Sapete cosa vi chiederanno il giorno della vostra morte?

Una bellissima testimonianza
O che gioia quando si entra in una cappella, in un oratorio in cui è esposto Gesù Sacramentato, e la si trova piena di adoratori. Hanno una grande devozione, e pregano in silenzio. Amano Gesù Sacramentato e sono lì per Lui. In genere in quei momenti prego: “Signore, dai loro ciò che ti chiedono”.
Quanto mi sento piccolo e ignorante alla presenza di Dio! Egli è immortale, io mortale. È l’Amore, e io amo a malapena come dovrei. Egli è misericordia e mi chiede di essere misericordioso.

Molti anni fa, durante un’Eucaristia il sacerdote parlò dell’amore nell’omelia. Ci disse: “Il giorno in cui ve ne andrete da questo mondo e vi troverete alla presenza di Dio vi farà un’unica domanda: ‘Hai amato?’” Continue reading

CONQUISTA ISLAMICA DI LONDRA. LO DICE LA SAUDI GAZETTE: 423 NUOVE MOSCHEE, CENTO TRIBUNALI DELLA SHARI’A.

La Saudi Gazette qualche giorno fa aveva un articolo interessante, che avrei voluto rilanciare subito, ma majora premebant, e così….

La Gran Bretagna sta acquistando un volto crescentemente islamico, scriveva il giornale, con centinaia di tribunali della Shari’a che operano nella capitale e molte moschee spase in molte città. “Londra è più islamica di molti Paesi islamici messi insieme” ha dichiarato Maulana Syed Raza Rizvi, un predicatore islamico citato dai media locali.

Ci sono 423 nuove moschee a Londra e molte di queste moschee sono affollate all’ora della preghiera, a differenza delle chiese che vedono ben pochi visitatori. Continue reading

SUL SINODO AVANZA A PICCOLI PASSI LA NORMALIZZAZIONE DEI RAPPORTI OMOSESSUALI. LOVE IS LOVE…

La pressione affinché dal Sinodo 2018 sui Giovani parta lo sdoganamento dei rapporti omosessuali esiste, ed è documentata dal fatto che alcune organizzazioni LGBT “cattoliche”, fra cui New Ways Ministry, The Global Networks of Rainbow Catholics e Quest si sono alleate con Human Rights Campaign per fare azioni di lobbying sui vescovi al Sinodo dei giovani, come scrive un attento osservatore del mondo LGBT, Joseph Sciambra.

Che questa operazione abbia alleati potenti lo dimostra il fatto che nell’Instrumentum Laboris vi sia questo passo: “Alcuni giovani LGBT, attraverso vari contributi pervenuti alla Segreteria del Sinodo, desiderano ‘beneficiare di una maggiore vicinanza’ e sperimentare una maggiore attenzione da parte della Chiesa, mentre alcune CE (conferenze Episcopali) chiedono cosa proporre ‘ai giovani che invece di formare una coppia eterosessuale decidono di formare una coppia omosessuale e, soprattutto, desiderano essere vicini alla Chiesa“. Continue reading

LETTERA APERTA «Cardinale Bassetti, non c’è un problema di razzismo»

Anche di fronte agli immigrati, il nostro primo compito è di evangelizzare non di dare risposte politiche. Anche nell’analisi del fenomeno la Chiesa si dimostra subalterna alla cultura dominante e inconsapevole davanti ai problemi posti da un’immigrazione fuori controllo e dalla presenza massiccia di islamici. Ecco il testo integrale della lettera che venti laici hanno scritto al presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Per aderire alla lettera inviare una mail a tiziano@tuseipietro.org.

Eccellenza Reverendissima Cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della CEI

Eccellenze Reverendissime, Vescovi della Chiesa Cattolica in Italia,

con rispetto assoluto e filiale, ci permettiamo di scrivere per esternare a Lei e ai Vescovi italiani della Chiesa Cattolica, le nostre perplessità e per dissipare i nostri dubbi in merito alla cosiddetta “questione dei migranti”.

Siamo rimasti molto colpiti da due testi che abbiamo letto negli scorsi mesi.

