PRESENTATO L’INSTRUMENTUM LABORIS Sinodo, uno sguardo sui giovani. Ma sa di già visto

Le sei sfide antropologiche dell’instrumentum laboris presentato ieri in vista del Sinodo dei giovani sono un elenco di questioni che è difficile definire nuove. Come il fatto che i «giovani non condividono» gli insegnamenti della Chiesa su «contraccezione, aborto, omosessualità, convivenza, matrimonio». E su tutto ricompare il compito «centrale» svolto dalla coscienza. È il cuore del cosiddetto «nuovo paradigma» visto all’opera nel Sinodo precedente sulla Famiglia.

 L’Instrumentum laboris che costituirà la base di partenza per i lavori del sinodo dei vescovi sui giovani, che si terrà a Roma nel prossimo ottobre, è stato presentato ieri. Frutto di una precisa volontà di raccogliere le voci dei giovani di tutto il mondo il documento si presenta come una specie di sommario di vari temi più o meno abbozzati, oppure come una sorta di fotografia della situazione giovanile. Dovrebbe essere poi la discussione dei vescovi chiamati a Roma dal 3 al 28 ottobre 2018 a orientare le indicazioni. Continue reading

Una giornata nazionale contro il velo islamico

Burqa e niqab sono indumenti di origine tribale diventati simbolo del radicalismo islamico e segno del totale dominio sulle donne. Consentire che le donne siano coperte non è libertà religiosa ma complicità con i carcerieri.

La questione del velo non è una questione qualsiasi. Coinvolge infatti molti aspetti della società e del modo in cui le donne in essa si rapportano. Addirittura si rappresentano. Perché se è vero che la libertà religiosa è uno dei concetti e dei valori che maggiormente va tutelato, allo stesso tempo esso non può essere uno strumento latente di proselitismo estremista; dietro a quello che negli anni è stato fatto passare come un diritto di libertà, ovvero di velarsi integralmente da capo a piedi senza mostrare volto e mani, si nasconde infatti una delle armi più potenti nelle mani degli agenti della Fratellanza Musulmana nel mondo. Continue reading

L’esorcismo di Sant’Ignazio che ha liberato quattro donne dal demonio

A Modena un quadro che rappresenta il fondatore dei Gesuiti e una sua reliquia avrebbero allontanato una schiera di spiriti maligni. Ecco il documento che racconta l’episodio

Quattro nobildonne liberate dai demoni grazie a Sant’Ignazio di Loyola. Nelle fonti ignaziane, un documento riportato alla luce dallo storico gesuita padre Daniello Bartoli racconta un episodio accaduto a Modena.

Era il 1598 quando Luisa Fontana, Francesca Brancolini e Anna Brancolini, e la giovanissima Livia Fontana vennero dichiarato possedute.

Luisa era sposata con Paolo Guidoni, Anna era rimasta nubile, Francesca e Livia erano religiose orsoline. La loro era una famiglia virtuosa, racconta don Marcello Stanzione in “Papa Francesco fra angeli e diavoli” (edizioni Segno), e molto invidiata a ModenaE sopratutto era una famiglia felice fino a quando alcuni strani sintomi colpirono le quattro donne. Continue reading

STEPCHILD ADOPTION Cassazione: sì all’adozione gay. E l’interesse del minore?

Ormai la stepchild adption, ossia l’adozione del figlio naturale o adottivo dell’altro coniuge, a favore di coppie omosessuali è cosa normale da noi. Ora a pronunciarsi è la Corte di Cassazione su un caso di doppia stepchild adption di due madri lesbiche, con un’interpretazione della legge che lascia a bocca aperta. 

Ormai la stepchild adption, ossia l’adozione del figlio naturale o adottivo dell’altro coniuge, a favore di coppie omosessuali è cosa normale da noi. Però ad ogni sentenza si aggiungono nuove motivazioni o si perfezionano quelle passate. Ora a pronunciarsi è la Corte di Cassazione su un caso di doppia stepchild adption. Due donne francesi e “sposate” in Francia hanno la residenza ad Avellino. Entrambe hanno avuto un bambino con la fecondazione artificiale eterologa ed entrambe hanno partorito ad Avellino. Sempre entrambe, però ora in Francia, hanno adottato l’una il figlio dell’altra (stepchild adoption). Hanno chiesto il riconoscimento di questa doppia adozione alle autorità italiane, riconoscimento negato. Ne è nata una vertenza giudiziaria che è arrivata appunto sino in Cassazione.

Gli ermellini hanno detto “Sì” al riconoscimento dell’adozione avvenuta oltralpe. Per la Corte il supremo interesse del minore vince sull’ordine pubblico, motivo quest’ultimo che aveva spinto l’amministrazione comunale a rifiutare il riconoscimento della stepchild adoption. Secondo i giudici il supremo interesse dei bambini consiste nel vivere «in modo stabile in un ambiente domestico armonioso e ad essere educato e assistito nella crescita con equilibrio e rispetto dei suoi diritti fondamentali». Continue reading

ISLAM A MILANO Nuove moschee: da dove arrivano i soldi? E perché?

