’elenco identitario? Non è chiaro se ciò a cui il prete non crede è una parte (ma quale?), o se è del parere che sia tutto da buttare. Nell’incertezza, Zambrano ci riferisce che l’ha tolto del tutto.

Sai qual’è la parte che più mi ha angosciato di quella storia? La reazione della gente in chiesa: una risatina. È lo stesso tipo di atteggiamento verso il prete sculettante che dall’altare canta “Sarà perché ti amo” mentre tutti lo accompagnano battendo le mani. È l’applauso scrosciante alla Bonino che rivendica la legge sull’aborto, è quello a don Gregory Greiten che ai parrocchiani ha dichiarato la propria omosessualità, è il battere le mani al prete che lascia il sacerdozio perché ha messo incinta un parrocchiana ed è l’applauso al prete che ha benedetto le fedi della coppia lesbica prossima all’unione civile. Continue reading

Seppellire i feti abortiti, l’esempio del Veneto

In Italia i bambini nel grembo materno sembrano non esistere.

Questa la forte, ma purtroppo realistica, considerazione che emerge se si guarda alla normativa vigente in tema di aborto: ai nascituri non viene infatti riconosciuto né il diritto alla vita, né una dignità, essendo trattati – in caso di morte prematura – come «rifiuti ospedalieri speciali», almeno fino alla ventesima settimana di gestazione (ossia il quinto mese di gravidanza). Solo a partire da questo termine la polizia mortuaria contempla la sepoltura in caso di richiesta da parte dei genitori, mentre l’obbligo di registrazione all’anagrafe e il diritto alla cerimonia funebre per tutti i bambini scatta a partire dalla ventottesima settimana.
Negli anni, grazie a dei politici consci della dignità di ogni singola vita, questo stato di cose è stato integrato con il Dpr 285/1990 – che ha il fine di offrire trasporto e sepoltura anche ai bambini di età inferiore alle venti settimane – e, nel 1998, con la circolare del Ministro Carlo Donat-Cattin, che prevedeva la possibilità di sepoltura «anche in assenza di richiesta dei genitori».

Il tutto è però stato lasciato alla libertà delle singole Amministrazioni e i cimiteri per “bambini non nati” presenti oggi in Italia sono delle sparute oasi di umanità.  Continue reading

ISLAMIZZAZIONE LGBT Politici inglesi: chiudono le frontiere al leader cristiano

Mentre la Gran Bretagna continua ad ospitare coloro che la odiano e che mirano a distruggere la civiltà occidentale e ogni traccia del suo passato e presente cristiani. Mentre le autorità, temendo una reazione violenta, si illudono che tollerando i predicatori d’odio musulmani, senza sorvegliare su cosa avvenga nelle moschee e nei quartieri dove vige la sharia (ci sono oltre tribunali islamici ben funzionati) come in uno Stato parallelo, un predicatore evangelico noto per la sua difesa dell’Occidente cristiano rischia di non poter entrare nel paese.

Franklin Graham, fra i leader religiosi più noti d’America, che ha smosso intere folle in supporto di Donald Trump, giudicando senza compromessi i cosiddetti matrimoni fra persone dello stesso sesso come un male per la società e l’omoerotismo come un peccato, (portando i suoi seguaci a combattere pubblicamente contro l’aborto, la pornografia e l’educazione laicista) rischia di non essere ammesso in Gran Bretagna. L’incontro di Graham era previsto a Blackpool per il settembre del 2018, ma alcuni parlamentari hanno lanciato una petizione, firmata da circa 7mila persone, per chiudere le frontiere inglesi ad un uomo che secondo loro sarebbe un predicatore d’odio che vìola la legge inlgese contro l'”hate speach” (ossia sull'”omofobia” e l'”islamofobia”). Continue reading

A Modena concorso scolastico per dire no all’omofobia

Il Comune di Modena ha bandito un concorso per gli studenti delle scuole superiori cittadine invitandoli a realizzare testi, video e opere multimediali per dire no alla discriminazione di genere e all’omofobia.

Le domande di iscrizione possono essere presentate fino al 17 febbraio 2018, ed il termine per la consegna dei lavori è il 17 marzo. Gli elaborati saranno valutati da una commissione di esperti che designerà i tre vincitori, premiati con un contributo alla scuola da utilizzare per l’acquisto di attrezzature didattiche (da 1.500 euro per il primo classificato; 750 euro per il secondo e 350 euro per il terzo). Tutti i prodotti realizzati saranno comunque esposti in una mostra che sarà allestita sempre nel mese di marzo. Le notizie relative al concorso sono reperibili al sito www.comune.modena.it/pariopportunita/news.