LA LETTERA CONTRO IL RAZZISMO

Il primo testo è del luglio del 2018, di un gruppo di presbiteri e laici, che chiedeva a tutti Voi d’intervenire “sul dilagare della cultura intollerante e razzista”, che a parere dei firmatari è presente nel nostro Paese. I firmatari chiedevano un Vostro intervento sul tema dell’«inconciliabilità profonda tra razzismo e Cristianesimo», a partire dal tema dell’accoglienza.

Il primo compito è evangelizzare

Colpisce che a questo proposito si usino le categorie mondane, dimostrando una totale subalternità culturale, ignorando ciò che la Chiesa ha maturato nel suo cammino storico. Diceva ad esempio Pio XI, in un discorso agli alunni di “De Propaganda Fide” il 28 luglio 1938: «Con l’universalità c’è l’essenza della Chiesa cattolica, ma con questa universalità stanno bene assieme – bene intese e al loro posto – l’idea di “razza”, stirpe, nazione e nazionalità (…). Non occorre essere troppo esigenti, come si dice nazione si può dire razza e si deve dire che gli uomini sono innanzitutto un solo e grande genere (…), una sola, universale, cattolica razza. Né si può negare che in questa razza universale non ci sia luogo per le razze speciali (…). Ecco che cos’è per la Chiesa il vero, il proprio, il sano razzismo».

Anche se il linguaggio di allora può essere considerato equivocabile nel nostro tempo, è chiaro però ciò che il papa intendeva: c’è una chiamata universale alla fede cattolica, perciò il nostro compito fondamentale è l’evangelizzazione. È esattamente questo il primo mandato di Cristo ai Suoi discepoli: “Andate e ammaestrate tutte le genti”.
Quante volte la Chiesa, negli ultimi anni, ha parlato di conversione a proposito dei migranti? Le “razze” esistono – come esistono le Nazioni, le Patrie, le Identità – e rappresentano una distinzione, non un motivo di prevaricazione o di odio. Continue reading

28 Domenica ordinario B – tutte queste cose le ho seguite fin dalla mia giovinezza …

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!».
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L’ episodio del Vangelo ha molti motivi di riflessione, che nello spazio di un’omelia non si possono sviluppare tutti, ne accenno solo ad alcuni.

Quello che emerge immediatamente è il rapporto con la ricchezza. Il giovane che incontra Gesù ha molti beni, è ricco! Ricco come lo sono tanti giovani, ma anche tanti ragazzi al giorno d’oggi, che hanno molte possibilità, molti beni che non si sono procurati, che si sono trovati e che ostentano senza comprenderne pienamente il valore e magari anche il sacrificio che sono costati.

La domanda del giovane, “che possiede molti beni”, ci dice però che c’è qualcosa che va oltre, e quei beni non soddisfano un’ansia, un desiderio che è nel cuore dell’uomo, che è il desiderio di una vita che non sia a termine: “Maestro buono che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” Continue reading

IL PROCESSO ISLAMICO Erdogan-Khomeini, che somiglianze sull’islamizzazione

La Turchia degli ultimi 16 anni è un Paese trasformato fin dalle radici. Oggi è una nazione islamista che assomiglia all’Iran del 1979: alla guida di Erdoğan la rivoluzione islamica sta facendo il suo corso, forse è solo più lenta rispetto al modello iraniano. Ma il processo d’islamizzazione è quasi sovrapponibile. 

La Turchia degli ultimi 16 anni è un Paese trasformato fin dalle radici. Oggi è una nazione islamista che assomiglia all’Iran del 1979: alla guida di Erdoğan la rivoluzione islamica sta facendo il suo corso, forse è solo più lenta rispetto al modello iraniano. Ma il processo d’islamizzazione è quasi sovrapponibile.

Il Pahlavi Shah, l’ultimo Scià di Persia, che ha governato l’Iran dal 1941 fino alla rivoluzione del 1979, aveva esiliato Khomeini, in Turchia (guardo caso), nel 1964. Quando il grande ayatollah tornerà nel suo Paese natale era il 1 ° febbraio 1979, e prenderà il potere quasi immediatamente. Creato in tempi estremamente brevi il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC), per eliminare i nemici interni, finì con il triplicare gli inquilini delle carceri e in poche settimane l’Iran divenne un regno islamico del terrore.

