Solennità di Gesù Cristo Re dell’ universo. –Anno b, 25-11-2018

Parlare di Re ci fa subito pensare a qualcuno forte, potente, che comanda, che si fa servire, che può decidere anche della vita e della morte delle persone. Chissà cosa farei io se fossi re anche per un giorno solo!

Quando si celebrava questa festa, ed io ero molto giovane e pesavo diversi chili di meno vi era un canto che oggi non si canta più, che diceva, però anche qualcosa di molto importante. Si cantava in latino, adesso messo in naftalina, ma che è ancora la lingua ufficiale della Chiesa.

Le parole, le dico in italiano suonavano, all’inizio così: “Cristo vince, Cristo regna, Cristo Cristo comanda! (…)” e terminava: “Tempi buoni verranno! La pace di Cristo verrà! Il Regno di Cristo verrà!”.

Queste due frasi ci ricordano delle cose e delle verità importanti che oggi gli uomini sembrano avere dimenticato. Tutto è nelle mani di Cristo, è Lui che ha in mano la nostra storia, anche quella personale, cioè la mia vita. Continue reading

Io vorrei donare

Io vorrei donare una cosa al Signore
ma non so che cosa.
Non credo più neppure alle lacrime,
e queste gioie sono tutte povere:
metterò un garofano rosso sul balcone
canterò una canzone
tutta per lui solo.
Andrò nel bosco questa notte
e abbraccerò gli alberi
e starò in ascolto dell’usignolo,
quell’usignolo che canta sempre solo
da mezzanotte all’alba.
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all’alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: “Pace!”
e poi cospargerò la terra
d’acqua benedetta in direzione
dei quattro punti dell’universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell’altare
e ogni domenica mi vestirò di bianco.

David Maria Turoldo

IL RAPPORTO ACS Libertà Religiosa 2018. L’islam è il maggior persecutore

Ieri è stato pubblicato il nuovo rapporto sulla Libertà di Religione 2018 di Aiuto alla Chiesa che Soffre, fondazione di diritto pontificio presieduta da Alfredo Mantovano e diretta da Alessandro Monteduro. Il quadro che emerge, come ci si poteva immaginare, non è dei migliori. Nel mondo, 1 cristiano su 7 vive in un paese in cui il cristianesimo è perseguitato. In questo inizio del XXI Secolo, il maggior persecutore dei cristiani, nel mondo, è il radicalismo islamico.

LE VITTIME DELLA LEGGE NERA

Mappa della persecuzione

Ieri è stato pubblicato il nuovo rapporto sulla Libertà di Religione 2018 di Aiuto alla Chiesa che Soffre, fondazione di diritto pontificio presieduta da Alfredo Mantovano e diretta da Alessandro Monteduro. Il quadro che emerge, come ci si poteva immaginare, non è dei migliori. Nel mondo, 1 cristiano su 7 vive in un paese in cui il cristianesimo è perseguitato. Nel periodo preso in esame, dal 2016 al 2018, si riscontra un aumento della repressione religiosa in ben 17 Stati. La tendenza è complessivamente negativa: solo in 4 Stati la situazione è migliorata. E solo in due Stati (Kenya e Tanzania) la persecuzione dei cristiani, ad opera del movimento jihadista al Shabaab in quei casi, può dirsi complessivamente conclusa. Il maggior persecutore dei cristiani, nel mondo, è il radicalismo islamico.

Infatti la maggioranza dei paesi in cui si registra una persecuzione, è a maggioranza musulmana e governata da regimi islamici che applicano la sharia. Su 21 Stati in cui la persecuzione è conclamata e non è “solo” discriminazione, ben 14 sono regimi islamici e altri 3 sono Stati post-comunisti con una maggioranza islamica.

