V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) – Sale e luce …

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Parola del Signore
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Oggi il Signore propone ai suoi discepoli due immagini, quella del sale e quella della luce.
La prima quella del sale! Il sale non ha solo il compito di insaporire, una minestra insipida non sa di nulla, così come un cristiano che fa niente per rendere la realtà che viviamo più bella, più buona, più vivibile, insomma migliore. Il sale, però, conserva anche, così il cristiano deve conservare “il Vangelo” che porta senso, aiuto nei momenti difficili della nostra vita oltre che gioia e bellezza. Allora siamo sale e opponiamoci con fermezza a tutto ciò che degrada la vita dell’uomo e a tutto ciò che va contro la Parola del Signore.

L’altra immagine è quella della luce! Senza luce noi non riusciamo a distinguere forme, dimensioni, colori, ma la luce ci permette di identificare tutto questo. Vediamo le cose nitide, i colori, le dimensioni, ma anche le alterazioni e le brutture. La luce poi è discreta, si impone da se senza violenza, accarezzando e rivelando il bello, se c’è, ma anche il brutto. Noi dobbiamo cercare di rivelare, di far uscire quel bello che vi è nelle persone.

Scrive un commentatore: “Voi siete il sale, avete il compito di preservare ciò che nel mondo vale e merita di durare, di opporvi a ciò che corrompe, di far gustare il sapore buono della vita. Voi siete la luce del mondo. Una affermazione che ci sorprende. Che Dio sia luce lo crediamo; ma credere che anche l’uomo sia luce, che lo sia anch’io e anche tu con i nostri limiti e le nostre ombre, questo è sorprendente. E lo siamo già adesso, se respiriamo Vangelo: la luce è il dono naturale di chi ha respirato Dio. Chi vive secondo il Vangelo è una manciata di luce gettata in faccia al mondo” (Luigi Verdi)

Questo dobbiamo farlo con una profonda umiltà “vedendo le opere buone” che i cristiani sono chiamati a compiere. Saranno molte, saranno poche, saranno quelle che sono, il Signore a valuterà, importante è che ci siano.
E’ poi nel tessuto del quotidiano che noi siamo chiamati aa essere luce e sale, a mostrare le nostre opere buone percorrendo quella via delle Beatitudini che la Parola del Signore annunciava Domenica scorsa. Opere di luce sono “I gesti dei miti, di chi ha un cuore bambino, degli affamati di giustizia, dei mai arresi cercatori di pace e a tutto ciò che corrompe il cammino del mondo”.

Ad esempio quando due persone si amano nella loro famiglia compiono
un’opera della luce verso chi vive la provvisorietà di relazioni aleatorie, così in ogni casa dove ci si vuole bene, si sa riaccogliere e perdonare si è sale e luce.

Come si può poi essere sale e luce, oltre il Vangelo, ce le fornisce anche il profeta Isaia.

Non consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti? …
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio

Chiediamo al Signore di potere vivere tutto questo con umiltà e semplicità di cuore, assieme al grande e universale comandamento dell’amore che Gesù ci ha lasciato.

Deo gratias,qydiacdon

 

IL Frutto Celeste - <3 Domenica 9 febbraio 2020 V DOMENICA T.O. – ANNO A <3  + Dal Vangelo secondo Matteo 5,13-16 Voi siete la luce del mondo. In quel  tempo, Gesù

IV Domenica ordinario A – Beati …

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore
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Abbiamo davanti a noi e ascoltato la parola beato ripetuta più volte in questo discorso di Gesù. Questo termine non si trova solo nel Vangelo di Matteo e di luca. Vi è quella rivolta a Pietro ad esempio, sempre nel Vangelo di Matteo: “Beato te, Simone figlio di
Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato”(16,17).
Nel Vangelo di Luca la beatitudine che Elisabetta pronuncia rivolta a Maria, “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” poi nella bellissima preghiera del magnificat: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”.

Nel Nuovo Testamento se ne contano una trentina diverse e una cinquantina in totale di questo vocabolo.
Ma che significato ha questo termine? Dal latino beatus, deriva dal verbo beare, “dare felicità” e significa “beato, felice”. Ci siamo poi chiesti mai seriamente cosa può rendere felici?