Per la Turchia il processo d’islamizzazione è stato solo più lento ed è passato per le urne, ma erano i medesimi sentimenti di Khomeini ad animare le ambizioni di un giovane Erdoğan già quando era “solo” sindaco di Istanbul: “Le moschee sono le nostre caserme, le cupole dei nostri elmetti, i minareti le nostre baionette e fedeli i nostri soldati”. Parole che gli consegneranno una condanna a dieci mesi per “incitamento all’odio”, ma che non sconterà mai. A differenza dell’ayatollah non verrà esiliato, fonderà anzi un partito, Justice and Development Party (AKP), con il quale diventerà Primo Ministro nel marzo 2003. Sarà l’inizio di un cambio radicale del Paese: chiese cristiane bandite o sequestrate, le leggi sul hijab, i musulmani non sunniti perseguitati. Un processo lento che, complici la guerra in Siria del 2011 e il tentato golpe del 2016, porterà all’espressione della sua vera personalità islamista e aggressiva: un sultano despota.

Erdoğan una volta ha detto che “la democrazia è come un tram, la guidi fino a quando arrivi a destinazione, poi scendi”. E sembra che la sua fermata sia arrivata da un pezzo.

Quando Khomeini iniziò a lavorare al suo progetto, c’era la  “rivoluzione bianca” da trasformare. Da cancellare il secolarismo che lo Scià aveva in qualche modo instaurato dopo decenni di politiche volte a occidentalizzare l’Iran. Era stato concesso alle donne di occupare posti di governo, la terra poteva essere lavorata con strumenti moderni e “occidentali”, il “Family Protection Bill” permetteva alle donne ripudiate di ottenere la custodia dei figli e agli uomini venne negato il diritto di poligamia, era stato abolito anche il cosiddetto “matrimonio temporaneo” (una sorta di autorizzazione religiosa sciita che legittimava la prostituzione) e l’età legale del matrimonio passò da nove (sull’esempio del Profeta) a quindici anni.

Ma per Khomeini tutto ciò andava spazzato via, c’era da “disintossicare” l’Iran dall’occidentalizzazione (gharbzadegi in persiano). E così gli Stati Uniti simbolo della modernità e del secolarismo a cui il Paese si era ispirato, divennero il “grande Satana”.

In Turchia, Erdoğan, ha lentamente eroso le libertà dei cittadini mosso dallo stesso tentativo di eliminare ogni traccia di occidentalizzazione con cui i suoi predecessori avevano “contaminato” l’anima dei turchi.  Ataturk aveva abolito il califfato islamico nel 1924 e per quasi settant’anni sembrava si potesse essere immuni dall’islamismo. Ma fu un’illusione. Il sultano ha picconato il sistema Ataturk eliminando anzitutto i diritti dei cristiani e sostituendo le chiese con moschee. La stampa non è più libera e il mondo accademico è l’ombra del suo presidente. Perché è dall’istruzione che il presidente turco ha pensato di restaurare il Paese: è proprio di ogni dittatura rubare le giovani menti.

Qualsiasi islamico che ambisce al governo deve trovare un modo di arginare il decreto coranico del “Allah non ha partner”. Nel 1991, quando Ayman al-Zawahiri (l’attuale leader di Al-Qaeda) criticò i Fratelli Musulmani per aver presto parte ai processi democratici d’Egitto, trasse una conclusione: “la linea di fondo delle democrazie è che il diritto di legiferare è dato a qualcuno che non sia Allah l’Altissimo. Chiunque è d’accordo con questo è un infedele perché ha messo qualcun altro al posto di Allah”.

Khomeini aggirò il problema ponendo la governance nelle mani dei chierici, la cui stretta aderenza alla shariʿah allontanò il regime dall’accusa di sostituire Allah e in quanto “leader supremo” si fece dittatore ingannando e minacciando la popolazione.