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IL PADRE NOSTRO NON PUO’ CAMBIARLO NEMMENO IL PAPA Semmai può essere ritoccata la traduzione, ma ci si chiede se questa modifica non faccia che aumentare il caos liturgico

Molti amici e conoscenti mi dicono che non reciteranno la nuova formula del Padre Nostro ma continueranno a dire le parole tradizionali: “non ci indurre in tentazione”. I vescovi italiani hanno approvato la nuova versione durante la loro assemblea generale, ma è certo che dei fedeli – pochi o tanti che siano – non si atterranno alle nuove disposizioni. Perché? Per molti motivi: perché si stanno facendo troppi cambiamenti nella Chiesa che disorientano e in qualche caso angosciano, perché molti teologi e filologi dicono che il cambiamento non è giustificato ed anzi è controproducente, perché i vescovi in questo momento non brillano per autorevolezza e così via. Fatto sta che molti non si atterranno al nuovo Padre Nostro. A prescindere per il momento dal merito del contendere, ossia dalla correttezza teologica e filologica del cambiamento e dalla sua opportunità liturgica, mi pongo la domanda se i vescovi abbiano tenuto conto di un aspetto della questione, ossia che un’altra divisione tra i fedeli durante la liturgia domenicale si aggiungerà alle tante già presenti.

CAOS LITURGICO
Partecipare alla Santa Messa ormai vuol dire riscontrare i più svariati atteggiamenti liturgici dei presenti. Non mi riferisco agli abusi e agli eccessi, nonostante siano ormai molto frequenti. Mi riferisco alle messe celebrate, diciamo così, in modo accettabile. Anche in questi casi si nota la grandissima varietà di partecipazione. Continue reading

DOPO LE POLEMICHE Padre nostro, come se il Catechismo non esistesse

Tante discussioni sul “Padre nostro” sarebbero state evitate se qualcuno si fosse preso la briga di leggere il Catechismo e la sua spiegazione di “non indurci in tentazione”. Ma c’è un problema più ampio: inutile spendere anni sulla traduzione di una parola quando preti e vescovi regolarmente modificano a loro piacimento le parole della Liturgia.

“NON CI INDURRE IN TENTAZIONE”, ECCO COSA DICE IL CATECHISMO       

È vero che nella santa Chiesa di Dio ci sono problemi e difficoltà ben più rilevanti e gravi della revisione della traduzione del Messale italiano, però è altrettanto vero che le notizie degli ultimi giorni sono state comunicate con molte imprecisioni e si sono taciuti certi problemi di fondo. È anche vero che non si possono pretendere certe precisioni dalla stampa laica, la quale semplificando al massimo ha annunciato: “Adesso nella Messa cambia il Padre nostro, come ha voluto Papa Francesco”. In realtà non è così e i problemi non sono tutti qui, per cui credo opportuno offrire qualche considerazione in più e in ordine sparso.

.Anzitutto è necessario prendere coscienza che, abbandonato l’uso del testo latino e adottate le lingue vive, una revisione delle traduzioni è necessaria almeno una volta ogni 100 anni o, ancor meglio, ogni 50. L’ovvia ragione è che la lingua cambia: cambia a volte il significato di qualche termine e cambia insensibilmente il modo di esprimersi e per convincersene basta leggere un giornale di cent’anni fa.

Basta anche consultare il Messale nella orazione per un coniuge defunto, dove la traduzione in corso (1983) usa prima il termine “sposo/sposa” e poi subito dopo “compagno/compagna”, che oggi non significa più sposo/sposa, ma la persona convivente in una unione di fatto. Tra parentesi, tutto si sarebbe evitato se si fosse tradotto alla lettera l’unico termine che il latino usa: “famulus / servo”: “accogli la tua serva e custodisci il tuo servo, perché, uniti in vita dal vincolo dell’amore coniugale, nell’eternità siano riuniti nella pienezza del tuo amore”; invece si è voluto tradurre prima sposo/sposa e poi compagno/compagna – per il NT siamo figli e servi, ma per certi preti siamo solo figli e non siamo più servi di Dio – e  bisogna per forza cambiare. Continue reading

FRATELLI MUSULMANI Italia: un pulpito per l’imam salafita, un trono per l’emiro

Tamim Al Thani, emiro del Qatar, lo Stato che più degli altri flirta con i jihadisti e finanzia i Fratelli Musulmani, è invitato con tutti gli onori dal governo italiano. Al contempo, l’imam tunisino Béchir ben Hassan, ha appena concluso un suo breve tour nelle moschee di Torino. Anch’egli è il tipico esponente del pensiero estremista della Fratellanza

L’arrivo in Italia dell’emiro del Qatar, Tamim Al Thani, ha scatenato una ridda di polemiche sull’opportunità che il Primo Ministro, Giuseppe Conte, e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrino il leader di un paese che è notoriamente il principale sponsor del terrorismo internazionale e dei gruppi estremisti legati alla Fratellanza Musulmana, nonché violatore seriale dei più basilari diritti umani.