Da notare che il concorso in esame rientra nel calendario delle iniziative collegate alla “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne“, per la quale sono state organizzate, sempre a Modena, due mostre fotografiche: “E va bene così. Tabù e stereotipi tra maschile e femminile”, a cura del gruppo giovani Circo Massimo di Ferrara nella quale si racconta la normalità di qualunque orientamento sessuale, e “Ogni giorno così. Cronache di quotidiane violenze alle donne”, del fotografo Dante Farricella, che intende denunciare la mentalità che relega le donne in una condizione di sostanziale inferiorità. Continue reading

Quarant’anni contro la vita: dall’aborto all’eutanasia (1978-2018)

I governi Renzi-Gentiloni entreranno nella storia come quelli che hanno imposto due tra le più sciagurate leggi della Repubblica italiana: lo pseudo-matrimonio omosessuale, sotto il nome di “Unioni Civili” (20 maggio 2016) e l’eutanasia, sotto la denominazione di “testamento biologico” o “DAT” (Dichiarazione anticipata di trattamento), approvata dal Senato in via definitiva il 14 dicembre 2017.

Questa legge sarà registrata nella Gazzetta Ufficiale nel quarantesimo anniversario della legalizzazione dell’aborto, avvenuta con la legge 194 del 22 maggio 1978. Il cerchio così si chiude. Quarant’anni di aggressione alla vita e alla famiglia tra aborto e eutanasia, passando per le unioni civili e il divorzio breve. Va ricordato che la legge che introduceva l’aborto fu firmata dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti e dal presidente della Repubblica Giovanni Leone, entrambi democristiani. Continue reading

“Non seguiremo i pastori che sbagliano”. Manifesto di resistenza dei Pro-Life a papa Bergoglio

Negli stessi giorni in cui papa Francesco attribuisce valore magisteriale alla dichiarazione dei vescovi argentini in favore dei divorziati sposati, trentasette movimenti pro-life e pro-family di tredici diverse nazioni scendono in campo con una storica dichiarazione di separazione dagli errori di papa Bergoglio. «Se esiste conflitto tra le parole e gli atti di qualsiasi membro della gerarchia, compreso il Papa, e la dottrina che la Chiesa ha sempre insegnato, rimarremo fedeli all’insegnamento perenne della Chiesa. Se dovessimo abbandonare la fede cattolica, ci separeremmo da Gesù Cristo, a cui vogliamo essere uniti per tutta l’eternità». È questo il fulcro della Promessa di fedeltà all’insegnamento autentico della Chiesa diffusa sul sito fidelitypledge.com, con il titolo “Fedeli alla vera dottrina, non ai pastori che sbagliano”, per esprimere la resistenza dei leader dei principali movimenti di pro-vita e pro-famiglia internazionali, di fronte a parole e ad atti che contraddicono l’insegnamento della Chiesa fatti da molti e Pastori, compreso lo stesso papa Francesco. Uno dei firmatari più conosciuti, John-Henry Westen, cofondatore e direttore di Lifesitenews il maggior portale internazionale di difesa della vita e della famiglia, ha dichiarato: «Oggi, anche in alcune fedeli roccaforti cattoliche, le preoccupazioni sul riscaldamento globale hanno avuto la precedenza sull’olocausto dei bambini nel grembo materno; la disoccupazione giovanile sulla minaccia che pende sulle anime dei nostri bambini per la devianza sessuale; e l’immigrazione sull’evangelizzazione. La confusione deve finire ed è giunto davvero il momento di tracciare una linea di confine sulla sabbia». Continue reading

L’anti-presepe di piazza san Pietro

Quest’anno il presepe esposto a piazza San Pietro è stato realizzato dalla bottega d’arte Cantone & Costabile e donato a Papa Francesco dall’Abbazia Territoriale di Monte Vergine. Il presepe, in stile napoletano settecentesco, consta di 20 statue di circa 2 metri di altezza posizionate all’interno di una scenografia di circa 80 metri quadri ed è ispirato alle 7 opere di misericordia corporale che, nelle intenzioni degli ideatori, avrebbero dovuto rivivere nei gesti e nelle espressioni delle statue.

Secondo Antonio Cantone, l’autore dell’opera inedita, «questo è un presepe speciale, in quanto è stato meditato e studiato secondo i dettami e la dottrina di Papa Francesco (…) E’ un presepe particolare, che fa riflettere, non è un presepe lezioso che lascia indifferenti, ci sono delle provocazioni, ci sono delle scene particolari (…) Un’opera ricca di spiritualità e significato religioso».

Premesso che non è ben chiaro in che modo un presepe possa risultare lezioso, ossia eccessivamente aggraziato o sdolcinato, quando la rappresentazione della natività di nostro Signore è una delle tradizioni che più elevano l’animo dell’uomo e ne nobilitano i sentimenti, il complesso artistico allestito in piazza San Pietro desta più di una perplessità, soprattutto per la raffigurazione di situazioni e personaggi ambigui e financo spettrali che sembrano contraddire la lieta novella dell’annuncio cristiano: un uomo semi nudo e dai muscoli ben scolpiti sdraiato in terra; la testa di un condannato che spunta dall’interno di una minuscola cella; un cadavere con un braccio penzolante che giace su una specie di lettiga posta vicino ad una piccola grotta somigliante ad un forno in pietra; l’Arcangelo Gabriele con una ghirlanda di fiori arcobaleno; la cupola di San Pietro semi distrutta; la stella cometa che punta verso il basso come se stesse precipitando. Inoltre, i personaggi che compongono la Sacra Famiglia si trovano in una disposizione prospettica tutt’altro che ottimale. Continue reading