Erdoğan ha acquisito il potere attraverso il processo democratico reso possibile dalle riforme di Ataturk e voto dopo voto è diventato più autoritario e il Paese più islamico. Specie dopo il tentato golpe. Con le elezioni del 2018 si è concesso di cambiare la costituzione per diventare un Khomeini turco. Da ora in poi non correrà più il rischio di perdere, ma vincerà con i margini di Arafat.

L’obiettivo della politica estera di Khomeini era semplice: espandere l’influenza dell’Iran, diffondere la sua versione dell’islamismo e combattere l’Occidente. La politica estera di Erdoğan è stata ostile all’Occidente ancor prima che diventasse primo ministro, ma come presidente della Turchia, l’ostilità agli Stati Uniti s’è fatta concreta: ha aiutato l’Iran a portare armi in Siria, ha combattuto i curdi e ha reso popolare, per qualcuno ha addirittura inventato, il saluto a quattro dita della Fratellanza Musulmana.

Ma tra i più preoccupanti tra tutti i paralleli Erdoğan-Khomeini c’è la nuova tendenza all’ostaggio. Il 4 novembre 1979, le forze di Khomeini hanno sequestrato l’ambasciata americana a Teheran e tenuto in ostaggio 52 persone tra diplomatici e civili per 444 giorni. E non smetterà mai di catturare  americani. Dal 2016 ad oggi non si contano gli ostaggi di Erdoğan: tra le varie carcerazioni opinabili, forse la più celebre è quella del pastore Andrew Brunson. L’accusa di cristianizzazione è la più diffusa.

Oggi la rivoluzione del Sultano ha preso velocità e sta quasi per superare le gesta del grande ayatollah. Se c’è un posto al mondo dove i diritti umani sono stati debellati quasi completamente, dove i cristiani sono perseguitati per “decreto di stato”, dove la shariʿah governa e le donne non hanno dignità, questo è la Turchia del ventunesimo secolo. E c’è ancora qualcuno che la sogna in Europa.

Lorenzo Formicola in LA NBQ

DISPACCI DALLA CINA. ACCORDO O NON ACCORDO, IL GOVERNO CONTINUA A PERSEGUITARE LA CHIESA CATTOLICA.

Il M° Aurelio Porfiri questa settimana è impegnato in un evento molto interessante nel Nord Italia, come potete leggere nel post precedente a questo, e ha anticipato l’invio dei suoi Dispacci, che oggi cominciano con una notizia tristemente prevedibile: e cioè che il regime comunista non ha cambiato di un millimetro il suo comportamento, dopo aver incassato la presenza al Sinodo di due suoi emissari in talare vescovile. Poche cose accecano come il desiderio di passare alla storia facendo pagare il conto gli altri.

La Chiesa sparita

In un articolo di Chao Mien dell’otto ottobre per “AsiaNews” si spiega come nel nuovo sito della Chiesa cattolica cinese non siano inclusi i membri della Chiesa sotterranea, cioè coloro che per fedeltà al Papa hanno subito persecuzioni, non poche finite con il martirio.

L’articolo dice verso la fine: “Fonti vicine al Vaticano e impegnate nei dialoghi hanno dichiarato che i prossimi incontri di dialogo fra Cina e Santa Sede avranno a tema proprio la situazione dei cattolici “sotterranei”.

I negoziatori vaticani sperano di convincere Pechino a riconoscere ufficialmente almeno 12 vescovi non ufficiali negli incontri che si dovrebbero tenere verso dicembre”. Mi sembra una situazione surreale. Sarebbe come se qualcuno fondasse una compagnia chiamata Coca Cola in opposizione a quella ufficiale, costringendo poi i dirigenti della Coca Cola vera a trattare con quella fasulla per avere approvati i propri dirigenti.

Non lo so, io spero vivamente che chi ha portato avanti questa cosa possa sapere cose che se rese pubbliche ci inviterebbero tutti all’ottimismo.

