Per iniziare bene il mese di Maggio :VENERARE LA MADONNA

La venerazione alla Madonna non può essere una venerazione qualsiasi, ma deve essere una venerazione filiale grande e forte.

La Madonna è la Madre di Gesù e Madre nostra, sublime per dignità, eccelsa per santità, ricchissima di “doni celesti molto più di tutti gli spiriti angelici e molto più di tutti i Santi” (Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus).

La Madonna è la “Piena di grazia” per eccellenza, come fu chiamata dall’Angelo dell’Annunciazione (Lc 1,28). Sant’Andrea Cretense scrisse: “O Vergine, voi siete senza pari, o Santa più santa dei santi, tesoro santissimo di ogni santità” E S. Pier Damiani: “Tutto ciò che c’è di più grande è inferiore a Maria; solo il Creatore supera questa creatura”.

Come non venerare questa sublime creatura uscita dalle mani di Dio per l’incanto del Cielo e della terra?

IL BISOGNO DI VENERARLA

La venerazione alla Madonna ci viene insegnata da Dio stesso che invia un Angelo a chiederle il consenso dell’Incarnazione. Ci viene insegnata dall’Angelo Gabriele che si presenta a Lei salutandola con parole di grazia e di lode. Ci viene insegnata dall’anziana Elisabetta che le va incontro esclamando “Donde a me l’onore di ricevere la Madre del mio Signore?… Beata te…” (Lc 1,43). Ci viene insegnata da S. Giuseppe che sta accanto a Lei con il suo silenzio ripieno di amorosa venerazione. Ci viene insegnata dalla Chiesa che ha sempre costellato l’anno liturgico di feste mariane. Ci viene insegnata dalla fede e dalla pietà del popolo cristiano che lungo i secoli ha innalzato santuari, chiese, cappelle a Colei che, divinamente ispirata, predisse: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,48). Ci viene insegnata da tutti i Santi che hanno popolato la terra, celebrando Maria con incontenibile amore. Chi mai potrà enumerare gli atti di venerazione in due millenni di fede e di amore alla Celeste Mamma? Tutto questo ci dice che la venerazione alla Madonna, più che un dovere, è stato un bisogno, deve essere un bisogno per ogni cristiano. E noi sappiamo che il Magistero della Chiesa ha sempre sentito questo bisogno universale e lo ha espresso con la fioritura delle feste e delle celebrazioni mariane inserite nell’anno liturgico, in armonia con i misteri di Cristo.

In tal modo, tutta la Chiesa, più e più volte, è chiamata ed è guidata a prestare alla Madonna il supremo culto di venerazione e di lode: il culto liturgico. L’Esortazione Apostolica del papa Paolo VI, “Per il culto della B. Vergine” ribadisce gioiosamente la verità del posto onorifico di Maria Santissima nella liturgia, e dell’impegno del cristiano di onorare la Celeste Regina anzitutto con la liturgia, e insieme con i devoti esercizi di pietà mariana.

COME HANNO FATTO I SANTI
Portiamo alcuni esempi della venerazione dei Santi verso la Divina Madre.

S. Bernardo venerava la Madonna con zelo ardentissimo; ne celebrò le lodi con penna insuperabile, tanto da meritare l’appellativo di “Cantore di Maria”; nelle feste mariane il suo fervore era tale da tenerlo assorto tutto il giorno nella Madonna, al punto da dimenticare ogni altra cosa, anche cose molto importanti, come il rispondere con urgenza a lettere del Papa. Continue reading

Gesù è apparso a una coppia sposata sulla strada di Emmaus?

Alcuni studiosi biblici credono che il Cristo risorto si sia rivelato a un uomo e a sua moglie mentre stavano tornando a casa

 

Uno dei passi più noti della Scrittura su cui la Chiesa riflette dopo la Domenica di Pasqua racconta l’apparizione di Gesù a due discepoli sulla via di Emmaus. Questo passo appare solo nel Vangelo di Luca, e dice ben poco sull’identità di questi discepoli.
Luca identifica uno dei due dicendo “Uno dei due, che si chiamava Cleopa” (Luca 24, 18). Questo nome indica un uomo, mentre l’altro discepolo non è nominato.