Sbalordisce sempre la leggerezza con cui si parla di apertura di nuove moschee e di regolarizzazione di edifici di culto musulmani finora irregolari. Il Comune di Milano ne ha aperte due nuove e regolarizzate quattro. E non ci si pone mai la domanda fondamentale: chi le finanzia? E soprattutto: a che scopo?

Sei moschee regolari. Quattro esistenti da regolarizzare e due nuove. Così aprono numerosi giornali i propri pezzi di approfondimento sulle decisioni relative ai luoghi di culto che interessano il Comune di Milano. Ma leggendo gli articoli ci si rende conto che la tipologia ”di approfondimento” appare più di un regalo da saldi di fine primavera inizio estate. Perché in nessuno ma proprio nessuno di questi pezzi esiste un solo trafiletto che si occupi dell’argomento fondamentale, in casi come quello dell’autorizzazione di nuove moschee: il finanziamento. Chi finanzia queste moschee? Chi c’è dietro a queste realtà? Continue reading

Le guarigioni miracolose per intercessione dell’Arcangelo Raffaele

Si tratta di guarigioni fisiche e spirituali. Per questo è definito l’angelo “taumaturgo”. Tra Francia e Spagna gli episodi più importanti

Sin dalle cronache dell’Antico Testamento si raccontano guarigioni miracolose per intercessione dell’Arcangelo Raffaele, l’angelo “taumaturgo”. Storie di guarigioni che si protraggono fino ai nostri giorni.

Nel libro di “Tobia”, l’Arcangelo è protagonista per la prima volta di un miracolo. Il vecchio Tobia, da molto tempo cieco. Su indicazione dell’Angelo, il giovane Tobia stende il fiele del pesce sugli occhi di suo padre; il medicamento resta applicato durante una mezz’ora; alla fine di questo tempo, una pelle bianca come la membrana di un uovo si distacca, ed il vecchio Tobia recupera la vista.

La preghiera medioevale Continue reading

Alfie, il mercato d’organi e la bugia della morte cerebrale

Durante la battaglia per proteggere la vita di Alfie Evans emerse lo scandalo degli organi che aveva travolto il sistema sanitario inglese. Un business permesso dalla definizione di morte cerebrale, coniata nel ’68 prima del primo espianto, che ha mutato il concetto di dignità e di cura in peggio. A dimostrarlo sono i tanti pazienti che appena prima di essere privati dei supporti vitali e dei loro organi si sono risvegliati.

Durante la battaglia per proteggere la vita del piccolo Alfie Evans la Nuova BQ aveva raccontato lo scandalo degli 850 bambini sepolti senza organi dall’Alder Hey Hospital di Liverpool all’insaputa dei genitori. Ma dall’indagine, che rivelò che venivano anche espiantate le ghiandole di timo di bambini vivi e che si concluse nel 2001, emerse che il problema era di tutto il sistema sanitario nazionale (25 ospedali coinvolti e 16.500 organi espiantati illegalmente tra cui il Great Ormond Street di Londra, dove è stato ucciso Charlie Gard e il King’s College, dove è stato ucciso Isaiah Haastrup). Il tutto si concluse con la riforma delle linee guida per la conservazione degli organi e con la scoperta che avere grandi banche di organi era un vanto per gli ospedali.

Pare però che ancor meglio degli organi di cadavere siano quelli degli esseri viventi. Non a caso sei anni dopo lo scandalo (nel 2006), il chirurgo Hootan C. Roozrokh fu denunciato in California per aver prescritto dosi eccessive di farmaci cercando di accelerare la morte di un donatore di organi, Ruben Navarro. Il caso emerse solo perché un’infermiera dichiarò che nonostante la rimozione della ventilazione il ragazzo non moriva per cui il medico aveva ordinato di aumentare la dose letale di farmaci. Dalle indagini emerse anche che il chirurgo era in contatto costante con il California Transplant Donor Network.

Si potrebbe pensare che sia un caso, ma il business miliardario dei trapianti (circa 32 miliardi nel 2017) fa quantomeno venire qualche dubbio, insieme alla vicenda emersa solo una settima dopo la morte di Alfie, di un 13enne dichiarato cerebralmente morto che si è risvegliato appena prima dell’espianto di organi. Il problema però non è solo economico, ma di una visione dell’uomo completamente mutata da quando la tecnica è stata avallata da tutti gli Stati grazie ad una commissione medica di Harvard che nel 1968, poco prima del primo trapianto, sancì che bastava l’elettroencefalogramma piatto e l’arresto delle funzioni respiratorie per giudicare un essere vivente morto, mentre prima era necessario l’arresto di tutte le funzioni vitali, compresa quella cardiocircolatoria.

