Ecco il testamento di San Francesco d’Assisi: leggete le sue parole

Lo scritto è rivolto ai suoi fratelli. “Linea dura” su Regola, povertà e Curia
Cosa ha scritto nel testamento, o meglio nei suoi due testamenti San Francesco d’Assisi? Quali “lezioni” ci ha lasciato il santo di Assisi?

Il “primo” testamento
In “La Regola e altri scritti” (edizioni San Paolo), Mariano da Alatri scrive che già a Siena Francesco, credendo ormai vicina la morte, aveva dettato un breve testamento.

«Scrivi che benedico tutti i miei fratelli, che sono nella religione e che vi verranno sino alla fine del mondo… Continue reading

XXVII Domenica ordinario B- L’ uomo non divida quello che Dio ha congiunto.

 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

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Di fronte a Gesù e al suo messaggio l’uomo, noi, siamo chiamati a prendere posizione, implicitamente o esplicitamente. Anche chi decide di non pronunciarsi come, gli agnostici, di per sé una decisione l’hanno presa! Quella della tiepidezza, decisione estremamente pericolosa come ci ricordano le parole dell’Apocalisse: “Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” Ap 3,16).

La mentalità mondana, quella dell’uomo orizzontale, quello che naviga a vista con gli occhi fissi sulla terra, sulla materialità, senza mai innalzare lo sguardo al cielo, quello che nega la dimensione del trascendente, di ciò che va oltre il sensibile, il materiale, che nega la dimensione della fede e dell’esistenza di Dio dice e opera cose che non sono proprio specchio dei valori evangelici. Continue reading

Sullo scandalo: Mc 9, 45. 47-48 – XXVI Domenica Ordinario B

Dal Vangelo secondo Marco (9,45. 47-48)

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

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Scandalo. Nella storia abbiamo, ma anche oggi, assistiamo a degli scandali. Falsi, artefatti, presunti, ma anche veri!
Gesù parla dello scandalo arrecato ai piccoli, che non sono i bambini! Apro una parentesi, mi ricordo che tempo fa, in occasione della prossimità delle feste natalizie, di fronte al fatto che qualcuno aveva detto a dei bambini che Babbo Natale non esiste ci si scandalizzò molto perché non si poteva togliere ai bambini questa figura.
Gesù parla, però dei piccoli nella FEDE. Dare scandalo a questi piccoli significa, non solo procurare un danno a coloro che sono traditi nella loro fiducia, ma un’azione che trae in inganno nella fede, così si procura un danno perché si corre il rischi serio e vero che si possano allontanare pregiudicando la loro salvezza. Continue reading

Il rinnegamento dei martiri della Cina comunista

Mentre Papa Francesco era in Lituania ad onorare una Chiesa che, con i suoi martiri, ha resistito alle persecuzioni, nonostante la drammatica Ostpolitik, per la quale era necessario tacere e non denunciare, né condannare il comunismo, la Sala stampa vaticana ha sobriamente annunciato l’accordo «provvisorio» e «soggetto a valutazioni periodiche» raggiunto fra Cina e Santa Sede.

Certamente è stato compiuto un atto che non considera le persecuzioni che continuano a perpetrarsi in Cina, così come avveniva in Unione Sovietica e nei Paesi dell’Est suoi satelliti. Meglio un accordo pastoral-politico, svendendo la fede e con essa tutti coloro che hanno versato il loro sangue per Lei, oppure una Chiesa di Roma che coerente ai suoi principi, non viene a patti con i propri persecutori? Sono i martiri, di cui la Chiesa si è sempre fregiata, che rispondono: non si stipulano contratti di compromesso con il mondo, men che meno con i propri persecutori.

La Cina, che sfida l’Occidente con il suo straordinario sviluppo produttivo ed economico, è una Repubblica popolare in cui il potere è esercitato dal solo Partito Comunista Cinese; ciò significa che la dottrina vigente è quella atea e materialista di Mao e di Marx. Ha scritto il 24 settembre u.s. padre Bernardo Cervellera, missionario del PIME e direttore dell’agenzia Asia News: né «nella notizia dell’accordo, né nelle sue spiegazioni vi è un minimo accenno alla persecuzione che i cattolici e tutti i cristiani stanno sostenendo in questi tempi. Come testimoniato tante volte sull’agenzia, in nome della “sinicizzazione”, in Cina vengono bruciate e distrutte croci, demolite chiese, arrestati fedeli e ai giovani sotto i 18 anni è vietata la partecipazione alle funzioni e l’educazione religiosa. In più ci sono vescovi e sacerdoti scomparsi nelle mani della polizia; vescovi agli arresti domiciliari; vescovi non ufficiali considerati come criminali; controlli d’ogni tipo nella vita delle comunità». Continue reading

La JAHLF esprime il suo appoggio a mons. Viganò

La JAHLF (John Paul II Academy for Life and Family), presieduta dal prof. Josef Seifert, ha espresso il suo appoggio all’arcivescovo Carlo Maria Viganò con questa lettera aperta datata 29 settembre 2018, festa di san Michele arcangelo, diffusa oggi alla stampa, a firma dello stesso prof. Seifert e di molti membri dell’Accademia.