Nel Vangelo di Giovanni, però, una delle donne ai piedi della croce ha un marito di nome Cleopa.

“Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena” (Giovanni 19, 25).

I due discepoli sulla strada di Emmaus invitarono Gesù a casa propria: “Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire». Ed egli entrò per rimanere con loro” (Luca 24, 29). Continue reading

La CEI, Conte e il Nuovo ordine mondiale

Il ringraziamento di Conte alla Chiesa italiana in una lettera ad Avvenire, e un editoriale dello stesso quotidiano dei vescovi che inneggia al Nuovo ordine mondiale, danno l’idea della direzione in cui stanno andando i vertici ecclesiastici: il primato assoluto di Cristo sacrificato sull’altare del potere mondano.

E sono soddisfazioni. Il presidente del Consiglio che ti scrive e ti ringrazia per avere aiutato il governo a tenere a casa la gente e avere provveduto a sfamare quanti ne avevano bisogno. Davvero una bella soddisfazione per Avvenire e per il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), cardinale Gualtiero Bassetti, il letterone di Giuseppe Conte pubblicato sul quotidiano dei vescovi sabato 11 aprile. Una lettera che per gran parte è la solita retorica sull’emergenza in corso che ci fa tanto riflettere sulla sofferenza e sulla morte, sulla certezza su quanto sarà più bello e solidale il mondo che ne emergerà, sull’ammirazione per l’impegno del terzo settore.

Ma il centro della questione è il ringraziamento: per le opere e per i tanti soldi che la Cei ha donato per venire incontro alle «conseguenze sanitarie ed economiche causate dall’epidemia», ma soprattutto per aver fatto il “sacrificio” delle messe senza popolo, «nella consapevolezza dei beni supremi coinvolti in questo difficile passaggio della nostra storia nazionale».

È così che la Chiesa piace al potere: si occupi delle opere caritative, che fanno comodo anche allo stato; aiuti a controllare i comportamenti delle persone, che siano obbedienti a Cesare anzitutto; e il suo Dio se lo preghi pure in privato, ognuno per conto suo. In fondo per il potere è sempre stato così, è il suo mestiere. Il potere non tollera le persone libere, e soprattutto non tollera una Chiesa libera, che ha a cuore Cristo sopra ogni cosa e che educa le persone alla libertà; che rispetta le autorità civili ma solo se non vanno contro la legge di Dio. È sempre stato così, il potere non ha mai amato la Chiesa, se non sottomessa. Continue reading

La risposta della preghiera nell’epoca del Coronavirus

«Senza di me non potete far nulla» (Gv 15, 5) dice Gesù e questa è una verità che molti credenti, impauriti, stanno riscoprendo durante la pandemia del Covid-19, così come si riscopre l’importanza della preghiera, della recita del Santo Rosario o della coroncina della Divina Misericordia, come pure si rivitalizzano le antiche devozioni, alle quali nessuno pensava più di dover ricorrere pensando che le pestilenze appartenessero soltanto più al passato (l’ultima pandemia fu quella dell’influenza Spagnola fra il 1918 e il 1920). Anche Papa Francesco, domenica 15 marzo, ha voluto fare un atto devozionale, secondo l’uso tradizionale della Cattolicità, per invocare il soprannaturale, in questa Quaresima di isolamento, di penitenza e di rinunce forzate per tutti, affinché Nostro Signore allontani il carico di dolore, di sacrifici, di morte. Così, il Pontefice è uscito a sorpresa dal Vaticano, accompagnato solo dalla sua scorta, per andare ad inginocchiarsi di fronte al Crocifisso miracoloso che si trova nella chiesa di San Marcello al Corso, nel centro di Roma. Questo Crocifisso, una scultura lignea del XV secolo ed esposto nella quarta cappella a destra, è stato oggetto di profonda venerazione da parte dei fedeli fin dal 1519, quando miracolosamente rimase illeso da un devastante incendio. All’immagine sacra, portata processionalmente per tutti i rioni di Roma, venne attribuita la cessazione della peste nel 1522. Infatti, il Cardinale titolare di San Marcello, Raimondo Vich, spagnolo, per implorare la divina clemenza, promosse in quell’anno una solenne processione penitenziale alla quale parteciparono clero, religiosi, nobili, cavalieri, uomini, donne, anziani e bambini che «scalzi et coverti di cenere a una et alta voce, interrotta solo da singulti e sospiri, di chi li accompagnava, gridavano “misericordia SS. Crocifisso”».