Voci dalla stampa di Macao Continue reading

DUE SITI AMERICANI PUBBLICANO RIVELAZIONI INQUIETANTI SUL CARD. COCCOPALMERIO. SMENTITA DI BECCIU

Non passa giorno senza che un nuovo scandalo dia un colpo alla traballante fiducia di chi segue con un minimo di attenzione le vicende della Chiesa. LifeSiteNews, un sito americano particolarmente ben informato, ha dato ieri sera la notizia che il card. Coccopalmerio era nell’appartamento del suo segretario quando la sicurezza vaticana ha fatto irruzione per arrestarlo durante un party omosessuale a base di droga. L’indiscrezione è stata confermata, sempre sulla base di fonti interne al Vaticano che vogliono mantenere l’anonimato per comprensibili ragioni, da un altro sito cattolico americano specializzato nel giornalismo di inchiesta, Church Miltant, con questo tweet che riproduciamo. Continue reading

Il Primato Romano sfigurato dal Successore di Pietro

L’impressionante rapidità con cui si susseguono gli eventi all’interno della Chiesa lascia pensare che ciò sia dovuto non solo a una dinamica di accelerazione storica, ma a una deliberata scelta degli agenti del caos per aumentare il disorientamento e paralizzare le forze di chi cerca di resistere alla marea che avanza.

Il 22 settembre la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese, in un comunicato congiunto, hanno reso noto di avere firmato un accordo “provvisorio” sulle modalità di nomina dei vescovi cattolici cinesi. Il testo però non è stato pubblicato e se ne ignora il contenuto.

Il vescovo emerito di Hong Kong, card. Joseph Zen, ha fatto pervenire ad AsiaNews la seguente dichiarazione: «Il comunicato, tanto atteso, della Santa Sede è un capolavoro di creatività nel dire niente con tante parole. Dice che l’accordo è provvisorio, senza dire la durata della sua validità; dice che prevede valutazioni periodiche, senza dire quando sarà la prima scadenza. Del resto qualunque accordo può dirsi provvisorio, perché una delle due parti può sempre aver ragione per chiedere una modifica od anche l’annullamento dell’accordo. Ma la cosa importante è che se nessuno chiede di modificare od annullare l’accordo, questo, anche se provvisorio, è un accordo in vigore. La parola “provvisorio” non dice niente. “L’accordo tratta della nomina dei Vescovi”. Questo la Santa Sede ha già detto tante volte, da tanto tempo. Allora qual è il risultato della lunga fatica. Qual è la risposta alla nostra lunga attesa? Non si dice niente! È segreto!? Tutto il comunicato si reduce a queste parole “C’è stata la firma di un accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi”. Tutto il resto sono parole senza senso. Allora quale messaggio la Santa Sede intende mandare ai fedeli in Cina con questo comunicato? “Abbiate fiducia in noi, accettate quel che abbiamo deciso”(?) E che cosa dirà il governo ai cattolici in Cina? “Obbedite a noi, la Santa Sede è già d’accordo con noi”(?) Accettare ed obbedire senza sapere che cosa si deve accettare, in che cosa si deve obbedire?» Continue reading

CASO MCCARRICK Viganò, il Vaticano batte un colpo. Ma è a salve

A oltre quaranta giorni dalla lettera denuncia dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, un comunicato della Santa Sede – senza mai nominare l’ex nunzio – annuncia un’inchiesta interna per fare luce sulla vicenda McCarrick. Un comunicato pieno di reticenze e contraddizioni, e soprattutto evita la questione fondamentale: è vero o no che papa Francesco seppe di McCarrick il 23 giugno 2013 dall’allora nunzio Viganò?

La Santa Sede ha emesso ieri un comunicato, in italiano e in inglese, che probabilmente vorrebbe essere una risposta alla testimonianza dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, pubblicata nella notte fra il 25 e il 26 agosto scorsi. Diciamo : “vorrebbe”, perché nel testo non si fa mai riferimento all’ex nunzio, né al primo né al secondo dei documenti dai lui resi pubblici. In pratica si annuncia un’inchiesta basata sull’esame dei documenti disponibili in Vaticano sul cardinale Theodore McCarrick, che sta adesso conducendo una vita di preghiera e penitenza in un convento negli USA. Ma ecco il testo integrale del documento: Continue reading