Lettera aperta dell’Accademia Giovanni Paolo II per la Vita umana e la Famiglia a Papa Francesco e a tutti i cardinali, vescovi, sacerdoti, membri, religiosi e laici della Santa Chiesa cattolica e a tutti gli uomini e donne di buona volontà, a sostegno dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò

Santità, Eminenze, Eccellenze, Sacerdoti, Diaconi, Consacrati, famiglie, uomini e donne laici della Chiesa cattolica e tutte le persone che amano il vero, il giusto e il buono,

Desideriamo esprimere il nostro profondo sostegno al coraggio, alla carità e alla fedeltà di monsignor Viganò a Pietro, poiché riconosciamo che solo al servizio della verità l’arcivescovo Viganò, con grande eroismo e senza alcun ulteriore motivo personale, ha rivelato i più tristi fatti e accadimenti che si sono verificati nella vita della Chiesa.

Come ha affermato l’Arcivescovo Viganò nel suo secondo messaggio, pubblicato il 29 settembre 2018, festa di San Michele Arcangelo, ogni segreto (incluso un segreto pontificio) che non è sotto il sigillo della confessione, cessa di imporre l’obbligo di silenzio non appena tale silenzio possa rappresentare causa di gravi danni alla Chiesa. Certamente, persistere nel rimanere in silenzio sui crimini sessuali commessi da preti e prelati – crimini che causano gravi danni non solo a molte anime ma anche a tutta la Chiesa – è di per sé un grande crimine.

È un grande crimine perché è un silenzio velenoso, che ostacola l’adozione di misure per proteggere i giovani seminaristi, sacerdoti e laici da ulteriori danni. Tale silenzio non è il Santo Silenzio di Gesù davanti a Pilato (al quale aveva già rivolto molte parole importanti prima del Suo silenzio), ma è un silenzio malvagio, che rivela un patto silenzioso con il diavolo. È un silenzio che consegna altre vittime innocenti ad ulteriori abusi sessuali. Continue reading

Il Paradiso esiste.

C’è gente, anche tra quelli che si vogliono riconoscere cristiani, che a sentir parlare del Paradiso sorridono ironicamente. Il pensiero del Paradiso, dicono, distolgie dagli impegni veri, dalle lotte che dobbiamo affrontare: è un pensiero alienante. Continue reading

Cina-Vaticano, il trionfo dei “lapsi”

Nel III secolo vennero definiti lapsi i cristiani che per sfuggire alle persecuzioni accettarono di bruciare incensi alle divinità pagane pretendendo di mantenere segretamente la fede cristiana. Sono sempre stati condannati dalla Chiesa, ma oggi l’accordo Cina-Vaticano rovescia il giudizio: i veri fedeli cattolici sono i lapsi, questa è la vera svolta storica.

Durante le persecuzioni del III secolo, non tutti i cristiani ebbero la forza di resistere fino al martirio. E siccome l’imperatore richiedeva un certificato che attestasse il ritorno al paganesimo dei cristiani, diversi di loro cedettero. Alcuni tornando effettivamente al paganesimo, ma molti altri compiendo un gesto esteriore (tipo bruciare l’incenso alle divinità pagane) per ottenere il certificato ma mantenendosi cristiani nel cuore (almeno nell’intenzione). Furono chiamati lapsi, cioè “caduti, scivolati”. La Chiesa non ha mai giudicato bene i lapsi, malgrado alcuni sicuramente pensassero in buona fede di poter salvare così la fede cristiana dall’annientamento. Così per coloro che, successivamente chiedevano di rientrare nella piena comunione con gli apostoli, fu prescritto un lungo cammino penitenziale. Dovevano davvero dimostrare il desiderio di una piena conversione.

Nel corso della storia, davanti alle tante persecuzioni che la Chiesa ha dovuto subire in tutto il mondo, la vicenda dei lapsi si è ripetuta molte volte e, pur cambiando nel tempo le modalità di gestire la situazione, la Chiesa ha sempre avuto un giudizio chiaro di condanna, pur mantenendo un atteggiamento di accoglienza per quanti si sono poi pentiti e realmente convertiti. Questo almeno fino ad oggi. Continue reading

PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERÒ. UN LIBRO DEL CARDINALE JOSEPH ZEN AL TEMPO DELL’ACCORDO SEGRETO.