Molti adulti e giovani e adolescenti pensano che la felicità la ricchezza renda felici, una bella casa, un’auto potente e di grossa cilindrata, la carriera, il successo, insomma essere sulla ribalta del mondo acclamati e osannati.
Anche i ragazzini possono cadere in questo equivoco pensando che siano i giocattoli, bibite, dolciumi, insomma siano le cose che rendano felici. Gesù spiazza iniziando con i poveri.

Allora voglio raccontare questo piccolo episodio.
Nitsara è una ragazzina non cristiana, ma che vive sotto l’influenza delle sue amichette cristiane, la zia le regala una scatola di pasticcini di cui è ghiotta. Li vorrebbe mangiare tutti, ma le sue due sorelline vedono la scatola e le chiedono i pasticcini. Lei li divide con loro, ma vede che la bambina della casa accanto le sta guardando, così chiama anche lei. Alla fine, dice, per me ne rimase solo uno, ma nel cuore sentivo una gioia grande, più grande che se li avessi mangiati tutti. ( Si vede che le sue amichette cristiane erano state brave )
San Paolo direbbe: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”.
L’ enciclopedia Treccani definisce beato: “Stato di piena, perfetta e costante felicità, specialmente quella delle anime elette in Paradiso, conseguente al possesso del Sommo Bene”

Per dirlo con altre parole è beato/felice colui che fa’ la volontà di Dio, che significa seguire Gesù, il Vangelo e arrivare a casa: in Paradiso.
Gesù definisce “beati”, ovvero “eletti da Dio”, i poveri, gli oppressi, i perseguitati. Insomma gli ultimi, gli scarti dell’umanità. E poi i miti ed i portatori di pace. I giusti.

Quella delle Beatitudini è una via che il cristiano, pure attraverso difficoltà, contraddizioni, nonostante cada tante volte nel peccato , deve sforzarsi di seguire.
In questa Eucaristia chiediamo a Gesù che ci sostenga e ci guidi.

Deo gratias semper, qydiacdon

IV Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - Matteo Farina

3 Domenica ordinario

 

Dal Vangelo secondo Matteo

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Parola del Signore.
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Il Signore passa e rivolge a noi la sua Parola invitandoci a seguirlo. La parola che ci rivolge è, come abbiamo sentito, luce che viene a rischiarare la nostra vita. Un commentatore scrive: “Nella nostra vita, vediamo spesso tenebre, resistenze, difficoltà, compiti non risolti che si accumulano davanti a noi come un’enorme montagna, problemi con i figli, o gli amici, con la solitudine, il lavoro non gradito…
È tra tutte queste esperienze penose che ci raggiunge la buona parola: non vedete solo le tenebre, guardate anche la luce con cui Dio rischiara la vostra vita. Egli ha mandato Gesù per condividere con voi le vostre pene. Voi potete contare su di lui che è al vostro fianco, luce nell’oscurità.” Tutti cerchiamo il senso e lo scopo della nostra vita, cercando questo senso anche in cose che alla fine si rivelano vuote ed illusorie e non lo danno neppure il sapere, il successo, e nemmeno il lavoro. Chi dà senso alla nostra vita è il Signore che si china sudi noi, ci guarda, si rivolge a noi raggiungendoci anche là dove abitano i nostri errori, le nostre mancanze verso Dio e verso il prossimo. Lì la sua Parola porta luce e speranza.

Noi oggi, dopo la messa faremo la nostra piccola processione in onore di S. Antonio abate che ha risposto alla Parola di Gesù che lo interpellava.

“Antonio nacque presso Eraclea (Egitto Superiore) nel 251 da nobili genitori, ricchi e timorati di Dio, i quali si presero grande cura di educarlo cristianamente. A soli diciotto anni li perdette, rimanendo egli custode di una piccola sorella e possessore di considerevoli ricchezze.
Ma la voce di Dio non tardò a farglisi sentire, era orfano da appena sei mesi, quando in chiesa sentì leggere le parole di Gesù: « Se vuoi essere perfetto, vendi quanto hai, e dallo ai poveri, così avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi.
Antonio le prese come dette a se medesimo: andò a casa, distribuì le sue sostanze ai poveri, riservandosene solamente una piccola porzione pel mantenimento suo e della sorella. Poco dopo avendo udito le altre parole di Gesù: « Non vi prendete fastidio del domani », diede ai poveri anche il rimanente, pose la sorella in un monastero di vergini, e lui stesso si ritirò a fare vita penitente nel deserto.
Lavorava inoltre per procacciarsi il cibo, e tutto ciò che guadagnava in più lo donava ai poveri. Ma il demonio non poteva sopportare in un tal giovane tanto ardore di perfezione, e cercò tutte le maniere possibili per distoglierlo dal suo intento.
Ai suoi discepoli il Santo raccomandava continuamente la perseveranza, la custodia del cuore, l’esortazione vicendevole, la pratica delle virtù, e il ricordo quotidiano dei Novissimi. Morì esortando i suoi monaci l’anno 356 al 17 gennaio, in età di 105 anni.” (Da: il Santo del giorno)

