Lo sentivo, era nell’aria… “dopo Palermo, Modena…” mi dicevo “adesso arriva il documento dei Vescovi dell’Emilia Romagna”. Ahimè… quello che temevo è successo: Dopo il tango argentino sulla tomba di San Giovanni Paolo II, è venuto il turno del liscio emiliano romagnolo sul sepolcro di Caffarra. Si tratta delle Indicazioni sul capitolo VIII dell’Amoris Laetitia, a firma de I Vescovi dell’Emilia Romagna, pubblicato il 15-1-2018.
Il documento è reperibile qui.
Entro subito in medias res: è inaccettabile quanto affermato a conclusione del § 9 del documento, che riporto per esteso:
“9. Il discernimento sui rapporti coniugali. La possibilità di vivere da “fratello e sorella” per potere accedere alla confessione e alla comunione eucaristica è contemplata dall’AL alla nota 329. Questo insegnamento, che la Chiesa da sempre ha indicato e che è stato confermato nel magistero da Familiaris Consortio 84, deve essere presentata con prudenza, nel contesto di un cammino educativo finalizzato al riconoscimento della vocazione del corpo e del valore della castità nei diversi stati di vita. Questa scelta non è considerata l’unica possibile, in quanto la nuova unione e quindi anche il bene dei figli potrebbero essere messi a rischio in mancanza degli atti coniugali. È delicata materia di quel discernimento in “foro interno” di cui AL tratta al n. 300.”
L’affermazione secondo la quale la scelta “di vivere da “fratello e sorella” per potere accedere alla confessione e alla comunione eucaristica […] non è considerata l’unica possibile, in quanto la nuova unione e quindi anche il bene dei figli potrebbero essere messi a rischio in mancanza degli atti coniugali”, è incompatibile con la nostra santa fede cattolica. Continue reading