Esce in italiano, proprio mentre Pechino e la Santa Sede annunciano un accordo provvisorio segreto per la nomina dei vescovi, un libro del cardinale Joseph Zen: “Per amore del mio popolo non tacerò”.

Un testo che dimostra il suo grande amore per la Chiesa; un testo drammatico. Drammatico perché mette in luce le profonde incomprensioni che stanno accompagnando il cammino della riconciliazione fra Chiesa Cattolica e governo comunista cinese. Un cammino che secondo il Cardinale Zen, cinese e profondo conoscitore della Cina, rischia di trasformarsi in un fallimento grazie ad un accordo imminente che sfavorirebbe enormemente la Chiesa Cattolica e punirebbe i membri della Chiesa clandestina, coloro che non hanno accettato di entrare nelle organizzazioni ufficiali e che hanno già pagato duramente la loro fedeltà alla Sede Apostolica. Continue reading

DISPACCI (DISPERATI) DALLA CINA. SIGLATO L’ACCORDO. NON PUÒ ESSERE VERO. UNA BURLA? O SONO DIVENTATI MATTI?

Marco Tosatti
Cari lettori di Stilum Curiae, è evidente che tutto quello che seguirà queste poche righe di introduzione ai Dispacci del M° Aurelio Porfiri non può essere vero. Non può essere vero, deve trattarsi di uno scherzo grossolano, il fatto che il Pontefice demandi ad altri la scelta più importante fra le tante che fa, e cioè quella dei successori degli Apostoli, per prendersi cura del gregge a lui affidato da Cristo. Non può essere vero che il suo ruolo sia limitato a dire “no, non mi piace” questo vescovo. Non può essere vero che la Santa Sede, in un Paese oppresso da una dittatura sanguinaria e disumana, che manda milioni di persone nei campi di concentramento, affidi la scelta dei vescovi al “popolo”, e all’Associazione Patriottica, vale a dire all’emanazione religiosa del Partito Comunista. Non può essere vero, sarebbe come se Pio XI e Pio XII avessero affidato alla Germania Nazista il compito di scegliere e proporre candidati all’episcopato. Non può essere vero che i media pagati dal Vaticano, o contigui al Vaticano, esaltino questo aborto come una mossa positiva e che sanerà i problemi della Chiesa in Cina. E che creerà un precedente clamoroso per ogni futuro governo dittatoriale che voglia imporre suoi vescovi alla Chiesa. Deve trattarsi di una burla colossale. Di cattivo gusto, per di più. Smettiamola di scherzare, per favore.

Comunque torniamo ai Dispacci.

Comunicato Stampa Santa Sede

“Nel quadro dei contatti tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, che sono in corso da tempo per trattare questioni ecclesiali di comune interesse e per promuovere ulteriori rapporti di intesa, oggi, 22 settembre 2018, si è svolta a Pechino una riunione tra Mons. Antoine Camilleri, Sotto-Segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, e S.E. il Sig. Wang Chao, Viceministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, rispettivamente Capi delle Delegazioni vaticana e cinese. Nel contesto di tale incontro, i due Rappresentanti hanno firmato un Accordo Provvisorio sulla nomina dei Vescovi.

Il suddetto Accordo Provvisorio, che è frutto di un graduale e reciproco avvicinamento, viene stipulato dopo un lungo percorso di ponderata trattativa e prevede valutazioni periodiche circa la sua attuazione. Esso tratta della nomina dei Vescovi, questione di grande rilievo per la vita della Chiesa, e crea le condizioni per una più ampia collaborazione a livello bilaterale.

È auspicio condiviso che tale intesa favorisca un fecondo e lungimirante percorso di dialogo istituzionale e contribuisca positivamente alla vita della Chiesa cattolica in Cina, al bene del Popolo cinese e alla pace nel mondo”.

Scisma?

In un articolo di Stefano Magni per “La Nuova Bussola Quotidiana” pubblicato prima della firma dell’accordo, vengono riportati stralci di una intervista al Cardinale Joseph Zen per l’agenzia Bloomberg. In essa il prelato cinese paventa il rischio di uno scisma: “L’oggetto della discussione è l’ultima voce sull’imminenza dell’accordo fra Santa Sede e Pechino, diffusa dal Wall Street Journal la settimana scorsa. Secondo queste indiscrezioni, i vescovi cinesi saranno nominati di comune accordo da Pechino e dalla Santa Sede. In pratica, se i dettagli sono veri, sarebbe la Conferenza Episcopale cinese a proporre il nome e il Papa avrebbe diritto di veto. Ma secondo il cardinal Zen “Non c’è alcuna vera Conferenza, è tutto finto, il regime mantiene il pieno controllo”. La Chiesa ufficiale cinese è controllata dalla Associazione Patriottica, emanazione diretta del Partito Comunista. Nella sua intervista a Bloomberg, il cardinal Zen mette in dubbio che si tratti di un compromesso costruttivo. “Dicono che il Santo Padre abbia sempre l’ultima parola. Quale ultima parola?” “Una volta che la Conferenza presenta il nome del vescovo al Papa, il Santo Padre cosa può fare? Porre il veto a tutti i nomi?””. Voce che grida… Continue reading