Le intenzioni del Papa non cambiano la dottrina

Recentemente è stato resto noto che il 5 giugno scorso papa Francesco aveva ordinato la pubblicazione negli Acta Apostolicae Sedis di due documenti, specificando che essi costituiscono «magisterium authenticum»: si tratta di una lettera con cui egli approvava i provvedimenti adottati dai vescovi della regione ecclesiastica di Buenos Aires per applicare nel proprio territorio le direttive pastorali dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia (AL), e del testo di quel pronunciamento episcopale. La pubblicazione di questi documenti ha fatto esultare alcuni cattolici che ne hanno assunto la difesa d’ufficio contro altri cattolici (non esclusi autorevoli teologi e nemmeno alcuni eminenti uomini di Chiesa, come ad esempio i cardinali Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, Walter Brandmüller, Joachim Meisner, Robert Sarah e Gerhard Ludwig Müller), etichettati come «nemici del Papa».

La soddisfazione di quelli che si autodefiniscono «amici di Francesco» è motivata dal fatto che, secondo loro, Francesco ha voluto mettere fine alle critiche sulla presunta ambiguità di AL eliminando ogni dubbio circa la sua volontà che, a certe condizioni, i «divorziati risposati» possano accedere alla comunione eucaristica, pur continuando a convivere “more uxorio”. In effetti, il Papa scrive nella sua Epistola apostolica che il documento dei vescovi argentini «spiega in modo eccellente il capitolo VIII di Amoris laetitia. Non ci sono altre interpretazioni». A questo punto, sembra che abbiano “vinto” loro, i presunti «amici del Papa», nella loro rabbiosa polemica contro chi osava proporre “dubia” o addirittura una “Filialis correctio”. Si deve dire, con alcuni di essi, «Roma locuta, quaestio finita»? Purtroppo (per loro e per tutti), no: la questione di fondo resta aperta Continue reading

MOSCHEA A FIRENZE SU TERRENI DELLA DIOCESI Quella di Firenze è una delle tappe della conquista, che si attua lentamente, senza che ce ne accorgiamo (e con l’islam non si torna indietro)

Passo dopo passo, uno alla volta i paletti cadono tutti quanti. La notizia della prossima realizzazione della moschea a Sesto Fiorentino su un terreno acquistato niente di meno che dalla Curia fiorentina non mi lascia per nulla sorpresa, perché il tentativo di prendere ”possesso” del territorio da parte di una esigua porzione della comunità islamica italiana lo conosco bene. Ne conosco le modalità, i tempi e gli obiettivi finali. Chi legge i vari pezzi usciti sui giornali nazionali, in cui si parla di svolta storica, di enorme passo in avanti e tutta la melassa che di più non si può, di certo si può fare un’idea idilliaca della cosa, ma le cose stanno ben diversamente.
Partiamo dalle cose ”tecniche”, per così dire; innanzitutto a siglare l’intesa con l’arcidiocesi fiorentina non abbiamo visto una realtà totalmente rappresentativa dell’islam italiano. Dell’Ucoii, infatti, tutto si può dire ma che rappresenti in toto la realtà islamica italiana proprio no: non ricordo, ma forse è la mia memoria a fare cilecca, una consultazione fra i musulmani in Italia che sono meno di un milione di persone, in maggioranza di cittadinanza marocchina, onde stabilire a quale realtà o associazione appartenessero. Dunque l’accordo che l’Ucoii stringe, con relativa compravendita per la realizzazione della moschea a Sesto Fiorentino è un accordo che non può essere ascritto a tutti i fedeli di religione islamica in Italia. Sarà la moschea dell’Ucoii, niente di più niente di meno. Continue reading

DOPO CHARLIE GARD – I medici vogliono uccidere Alfie: “La sua vita non ha senso”.

Ancora è impossibile abituarsi al fatto che il mondo anche cattolico possa permettere senza battere ciglio che delle persone vengano uccise solo perché la loro “qualità di vita” non è tollerabile da sapienti ed esperti. Eppure, dopo l’omicidio di Stato di Charlie Gard, ora sta per essere condannato anche un altro bimbo inglese. Alfie Evans, 17 mesi, di cui 12 presso l’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool, muove gli arti e gli occhi, è probabilmente affetto da un disordine metabolico per cui esistono cure, ma è tenuto praticamente in ostaggio senza terapie. Eppure, anche sotto effetto della sedazione dovuta a chi è intubato (che non sarebbe necessaria se non gli fosse stata negata la tracheostomia) e anche se i medici erano convinti che sarebbe dovuto morire un anno fa, è ancora vivo: Alfie interagisce ogni giorno, come dimostra il video postato sulla sua pagina Facebook il 7 dicembre. Ora, però, la famiglia che aveva accettato la mediazione con l’ospedale ha deciso di parlare della condizione del piccolo, denunciando i medici che hanno scritto alla Corte “che la sua vita è inutile”. A spiegare alla Nuova BQ che cosa stia accadendo è una delle persone che è al fianco della famiglia nella battaglia legale, che per motivi di sicurezza vuole mantenere l’anonimato. Continue reading