“Sapevo che mio figlio non era cerebralmente morto. Sapevo che mio figlio non era un vegetale”, sono le parole di George Pickering che nel 2015 salvò dalla morte suo figlio usando una pistola. Pickering entrò nella stanza del figlio, ricoverato presso il Regional Medical Center di Tomball (Texas) in seguito ad un ictus, minacciando di uccidersi. Poi di fronte alle guardie e ai medici parlò all’orecchio del figlio, ventilato e che fino ad allora non aveva reagito ad alcuno stimolo o test e il cui elettroencefalogramma era piatto, e gli chiese di stringergli la mano. Il giovane lo fece per ben quattro volte. L’uomo ha raccontato della pressione da parte dell’ospedale per l’espianto di organi del 27enne. I macchinari non furono spenti e il ragazzo si riprese. Nonostante si trattasse di legittima difesa di un vivo, Pickering passò 11 mesi in carcere.

Nel 2013 anche Colleen S. Burns, dichiarata cerebralmente morta dall’ospedale Joseph’s Hospital Health Center di Syracuse (Ny) dopo un overdose di farmaci sul lettino della sala operatoria dove avrebbe subito l’espianto di organi ha aperto gli occhi. Il ministero della Salute americano disse che i medici avevano ignorato il parere di un’infermiera convinta che Burns non fosse morta. Per l’errore l’ospedale ha pagato 6 mila dollari.

Ma non è questa la sola volta che un paziente si è svegliato appena prima della “donazione” dei suoi organi. Nel 2008 Zack Dunlap, allora 21enne, fu ricoverato dopo un incidente stradale presso il United Regional Healthcare System di Wichita Falls (Texas). Circa 36 ore dopo fu eseguita una Pet al cervello e altri esami che accertarono l’assenza di attività cerebrale. Il giovane fu dichiarato morto e siccome la sua patente di guida riportava la volontà di donare gli organi, la famiglia diede il permesso per l’espianto. Poco prima dell’operazione, però, una cugina provò a mettere una lama sulla pianta del piede del ragazzo, il giovane si mosse ma l’infermiera si affrettò a dire che si trattava di un movimento riflesso. La cugina continuò conficcando la lama sotto l’unghia del piede per cui il giovane si mosse di nuovo con stizza. Cinque giorni dopo Dunlap aprì gli occhi e dopo un mese e mezzo camminava: “Ho sentito i medici che mi dichiaravano morto…ringrazio i miei parenti che non hanno mollato”. Continue reading

Stupri, l’intollerabile censura sugli autori stranieri

Ennesima violenza perpetrata a Roma dal branco, ma il politicamente corretto impone di nascondere il fatto che gli autori sono bengalesi, pena essere tacciati di razzismo e xenofobia. Solo le donne aggredite sembrano non contare nulla. Ma  a perderci è anche la società italiana.

Commentare uno stupro di gruppo, cercare di capire i come e i perché di un crimine abominevole è ormai divenuto esercizio sterile. Si badi bene: non perché non ci sia più interesse nell’approfondire una dinamica di questo tipo, bensì perché a forza di tagliare via elementi indispensabili si finisce per farla diventare un qualcosa di asettico. Che è la peggiore giustificazione si possa porre dinnanzi a fatti come uno stupro di gruppo.

È di questi giorni la cronaca e il racconto della violenza perpetrata da quattro stranieri, pare di nazionalità bengalese, ai danni di una donna italo-eritrea, ‘rea’ solamente di aspettare un autobus di notte in una zona ‘difficile’ di Roma. Gettata con la forza, sotto la minaccia di un coltello, in un’auto da due balordi ubriachi, che l’hanno poi portata in una discarica sotto un cavalcavia nei pressi di Guidonia. E qui la brutale violenza, con le parole di questa donna che risuonano come una infinita sventagliata di mitragliatrice sulle indicazioni di non dire mai, nelle cronache, la nazionalità di chi compie atti delittuosi perché altrimenti si rischia di discriminare. Continue reading

Il Papa non può ammettere l’intercomunione

Non deve stupire l’intervento del cardinale Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht, sull’intercomunione, per quanto duro possa apparire. Così come non dovrebbe stupire che sette vescovi tedeschi abbiano fatto ricorso a Roma per lo stesso motivo, ovvero le linee guida della Conferenza episcopale tedesca che aprono alla comunione per i coniugi protestanti sposati con un cattolico. Dovrebbe invece stupire il silenzio di tanti altri, in aggiunta all’atteggiamento neutrale preso da papa Francesco, atteggiamento oggetto della presa di posizione del cardinale Eijk.
Dovrebbe stupire il silenzio e la neutralità visto che la materia del contendere è il cuore della fede cattolica, l’Eucarestia. Avevamo già detto più volte e con molta chiarezza anche all’inizio dei Sinodi sulla famiglia che certe spinte poi avallate dall’esortazione apostolica Amoris Laetitia, prima che il sacramento del matrimonio mettevano in discussione l’Eucarestia. Il caso Germania a proposito di protestanti sposati con cattolici è la conseguenza del processo iniziato allora. Continue reading