Durante quella processione, durata 16 giorni, il Santissimo Crocifisso fu collocato sopra una macchina portato a spalla per i diversi rioni di Roma e giunse fino alla Basilica di San Pietro. I cronisti dell’epoca concordano nell’affermare che dove passava la processione la peste si dileguava. A seguito di questo secondo miracoloso avvenimento, il Cardinale Vich e molti nobili romani decisero di fondare una Compagnia intitolata al Santissimo Crocifisso, che venne poi eretta canonicamente in Confraternita e i suoi statuti approvati da Papa Clemente VII il 28 maggio 1526. Durante gli Anni Santi, la miracolosa effigie viene portata processionalmente alla Basilica Vaticana e qui esposta alla venerazione di tutti i fedeli. Continue reading

ADESSO È TROPPO: LA POLIZIA INTERROMPE LA MESSA

Ecco l’articolo completo di Nico Spuntoni dal titolo “Adesso è troppo: la polizia interrompe la Messa” pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 marzo 2020:

La polizia irrompe in chiesa ed interrompe la Santa Messa dall’altare. Cronache dalla Cina comunista? No, siamo in Italia. Precisamente a Cerveteri, comune immerso nella (fu) campagna romana, noto soprattutto per essere sede di una delle più importanti necropoli etrusche. Il blitz della polizia municipale avviene nella fase finale della celebrazione che ha luogo nella parrocchia di San Francesco d’Assisi, località Marina di Cerveteri.
È appena terminato il momento più solenne della cerimonia, quello dell’Eucarestia, ma il parroco non fa in tempo a pronunciare la formula di congedo al cospetto di una chiesa vuota e dei fedeli connessi in streaming. Due vigili in mascherina, infatti, piombano dietro all’altare e con fare perentorio dicono al sacerdote che quella celebrazione non s’ha da fare. Motivo dell’intervento? Il parroco ha lasciato le porte della sua chiesa aperta e fuori, sul sagrato, ad una distanza superiore all’ormai comunemente noto metro raccomandato da decreti e circolari, sono raccolti in preghiera alcuni fedeli.
Il parroco, colto di sorpresa proprio nel momento del silenzio successivo alla Comunione, cerca di spiegare ai tutori dell’ordine di aver preso le giuste precauzioni, al punto tale che l’ingresso in chiesa è sbarrato da un leggio posto al centro della navata. Ma non c’è nulla da fare: uno dei due vigili s’impossessa del microfono e fa partire il proclama: “Allora scusate signori, non è possibile fare funzioni religiosi e agglomerarsi tutti insieme. Cortesemente, dovete allontanarvi perché non è possibile”. Il sacerdote, però, non si scompone e procede senza battere ciglio con i riti di conclusione. La scena dell’irruzione, ripresa da uno dei pochi fedeli che si trovava – come tutti i presenti – al di fuori della chiesa, è probabilmente la dimostrazione più evidente di quanto abbia ragione papa Francesco nel dire che “non sempre le misure drastiche sono buone”.

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Il 19 marzo preghiamo tutti insieme San Giuseppe: appuntamento alle ore 21

I vescovi italiani, per questo momento di preghiera, suggeriscono di esporre alla finestra delle case un piccolo drappo bianco o una candela
In questo momento di emergenza sanitaria, la Chiesa italiana promuove un momento di preghiera per tutto il Paese, invitando ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario (Misteri della luce), simbolicamente uniti alla stessa ora: alle ore 21 di giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia. Alle finestre delle case si propone di esporre un piccolo drappo bianco o una candela accesa.

TV2000 offrirà la possibilità di condividere la preghiera in diretta (Cei News, 17 marzo).

