V Domenica di Quaresima : Lazzaro …

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore.

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Tutti pensiamo di conoscere abbastanza bene questo episodio del Vangelo, ma ne siamo poi così sicuri? A me ha fatto molto pensare questa espressione di Gesù: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Lazzaro è morto e Gesù non corre subito dal suo amico. Possibile non gli importi niente? Eppure manda a dire alle sorelle: “Questa malattia non è per la morte ma è per la gloria di Dio”

Ma cos’ è che manifesta la gloria di Dio? Certo il creato ci manifesta la gloria e la grandezza di Dio, pur se anche lui ha subito le conseguenze del peccato e anche quando non vi sono belle giornate piene di sole perché “Dio fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”.

Un santo, Ireneo, dice: «La gloria di Dio è l’uomo vivente»Allora mi sono chiesto cosa significhi. (per gli adulti)“Ogni desiderio che si affaccia al cuore umano si fa eco di un desiderio fondamentale che non è mai pienamente saziato. L’uomo, conosce bene ciò che non lo sazia, ma non può immaginare o definire ciò che gli farebbe sperimentare quella felicità di cui porta nel cuore la nostalgia. Non si può conoscere Dio a partire soltanto dal desiderio dell’uomo. Da questo punto di vista rimane il mistero: l’uomo è cercatore dell’Assoluto, un cercatore a passi piccoli e incerti. E tuttavia, già l’esperienza del desiderio, del «cuore inquieto» come lo chiamava sant’Agostino, è assai significativa. Essa ci attesta che l’uomo è, nel profondo, un essere religioso( CCC).

(Per tutti) L’ uomo è davvero un vivente quando si apre a Dio e compie ciò che Dio vuole, quando si lascia illuminare da Lui, soprattutto nei momenti in cui la vita diventa difficile. Se l’uomo non incontra Dio, che ci viene incontro, ieri è stata la festa dell’Annunciazione, può respirare, fare tante cose, possederne tante altre e di più ma non è vivo, è un po’ come uno zombie anche se di bell’aspetto.E qui arriviamo a Marta che dice a Gesù: “Se tu fossi stato qui non sarebbe morto”. Certo noi vorremmo che le persone che amiamo non morissero mai, ma questo passaggio fa parte della fragilità dell’esistenza dell’uomo.

Ma ecco che vediamo una delle altre grandi opere di Dio.

Gesù le chiede di credere, e questo lo dice anche per tutti noi, se crederemo potremo vedere e contemplare Dio che opera cose grandi. Come nella vita di Maria.

In quel: “Lazzaro vieni fuori” contempliamo il Signore della vita, che ci dice che noi siamo destinati alla vita. Certo Lazzaro dovrà affrontare di nuovo il passaggio della morte, anche Gesù lo dovrà affrontare sulla croce, che spesso più dell’espressione di un atto di fede diventa un ornamento fra i tanti, ma da lì sgorga la vita senza fine che attende ciascuno di noi, che sfocia nella luce della risurrezione.

Non abbiamo paura di credere, anzi facciamo nostra la preghiera: Signore credo, ma tu aumenta la mia fede; per essere viventi e credenti

Deo gratias, qydiacdon

Tempo di Quaresima - Anno A

 

 

 

IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE (ANNO A) – Il Signore guarda il cuore … ciechi e vedenti

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Parola del Signore.
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Leggendo mi sono incontrato con un fatto che ci può aiutare a riflettere meglio sul Vangelo di oggi e riguarda un sacerdote: Don Carlo Gnocchi, cappellano dell’esercito della seconda guerra mondiale, vide morire tanti soldati che lasciavano figli piccoli, anche con disabilità e tornato dal fronte fondò per loro diversi istituti in Italia. Quando nel 1956 morì a 54 anni lasciò i suoi occhi ai ciechi. Il suo era il primo caso di donazione di quel genere, di cui la legge vietava gli interventi e che la polizia voleva impedire, ma i medici non si tirarono indietro e le sue cornee furono trapiantate a un ragazzo di 11 anni e ad una ragazza di 19 e andarono bene tutti e due: riuscirono a vedere.
Anche oggi il Vangelo ci parla di un cieco, ma anche di persone che credono di vedere bene. Al cieco Gesù fa il dono più grande che è quello della vista. Continue reading

3 Domenica di quaresima anno A

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Parola del Signore.
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Se dovessi mettere un titolo alla Liturgia della Parola di oggi l’intitolerei sete ed acqua.
Non è che la terra promessa sia questa terra così ricca di acque. Nella stagione estiva i ruscelli si prosciugano, così come i laghetti che contengono l’ acqua piovana, le sorgenti, dalle quali anche nel tempo di secca continuava a sgorgare l’ acqua avevano “l’acqua viva”. L’ acqua si trovava anche nei pozzi più profondi. Il pozzo presso il quale si ferma Gesù, il pozzo di Giacobbe in Samaria era profondo 32 metri. Continue reading