Allora non abbiamo paura di seguire anche noi la Parola del Signore che ci viene rivolta oggi attraverso la Chiesa, che come recita, il Credo è “una, santa, cattolica, apostolica” anche se purtroppo può accadere e accade che anche gli uomini di chiesa commettano errori e peccati.
Preghiamo, quindi perché la luce della Parola di Gesù sia sempre più luce in noi.

Deo gratias,qydiacdon

 

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) Parrocchia Don Bosco

 

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) – Ecco l’Agnello di dio

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Parola del Signore

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“ Ecco l’ Agnello di Dio, colui che toglie  il peccato del mondo”. Quante volte abbiamo sentito questa frase in ogni celebrazione dell’Eucaristia così come in ogni Messa cantiamo Agnello di Dio che togli i peccati del mondo. Mi chiedo se siamo, però pienamente consapevoli delle parole che pronunciamo. In un mondo che e così intriso di violenza ogni Domenica, ogni Messa ci viene proposta l’immagine dell’agnello, che è un immagine di piccolezza, di mitezza, di chi èfragile. L’ agnello era uno degli animali che veniva sacrificato nel tempio per rendere gloria a Dio, anche se a noi sembra crudele, ma era la modalità degli antichi di immolare animali alla divinità per renderle onore.

L’agnello era poi consumato nella cena pasquale ebraica, quando il popolo di Israele si affrancò dalla schiavitù degli egiziani e commemorava ogni anno questa avvenimento nella grande festa di Pasqua. Con il sangue dell’agnello erano stati segnati gli stipiti delle porte delle case degli Israeliti, che furono risparmiati. Così anche noi con il sangue dell’agnello che è Gesù, veniamo liberati dal peccato, e siamo salvati e ci viene donata la vita senza fine e la risurrezione.

Ma cosa significa che Gesù è l’Agnello di Dio, per noi? Significa che Gesù, con il dono dello Spirito che riceviamo già nel nostro Battesimo, mette dentro la nostra vita e la vita del mondo, degli uomini l’amore, quello con la A maiuscola, quello che Gesù stesso ha vissuto, quell’ amore a Dio e al prossimo che ci ha lasciato come comandamento. Continue reading

Battesimo del Signore 2023

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Parola del Signore
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Se dovessi mettere un titolo a questo brano di Vangelo metterei le parole STUPORE e OBBEDIENZA. Vedete noi non siamo mica più capaci di stupirci se non di fronte a qualcosa di molto eclatante. Ma è difficile, ad esempio, quando incontro i genitori per il battesimo dei loro bimbi questo stupore. Per alcuni credono che sia un diritto nei loro confronti che la Chiesa deve elargire, pochi per la verità, per altri va bene ma è qualcosa di ordinario, non di straordinario.

Eppure noi nel Battesimo diventiamo Figli di Dio, certamente non come Gesù, ma è proprio attraverso Lui e per lui che lo diventiamo, ma questo non stupisce, ordinaria amministrazione, ma l’ordinaria amministrazione non esiste quando si parla dei Sacramenti. Soprattutto quando si parla del Signore, perché Lui, la sua Parola stupiscono sempre. Continue reading

Epifania del Signore 2023

Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Parola del Signore
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Vi può essere una luce e una sapienza che non è quella che ricercano gli uomini nel loro vivere orizzonte terra? Una luce che viene ad illuminare e a dare senso alla vita che non sia solo appiattita sull’ immediato, su ciò che è materiale, mondano, frivolo, moda, insomma su quello che va oltre certo i bisogni materiali, che sono certo importanti, ma che non sono gli ultimi nella ricerca di senso della nostra esistenza?