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“Contempliamo i Misteri della Luce”
Nel testo della preghiera che la Chiesa italiana, si legge che «in questo momento di emergenza sanitaria, la Chiesa italiana prega e invita a pregare per tutto il Paese. Lo facciamo in questo giorno dedicato alla festa di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria, patrono della Chiesa universale, invitando ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario». I vescovi invitano a contemplare «i Misteri della Luce per vivere questa preghiera come “vera introduzione alla profondità del Cuore di Cristo, abisso di gioia e di luce, di dolore e di gloria” (San Giovanni Paolo II). In realtà, è tutto il mistero di Cristo che è luce. Egli è “la luce del mondo” (Gv 8, 12) e noi vogliamo seguirlo, come discepoli, sapendo che chi lo segue “non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”». Continue reading

IL CORONAVIRUS E I MERCENARI CHE ABBANDONANO LE PECORE Per la prima volta in duemila anni l’Italia, il centro della Cristianità, resterà totalmente senza le Messe con partecipazione di popolo (stiamo vicini ai tanti buoni pastori, che pure ci sono, pronti a dare la vita)

Si dicevano rivoluzionari e si sono svelati tanti pavidi don Abbondio. Niente più ponti, ma muri e molto alti, invalicabili. […]
Non si vede in giro nessun san Carlo Borromeo. Tutti rintanati nelle Curie. I “medici” che avrebbero dovuto curare le anime hanno abbandonato il gregge, addirittura aderendo senza nulla obiettare al decreto governativo che sospende in tutta Italia, fino al 3 aprile, le messe con la presenza di fedeli. Un fatto senza precedenti. […]
Per la prima volta in duemila anni il paese che è il centro della cristianità resterà totalmente, e per giorni, senza messa.
Un evento che potrà lasciare indifferenti atei e agnostici, ma per milioni di cattolici è un vero choc. Non solo perché vengono privati del sacrificio eucaristico proprio in una tragica situazione epidemica, nella quale più si avverte il bisogno di pregare, ma anche per quello che la messa è di per sé. Padre Pio da Pietrelcina diceva: “il mondo potrebbe stare senza sole, ma non potrebbe stare senza la Santa Messa”.
Un paradosso con cui il santo mistico intendeva far capire l’infinito potere di intercessione e protezione che è – per l’umanità intera – il rinnovarsi quotidiano del sacrifico di Cristo sulla croce: il grande esorcismo che protegge il mondo dal male e dall’autodistruzione.

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Gli angeli, don Marcello: “Esistono, ecco le prove”. Padre Pio e Natuzza Evolo, cosa nasconde la Chiesa

“Gli angeli esistono, io ho le prove”. L’intervista di Don Marcello Stanzione al Quotidiano nazionale è, come minimo, spiazzante. Definito “il più grande studioso delle figure celesti” e in prima linea nella lotta a sette, magia e occultismo, il fondatore della Milizia di San Michele Arcangelo vuole riportare sulla retta via i giovani che “attratti da esperienze soprannaturali e dalla new age, si lasciano irretire dall’astuto diavolo”. Gli angeli, spiega, don Marcello, “sono esseri soprannaturali immortali, impegnati costantemente nella lotta invisibile contro i demoni, gli angeli malefici, che abitano i principati e le potestà dell’aria”.

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Arcangeli: chi sono e qual è la loro funzione?

 

La Chiesa cattolica riconosce l’esistenza di soli tre Arcangeli, ovvero i tre citati nelle Scritture: Michele (“chi è come Dio?”), Gabriele (“forza di Dio”) e Raffaele (“medicina di Dio”).

Questa precisazione è doverosa, perché si potrebbe obiettare che nei testi del passato sono citati altri arcangeli, fino ad arrivare al numero di sette nel Libro di Enoc: Uriel, Raffaele, Raguel, Michele, Sariel, Phanuel e Gabriele. Il sistema di sette arcangeli è infatti una antica tradizione di matrice giudaica.

La Chiesa cattolica, tuttavia, ha ritenuto doveroso porre un freno a interpretazioni arbitrarie e troppo fantasiose di testi non appartenenti alle Sacre Scritture canoniche. Ricordiamo infatti che tutte le singole tradizioni devono essere vagliate e verificate in accordo con quanto riportato nella Sacra Scrittura canonica, unica vera Rivelazione.