Chi vuol essere più grande… – meditazione su MC 9,30-37- XXV Domenica ordinario B

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

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“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”, erano queste le parole che sentivamo pronunciare da Gesù Domenica scorsa. Rinnegare sé stessi, che non significa non avere consapevolezza di sé, noi siamo preziosi agli occhi di Dio, talmente preziosi che si è fatto uno di noi in tutto tranne il peccato da cui è venuto a liberarci. Talmente preziosi da donare la sua vita.

“Rinnegare sé stessi”, significa togliere da noi l’egoismo, l’arrivismo, che ci porta ad avere quella mentalità che anima i discepoli mentre Gesù sta recandosi dalla Galilea a Gerusalemme e parla a loro apertamente del futuro che lo attende: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Questo annuncio, però, trova gli orecchi degli apostoli chiusi, più che gli orecchi il cuore. Già perché il cuore dell’uomo più che ascoltare le parole del Signore ascolta la mentalità del mondo, i propri sentimenti e le proprie passioni. Che generano “gelosia, spirito di contesa, disordine e ogni sorta di cattive azioni”, come ci ricorda l’apostolo Giacomo nella seconda lettura.
Sempre domenica scorsa in cui ascoltavamo il primo annuncio della Passione, Morte, Risurrezione di Gesù Pietro viene ripreso e apostrofato da Gesù: “tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”, oggi ascoltiamo il secondo annuncio della Passione, ancora una volta i discepoli non sono capaci di comprendere: “Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.” Sono prigionieri di una mentalità ancora terrena in cui i potenti e coloro che hanno il compito di ricercare il bene comune di coloro che sono affidati alle loro cure più che porsi a servizio pretendono di farsi servire, come ricorda sempre Gesù in un altro contesto. Di fronte all’ insegnamento, potremmo dire la catechesi che il Signore sta facendo loro sulla Pasqua, si mettono a discutere di chi sia il più grande.

Essere il più grande, questa aspirazione che alberga nel cuore dell’uomo, magari anche legittima, a chi non piacerebbe essere grande?
Ma l’importante è chiederci qual’ è la motivazione che ci spinge e il modo di esserlo. La motivazione non può essere la ricerca dell’autoaffermazione, del sentirsi appagati in noi stessi, di sentirci superiori e migliori rispetto ad altri, ma deve essere la ricerca del Regno di Dio. “Mt 6,33 Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.”

Il Regno non viene con fragore e potenza, ma con la presenza di Gesù è già in mezzo a noi. Quel Gesù, Messia, Dio con noi, che ha il volto del “Servo sofferente” tracciato nella prima lettura, ma che nello stesso tempo è scomodo, perché mette in evidenza quello che c’è veramente dentro al cuore degli uomini.
Quello che fa nascere problemi nell’ incontro/scontro con una mentalità mondana, pagana che non perde occasione di irridere che cerca di essere fedele al Vangelo, irridendo il Signore Gesù, e perseguitando chi accetta un Dio che si servò e servo per amore dell’uomo donando sé stesso sulla croce.
Ecco, quindi, che è meglio togliere di mezzo chi viene a fare chiarezza svelando la verità e ciò a cui aspira il cuore umano di vero, giusto e santo.

[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. ( Sapienza cap2)

Difficile accettare quello che Gesù propone e anche come si propone per gli apostoli, che non comprenderanno se non dopo la Pasqua, difficile anche per noi, così attaccati alle cose della terra da scordarci spessissimo di quelle del cielo, ma che sono le più importanti!

Ecco, quindi, la provocazione che Gesù fa a noi oggi: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
Una provocazione che in oltre 2000 anni di cristianesimo è stata accettata da tanti: i santi, quelli del calendario, ma anche quelli che io chiamo i santi anonimi, quelli che hanno cercato di accogliere e vivere con coerenza nell’ abbandono della fede il Vangelo, come fanno i bambini che si abbandonano fiduciosi nelle braccia dei loro genitori! I bambini al tempo di Gesù facevano parte di quella categoria che noi chiameremmo oggi gli ultimi, perché non godevano di alcun diritto

Mc 10,15 In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso.

Così, ancora una volta, in sostanza il Signore ci chiede di abbandonarci con fiducia a lui e di accoglierlo con la semplicità di un bambino, mettendo il servizio, come espressione d’ amore alla base del nostro essere veramente cristiani.

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