Anche di fronte agli immigrati, il nostro primo compito è di evangelizzare non di dare risposte politiche. Anche nell’analisi del fenomeno la Chiesa si dimostra subalterna alla cultura dominante e inconsapevole davanti ai problemi posti da un’immigrazione fuori controllo e dalla presenza massiccia di islamici. Ecco il testo integrale della lettera che venti laici hanno scritto al presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Per aderire alla lettera inviare una mail a tiziano@tuseipietro.org.
Eccellenza Reverendissima Cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della CEI
Eccellenze Reverendissime, Vescovi della Chiesa Cattolica in Italia,
con rispetto assoluto e filiale, ci permettiamo di scrivere per esternare a Lei e ai Vescovi italiani della Chiesa Cattolica, le nostre perplessità e per dissipare i nostri dubbi in merito alla cosiddetta “questione dei migranti”.
Siamo rimasti molto colpiti da due testi che abbiamo letto negli scorsi mesi.
LA LETTERA CONTRO IL RAZZISMO
Il primo testo è del luglio del 2018, di un gruppo di presbiteri e laici, che chiedeva a tutti Voi d’intervenire “sul dilagare della cultura intollerante e razzista”, che a parere dei firmatari è presente nel nostro Paese. I firmatari chiedevano un Vostro intervento sul tema dell’«inconciliabilità profonda tra razzismo e Cristianesimo», a partire dal tema dell’accoglienza.
Il primo compito è evangelizzare
Colpisce che a questo proposito si usino le categorie mondane, dimostrando una totale subalternità culturale, ignorando ciò che la Chiesa ha maturato nel suo cammino storico. Diceva ad esempio Pio XI, in un discorso agli alunni di “De Propaganda Fide” il 28 luglio 1938: «Con l’universalità c’è l’essenza della Chiesa cattolica, ma con questa universalità stanno bene assieme – bene intese e al loro posto – l’idea di “razza”, stirpe, nazione e nazionalità (…). Non occorre essere troppo esigenti, come si dice nazione si può dire razza e si deve dire che gli uomini sono innanzitutto un solo e grande genere (…), una sola, universale, cattolica razza. Né si può negare che in questa razza universale non ci sia luogo per le razze speciali (…). Ecco che cos’è per la Chiesa il vero, il proprio, il sano razzismo».
Anche se il linguaggio di allora può essere considerato equivocabile nel nostro tempo, è chiaro però ciò che il papa intendeva: c’è una chiamata universale alla fede cattolica, perciò il nostro compito fondamentale è l’evangelizzazione. È esattamente questo il primo mandato di Cristo ai Suoi discepoli: “Andate e ammaestrate tutte le genti”.
Quante volte la Chiesa, negli ultimi anni, ha parlato di conversione a proposito dei migranti? Le “razze” esistono – come esistono le Nazioni, le Patrie, le Identità – e rappresentano una distinzione, non un motivo di prevaricazione o di odio. Continue reading →