Dunque, riguardo agli Arcangeli, si è stabilito in epoca Medioevale, che fossero resi leciti il culto e la venerazione dei soli tre arcangeli citati dalla Bibbia. Michele, Gabriele e Raffaele, appunto. Anche in passato, nella Chiesa primitiva, fu grande l’impegno per impedire che il culto degli angeli, influenzato da pratiche eterodosse e dalle tradizioni pagane dei messaggeri divini, potesse sfociare in una forma di idolatria.

Nel 1992 il decreto Litteris Diei ha sancito che “è illecito insegnare e utilizzare nozioni sugli angeli e sugli arcangeli, sui loro nomi personali e sulle loro funzioni particolari, al di fuori di ciò che trova diretto riscontro nella Sacra Scrittura; conseguentemente è proibita ogni forma di consacrazione agli angeli ed ogni altra pratica diversa dalle consuetudini del culto ufficiale.”

Chi e cosa sono gli arcangeli?

L’esistenza degli angeli è una verità di fede. La loro presenza nella Bibbia ne è la testimonianza più inoppugnabile. Si tratta di esseri incorporeispiritualiperfetti, creati da Dio all’inizio dei tempi con lo scopo di farne i suoi servitori e messaggeri. Essi contemplano da sempre e per sempre il volto di Dio, pronti ad accorrere a ogni suo comando, attenti ascoltatori ed esecutori della Sua parola. Continue reading

I SETTE ARCANGELI O SETTE SPIRITI ASSISTENTI

I SETTE ANGELI NEL PANORAMA CATTOLICO
• Nel capitolo 12 del Libro di Tobia, l’Angelo Raffaele rivelandosi al giovane protagonista del racconto e al di lui padre, così disse: «Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono al servizio di Dio e hanno accesso alla maestà del Signore» [Nuova Edizione San Paolo 2014] .
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• Molti autori e ancor più numerosi Santi ritengono che di questi Sette, vi sia menzione specifica in diverse parti dell’ Apocalisse di San Giovanni, specialmente al capitolo 1 allorché si dice: “Grazie a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai Sette Spiriti che stanno innanzi al suo Trono”.
• Ma è soprattutto nell’ 8 capitolo che, il testo greco dell’ Apocalisse recita:« εἶδον τοὺς ἑπτὰ ἀγγέλους οἳ ἐνώπιον τοῦ θεοῦ ἑστήκασιν» cioè a dire: « ho visto i Sette Angeli che sono ritti davanti a Dio»; ciò a indicare che, San Giovanni allude ad un gruppo reale di Spiriti Celesti, dotati di grande dignità innanzi all’ Eterno, che lo assistono particolarmente, e non sono soliti, se non in qualche rara circostanza, essere da Dio inviati per opere e ministeri esteriori (diremmo anche minori).
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• Non è un caso che a Maria Vergine sia stato inviato proprio uno di questi, come tramandatoci dall’Evangelista Luca: “Sono Gabriele che sto al cospetto di Dio”.
• Tale sentimento trovasi presente nel libro di Daniele Dn 10,13 ove si fa cenno a “primi principi”, che vengono in soccorso dell’umanità, tra i quali Michele è il Principe Massimo Dn 12,1.
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• Non è un caso altresì che, due tra le più straordinarie Sante del Cattolicesimo, abbiano goduto della protezione salvifica di uno dei Sette Spiriti.
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• Uno dei Sette Angeli fu infatti il custode di Santa Faustina Kowalska, la meravigliosa e straordinaria propagatrice della Divina Misericordia, alla quale questo Spirito ebbe a rivelarle: “Sono uno dei Sette Spiriti (c.f.r. Ap. 1,4) che stanno giorno e notte davanti al Trono di Dio e l’adorano senza posa…” .
Uno dei Sette Angeli fu inoltre il custode di Santa Maria Margherita Alacoque, la Beata divulgatrice della devozione al Sacro Cuore di Gesù Cristo, cui il custode rivelò quanto segue: “Voglio dirti chi sono ,cara sorella, affinché tu sappia quanto amore ha per te il tuo Sposo. Sono uno dei sette spiriti (c.f.r. Ap. 1,4) più vicini al trono di Dio e che più partecipano alle fiamme del Sacro Cuore di Gesù Cristo….” .