I magi, che oggi incontriamo, che cercano di capire ciò che accade intorno a loro, nei fatti, negli avvenimenti sono saggi che sono capaci di scrutare il cielo, di alzare lo sguardo in alto. Una capacità che a me sembra, con tutto il rispetto che tanti battezzati abbiano perso, guardando nella loro vita solo ad altezza terra.
Sono dei pagani, ma hanno la capacità di muoversi, di ricercare, guardavano al cielo nelle notti di oriente e studiavano gli astri, distinguendo migliaia di stelle e dando a loro dei nomi e si ponevano delle domande: da dove vengono, da dove viene tutto l’universo, che per quanto potrà fare
l’uomo con tutta la sua scienza avrà sempre quello spazio di mistero che è unicamente di Dio.
Forse avevano anche loro varie nozioni su Dio . Ammirando il firmamento con ogni probabilità avevano maturato che vi era qualcuno di Grande, di onnipotente che aveva posto in essere tutto questo e che bisognava conoscerlo e venerarlo. Continue reading

1 Gennaio Maria ss. Madre di Dio – Maria meditava tutte queste cose nel suo cuore…

1 Gennaio Maria ss. Madre di Dio – Maria meditava tutte queste cose nel suo cuore…

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Parola del Signore
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Leggiamo nel Vangelo che Maria meditava tutto quello che aveva udito, ma anche quello che le era accaduto nel suo cuore. Già qui vi è una dimensione che sfugge spesso a noi uomini del nostro tempo, della efficienza, che è quella del “cuore”. Cioè quella della nostra dimensione interiore, profonda, spirituale, che ci viene strappata da una vita troppo caotica e complessa che ci siamo costruita o che ci viene imposta, ma che comunque sembra governarci e alla quale noi accondiscendiamo.
MEDITARE qualcosa che molti non fanno più.

Cosa significa meditare?
Il suo,significato è questo:” Esaminare con grande attenzione, considerare a lungo e profondamente. – Fermare a lungo il pensiero su qualcosa, riflettere”. Continue reading

Angeli ed animali

I nostri custodi felini

I gatti – come si sarà conto chiunque viva con una di loro- sono dei compagni molto speciali: in grado di vedere l’invisibile, essi sanno presagire quando dobbiano svegliarci, o poggiarsi vicino a un oggetto che richiede la nostra attenzione, essendo come tutti gli animali allineati con il tempismo divino. A differenza dei cani, i felini non attraversano il lutto per la perdita del padrone. Vi siete mai chiesti perché?
Semplicemente perché ne vedono ancora l’anima accanto a loro!
I gatti sono dei naturali guaritori e consolatori; le loro fusa curano le artrosi e le patologie di natura nervosa: un gatto dietro alla nostra testa, oltre a proteggerci, allieva il male dovuto a stress, e se poggiato
Accanto al ventre allevia i dolori mestruali meglio di qualsiasi medicina.
Sembrerebbe che nell’antichità i gatti fossero venerati come sacri: difatti, essere “scelti” da uno di loro consisteva in un vero e proprio privilegio: il felino avrebbe custodito la casa e i suoi abitanti.
Indipendente e apparentemente non bisognoso di attenzioni, il gatto casalingo soffre, però, la disarmonia e la carenza di igiene. Perché il vostro compagno peloso possa sentirsi a suo agio, non lasciate mai la ciotola d’acqua vuota (i gatti necessitano di idratarsi spesso, più di quanto si pensi) e riservategli uno o più nascondigli. La sabbia dovrà essere sempre pulita, per non portare batteri nelle altre zone casalinghe.

Le virtù dei gatti, sebbene tutti siano perennemente sotto la protezione degli arcangeli Michele e Raffaele, variano leggermente a seconda della razza. Ogni esemplare, poi, così come ogni padrone avrà delle influenze angeliche particolari a seconda del giorno della sua nascita, anche in base alla qualità delle attenzioni dimostrate nei suoi confronti.

Alimentazione sana e naturale per gatti - ANiFiT Svizzera

S. Stefano

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Parola del Signore
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Siamo passati dal colore bianco, quello della luce, quello della gioia, della festa al colore rosso, che è quello del sangue, ma è anche il colore dell’amore, quell’amore che ha animato Stefano davanti al Sinedrio, dove dà la sua testimonianza al Signore Gesù. Quel Signore che venuto nella debolezza di un bambino indifeso ora è nella pienezza della sua divinità.
Stefano avvera la Parola del Vangelo:” vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe … non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”.
Succede proprio così e Stefano dà la sua testimonianza come hanno fatto tanti martiri, non solo nel tempo passato, che pensiamo lontano, ma anche in quello vicino. Continue reading