Questa mattina sono capitato abbastanza casualmente verso le 9 nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, vicino a Campo de’ Fiori, e ho trovato una chiesa piena di gente, e all’altare il cardinale Raymond Leo Burke. Nella sua omelia il porporato ha citato varie volte un religioso, Dom Prosper Guèranger, un benedettino francese dell’800, abate di Solesmes.
Il cardinale Burke ha accennato a un incontro di giovani che si è svolto in questi giorni. Non al Sinodo dei Giovani in corso di svolgimento a Roma. Ci siamo occupati poco del Sinodo, lo faremo nelle prossime ore; l’impressione è che si tratti di uno dei sinodi – e degli eventi ecclesiali – più manipolati e diretti da una regia superiore degli ultimi decenni. A cominciare dalla “manina” misteriosa che ha inserito il tema LGBT nel Sinodo stesso, senza che nessuno ne avesse parlato nella fase preparatoria, obbligando il segretario, card. Baldisseri, o a fare la figura dello scemo, o a mentire. Una manina ben più abile di quelle che secondo alcuni aleggerebbero in Consiglio dei Ministri; e di cui subito ha approfittato il card. Cupich (non votato dai vescovi americani, ma invitato, a dispetto delle ascendenze McCarricckiane – o forse proprio per queste benemerenze – dal Pontefice regnante) per fare le sue dichiarazioni inclusive, attive e passive dei giorni scorsi.
Sulla situazione della Chiesa nell’omelia il card. Burke ha detto: “Ci siamo riuniti, in questi ultimi giorni, per riflettere sulla formidabile sfida assunta dai giovani e giovani adulti che vivono nella società contemporanea che è, in tante maniere, ribelle nei confronti di Dio e del Suo piano per la nostra felicità. Allo stesso tempo, ci sono quelli dentro la Chiesa che comprometterebbero la verità della dottrina e della vita morale per raggiungere una coesistenza fatale con una cultura profondamente secolarizzata. Ci sono all’interno della Chiesa, quelli che vorrebbero farci credere che la vita dello Spirito Santo dentro di noi indica un ideale che non tutti possono raggiungere, mentre non riconoscono che lo stesso Spirito Santo ci dà la forza della vita divina, cosicché anche la persona più debole diviene capace di vivere eroicamente cristiana. Som Prosper Guèranger descrive una situazione della Chiesa del suo tempo che è notevolmente simile alla nostra situazione. Egli scrive: ‘Oggi, avendo l’errore ripreso, con la connivenza dei battezzati, i suoi pretesi diritti, la carità di molti è diminuita rapidamente e la notte si stende di nuovo sopra un mondo agonizzante e freddo’. Nella Chiesa di oggi, molti, mossi da emozioni e sentimentalismo, confondono l’amore verso il peccatore con la permissività o perfino l’approvazione del peccato. In verità, come dimostra Cristo molto chiaramente nel Vangelo e come sant’Agostino insegna, dobbiamo amare il peccatore ma allo stesso tempo dobbiamo odiare il peccato”.
È interessante e attualissima un’altra citazione dell’abate Guèranger, che veramente dimostra come il processo che stiamo vivendo abbia radici lontane e profonde. Parlando della carità, e della cura che per la verità bisogna avere, scriveva: “Il loro cristianesimo si riduce a credere il meno possibile, a dichiarare inopportune nuove definizioni, a restringere presuntuosamente l’orizzonte soprannaturale per rispetto all’errore. Essi dicono che la carità è regina delle virtù e per essa usano magari la menzogna: riconoscere all’errore i diritti che ha la verità è per loro l’ultima parola della civiltà cristiana, che poggia sull’amore…non è atto d’amore mettere allo stesso livello l’oggetto amato e il suo mortale nemico”, cioè Dio e la menzogna.
Il card. Raymond Leo Burke è uno dei firmatari dei “Dubia”, le richieste di chiarimento su alcuni passaggi dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, a cui il Pontefice, a oltre due anni dalla lettera, non ha ancora risposto.
Marco Tosatti in Stilum Curiae