Alla visitandina suor Maria Amodea Blonè i Sette Angeli apparvero fisicamente dicendole: “Quando voi verrete alla Patria nostra vi ringrazieremo della carità, che ci avete usata. Siate divota de’ Sette Spiriti Beati, che assistono al Trono dell’Agnello Divino & abbiate fiducia in essi, perché non mancheranno di proteggervi in ogni bisogno”.

Alla Suora Maria Geltrude del Monastero di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, di Firenze, maestra di Novizie, uno dei Sette apparve fisicamente inducendola ad abbracciare la mistica Croce che le indicava Cristo: « Dai chi fosse; ed Essa : e: non temere: non ti è concesso saperlo: molte cose Ti mancano: abbassa la fronte: più obbedienza» Allora io che ne avevo l’obbedienza, le dimandaiSe fosse o no uno Spirito Celeste, ed Essa rispose: non è ancor tempo di saperlo, non Lo meriti ancora. Nuovamente mi fu imposto di ripetere questa domanda alla opportunità in nome Sacerdotale. In breve tornei di fatto’ a vederla avente in mano unaCroce, ed io ripetei nel modo prescrittomi la domanda; allora udii dirmi : « Io sono uno degli Assistenti al Trono di Dio: guarda questa Croce: qui consiste tutto: volgi la mente a questa: conserva la parità del cuore: rassegnati ai Divini voleri. Passai molti giorni in gravissimo abbattimento per la forza delle gravissime tentazioni sopra indicate, così che mi credeva cadere nell’ Inferno. Avvenne intanto che nel solito smarrimento de’ sensi (mi sembra di poter dire) veddi la solita Persona (la quale or si dirà uno de’ sette beati Spiriti, che assistono al trono di Dio) con molte Croci in mano; mi diè la più grande dicendomi non temere del peso= qui sta collocata la tua sal vezza: non rigettarla: prendila con prontezza: ne sentirai ogni conforto: è volere di Dio: no non temere: non resistere».

A Suor Maria Lataste proprio Nostro Signore fece vedere in estasi: « nove gradoni o nove gradinate sovrapposte…Al di sopra di queste gradinate… un magnifico trono, fatto dell’oro più fine e più brillante…Attorno al trono… prosternati in ginocchio, sette giovani, più brillanti rispetto a quelli delle gradinate, perché erano più vicini al trono di luce» rivelandole che «… i sette giovani uomini intorno al trono, i sette angeli che sono sempre davanti al Padre mio… che rimangono sempre in adorazione davanti a lui e ai quali affida l’esecuzione dei suoi ordini …».

Clamorosa l’apparizione di uno dei Sette Angeli a suor Angela Teodora Parra y Carvajal, venerabile Madre, della Villa de Aunon, dell’Arcivescovato di Toledo. Si racconta, in un capitolo della sua vita, della presenza dell’Angelo Custodeche le trapassò il cuore con una saetta con la punta infiammata. Questo Angelo le si rivelò in un momento di particlare difficoltà: «Quando questa serva di Dio sopportava queste tribolazioni, o molte altre volte senza tenerle, erasolita tenere consolazione dal Santo Angelo che la confortava e l’aiutava,apparendole in vista interiore, consolandola e animandola a soffrire per l’onore e la Gloria di Gesù Cristo. Le disse che era di Gerarchia Superiore: uno dei Sette Arcangeli, che la Scrittura riferisce assistere al Trono di Dio».

La amorosa manifestazione dei Sette Angeli fu per nostro insegnamento non solo visibile ma anche mirabile e stupenda nella vita di Santa Ludovina. “Un giorno fu tratta a contemplare il suo Sposo Divino, che stava tra Sette Angeli più rispettabili di ogni altro, ed era ossequiato da moltissimi altri, il quale dirigendo verso di lei amorosi sguardi e mostrandole le sue ferite divine come sposo del SS. Sangue, le infuse il sentimento doloroso delle sue stesse ferite” – (in La divozione ai Santi Angeli Custodi, del P- Pasquale de Mattei della Compagnia di Gesù).