Se l’imminente visita di Tamim ha attratto l’attenzione dei media, molto meno appariscente ma particolarmente significativa è stata quella dello sheikh tunisino Béchir ben Hassan, che il 15 e il 16 novembre ha tenuto due sermoni a Torino, presso le moschee di corso Giulio Cesare e via Saluzzo. Le due visite sono in realtà (involontariamente?) correlate, con l’imam – strettamente legato al partito Ennahda, il braccio politico dei Fratelli Musulmani in Tunisia, come riporta l’edizione torinese di Repubblica.it – che ha aperto la strada alla venuta del giovane emiro del terrore. Continue reading

Le due candele

Le due candele
In una piccola chiesetta di montagna, vi era ai piedi di una splendida croce un cesto pieno di candele, pronte per essere accese e così illuminare il volto di Gesù.
Quella mattina, una delle candele iniziò a dire alla sua vicina: «Non vedo l’ora che qualcuno mi prenda e mi accenda per illuminare il volto del mio Signore». L’altra invece preoccupata rispose: «No, io non voglio morire così presto… voglio vivere ancora…». Continue reading

Meditazione con i bambini del catechismo su Mc 13, 24-32 – XXXIII domenica ordinarioB

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Parola del Signore

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Oggi il Signore si rivolge a noi, che siamo suoi discepoli Con delle parole, severe, che ci spaventano anche un po’!

“il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.”

Mamma mia, è la fine del mondo, di questo mondo, ma non la fine di tutto. Perché subito dopo Gesù dice che tornerà.
Cosa vuole dirci Gesù con queste Parole? Continue reading

XXXIII Domenica ordinario B- Fine del mondo?

Siamo verso la fine dell’anno liturgico, è un piccolo segmento della nostra storia collettiva e personale, di una storia in cui per certi aspetti sembrano davvero concretizzarsi le parole del Vangelo, che nella sua prima parte parlano di catastrofi immani. Di questi catastrofi, naturali e non siamo stati tutti testimoni in questi tempi. Pensiamo alle alluvioni, al crollo del ponte di Genova, commemorato anche di recente, a tutte le notizie di violenza che i media riportano ogni giorno verrebbe davvero da dire: “É la fine del mondo”.
O meglio, è la fine di questo mondo? Questi disastri, però, non è il Signore che li manda, ma sono frutto del’ uomo, del suo peccato.
L’ evangelista Marco ci descrive tutto questo con immagini che ci fanno venire un po’ di paura, in realtà questa immagini ci vogliono dire che la storia degli uomini, pur essendo quella che è, non è in balia di sé stessa e non è in cammino verso l’annientamento, ma noi siamo in cammino verso
l’incontro definitivo con il Signore del tempo e della storia. Continue reading

PEZZO GROSSO E IL PADRE NOSTRO: UNA SPINTA VERSO LA TEOLOGIA DI RAHNER. MA CE N’ERA PROPRIO BISOGNO?

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Pezzo Grosso dice la sua da par suo sui cambiamenti annunciati dalla Conferenza Episcopale Italiana al Padre Nostro e al Gloria. Alla fine del suo intervento Pezzo Grosso chiede il parere dei lettori, e quello di chi scrive sulla vicenda. Obbediamo subito: pensiamo che la nuova versione non abbia gambe su cui reggersi, sia una sostanziale invenzione nel verbo “abbandonare”. Il testo greco, da cui deriva la Vulgata di San Gerolamo dice: καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν, che fresco di greco come sono tradurrei: non ci introdurre nel peirasmòn, che può essere correttamente tradotto come “prova”. Il che ha un senso: Dio non ci tenta come farebbe il demonio, ma ci mette sicuramente alla prova, come spiega benissimo qui sotto Pezzo Grosso. Quindi, la versione Tosatti sarebbe: “non metterci alla prova”. Che, se vogliamo, ha assonanze forti con “se possibile allontana da me questo calice…”. Mi seguite? Scrivo sciocchezze? Ma se anche…non sono mica uno dei cervelli che pagati dall’obolo dei fedeli passano il tempo a riscrivere preghiere andate avanti benissimo senza di loro per un paio di millenni. A laurà!

Ecco pezzo Grosso: Continue reading