Sette Angeli si manifestarono per come raccontano alcuni biografi a Santa Caterina da Bologna, a circondare la Vergine dei dolori

Maria Valtorta, la straordinaria veggente di Caserta, contemplò in estasi i Sette Arcangeli, – QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 119 / 13 settembre 1943 sotto la croce, chini sul dolore di Gesù e Maria, e fra essi intravide S.Michele e S. Gabriele: “ L’arcangelo Michele, che voi invocate nel Confiteor, ma secondo la vostra abitudine, con l’anima assente, era presentealla mia morte in Croce. I Sette Grandi Arcangeli che stanno in perenne davanti al Trono di Dio, erano tutti presenti al mio sacrificio (..) Gabriele e i suoi celesti compagni curvi sul dolore di Gesù e di Maria, impossibilitati a sollevarlo, perché era l’ora della Giustizia, ma non assenti da esso, hanno raccolto nel loro intelletto di luce, tutti i particolari di quell’ora, tutti, per illustrarli, quando il tempo non sarà più, alla vista dei risorti: gaudio dei beati e condanna prima dei reprobi, anticipo a questi e a quelli di ciò che sarà dato a Me, Giudice supremo e Re altissimo”.

Ma è la Venerabile Maria D’ Agreda ad aver profetizzato il futuro riconoscimento dei Sette Arcangeli. Tra le varie informazioni rese su di loro, nel Capitolo 2, del primo settimo Mistica Città di Dio, dal titolo: Si spiega il modo in cui il Signore manifesta all’anima mia i misteri e la vita della Regina del cielo nello stato in cui sua Maestà mi ha posto, ella dice: «Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell’Agnello». Conobbi che tale angelo e gli altri sei erano tra i più vicini al trono della Trinità e che era stata data loro la potestà speciale di castigare l’ardire di chi si fosse macchiato dei suddet¬ti misfatti dopo che si era manifestato il mistero salvifi¬co con le opere, l’insegnamento e il sacrificio di Cristo»
• Tuttavia i nomi dei Sette Angeli furono rivelati , tutti per intero, soltanto nella seconda metà del ‘400 al Beato Amadeo da Sylva, frate francescano, confessore di Papa Sisto IV, affinché tale conoscenza, un giorno, fosse definitivamente celebrata nella cristianità, quando un nuovo pastore, un secondo Pietro, avrebbe rifondato la Chiesa, e unito le confessioni cattoliche, eliminando errori dottrinali e false credenze. Condotto in estasi dall’Arcangelo Gabriele, Amedeo apprende finalmente per bocca del medesimo Santo Nuncio diverse verità rimaste misconosciute: – “Sette Angeli siamo, che veneriamo la Genitrice del nostro Dio, superiamo tutti gli altri del vostro genere” — “non indico con il nome di Arcangelo il secondo Coro che sale verso l’alto ma tutti quegli Spiriti che sono chiamati Angeli Superiori: tuttavia questa sentenza non fu impressa negli ecclesiastici: infatti oggi voi continuate a preporre i Santi uomini a tutti noi Angeli” – “Non ho enumerato i sette nomi di costoro, imparali ora: Michele è il primo, io sono il secondo, Raffaele mi segue, a lui, in vero, segue Uriele, tuttavia ad Uriele segue Sealtiele, allo stesso Geudiele, il settimo è Barachiele” .
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• In seguito, un sacerdote siciliano, Antonio lo Duca, tornato a Palermo per insegnare canto liturgico, scoprirà in una chiesetta situata a pochi passi dalla cattedrale, sotto cumuli di polvere e cianfrusaglie, antichi affreschi, nei quali si notavano raffigurati i Sette Angeli dell’Amodeo, con nomi e motti identificativi. Da qui riuscirà a promuovere, anche mediante eventi straordinari la costruzione di una Chiesa loro dedicata nel centro della Cristianità: la odierna Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, dopo che i Sette Angeli lo trassero in estasi, rivelandogli il luogo esatto ove costruire il tempio.

Più recentemente il Beato Bartolo Longo, il Beato Giustino Maria Russolillo, il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo, e i Santi Annibale Maria di Francia e San Leonardo Murialdo, ripresero la tradizione dei Sette Arcangeli, finanche quella onomastica, adoperandola per l’accrescimento della Chiesa; dando vita pure a importanti ordini religiosi.

Da: i sette arcangeli avv. Carmine Alvino

 

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