II Domenica di Quaresima … della trasfigurazione

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore
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Gesù va su un alto monte e si trasfigura. Ha annunciato ai suoi discepoli la sua Passione: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.”
Un annuncio che Pietro non accetta, e che gli varrà di essere apostrofato da Gesù come “Satana”.
Ecco, quindi, che Gesù assieme a Giacomo e Giovanni conduce Pietro su un alto monte. Il monte nella Bibbia è il luogo dell’incontro con Dio. Nella maggior parte delle religioni, è il punto dove la terra e il cielo si incontrano, così Dio e l’uomo.
Il monte indica stabilità, Se gli uomini passano, i monti restano. Questa esperienza fa vedere i monti come simbolo della giustizia fedele di Dio.
Indica potenza, alto sopra le pianure che le calamità sovente sovrastano, il monte offriva un rifugio.
Indica anche umiltà ed esultanza. Quando il Signore visita la terra, i monti prorompono in grida di gioia. Continue reading

I DOMENICA DI QUARESIMA – Le tentazioni

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Parola del Signore
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In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
Premettiamo che la tentazione non è ancora il peccato, è cedere alla tentazione che diventa peccato. E’ vero che Gesù è Dio, ma è anche vero che è vero uomo e come l’uomo prova anche Lui l’esperienza della tentazione. Se leggiamo il Vangelo abbiamo come l’impressione di assistere a un grande combattimento, quello fra Gesù e il diavolo. La prima considerazione è allora che il diavolo c’è esiste e tenta continuamente ciascuno di noi ad allontanarsi da Dio.

Il diavolo è colui che crea, attraverso la menzogna, separazione, frattura e inimicizia tra uomo e Dio, tra uomo e uomo. E’ colui che crea, attraverso l’inganno una frattura nell’anima del singolo individuo.
Gesù va’ nel deserto, dove prega e digiuna, ma lui non ha peccati. Avrà, in colloquio con il Padre pensato la sua missione? Il Vangelo non ce lo dice. Ma sicuramente questo suo ritirarsi ci deve fare riflettere in questo tempo così accelerato e per molti aspetti anche caotico. Continue reading

VII Domenica ordinario A – No al minimo sforzo… tendere all’alto

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Parola del Signore
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Anche oggi la Parola che il Signore ci rivolge è esigente, impegnativa da mettere in pratica: “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano … . Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.

Amare i nemici, ma che cosa assurda ci proponi Gesù. Un nemico è un nemico, quindi va trattato come tale. Quando insegnavo mi succedeva di avere alunni che avevano della belle potenzialità, purtroppo non le mettevano a frutto. Quando venivano i genitori dovevo dire: ”guardate vostro figlio è intelligente, ha una “testa” che può fare ciò che vuole ma…” Già ma…. Anche a noi il Signore ci ha dato tante possibilità per compiere il bene, apprezzare e riconoscere il bello e il buono e per rendere felici noi e gli altri. Ecco allora che Gesù oggi alza l’asticella come nelle gare di salto in alto, perché vuole che noi facciamo il record perché la nostra vita si realizzi in pienezza davanti a Dio e agli uomini, non per essere applauditi, sentirci migliori degli altri, ma semplicemente come discepoli per aver fatto quello che dovevamo fare. Certo quello che il Signore chiede non è semplice, ma è un percorso che il cristiano deve compiere fino ad arrivare ad assomigliare sempre più a Gesù.
Il Signore è un maestro paziente e buono che rispiega ai suoi quelle cose che dice e che non sono comprese o perché fuori da una certa logica.
Quindi continua a darci ripetizioni con degli esempi forti che vanno contro un certo modo di pensare anche oggi. Continue reading

Chi c’era in principio? Dal commento teologico alla favola di Pinocchio

 

1 In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era, in principio, presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. ( Dal Vangelo secondo Giovanni)

C’era una volta …
“Un re!” diranno subito i miei piccoli lettori.
No ragazzi, avete sbagliato.
C’era una volta un pezzo di legno

Chi si accinge a raccontare una fiaba o a compiere una meditazione teologica incontra subito il problema dell’inizio: come si deve cominciare? Da chi si deve partire? Chi c’era una volta? Le fiabe propongono da sempre una soluzione concorde: c’era una volta un re.
Non ci sono dubbi sulla riposta da dare. In principio c’è Dio. “In principio era il Verbo”. (Gv 1,1) In principio c’è lo Spirito di Dio; anzi tutti i principi sono dello Spirito: il principio della creazione, il principio dell’opera di salvezza, il principio dell’umanità redenta cioè della Chiesa.
In principio dunque c’è “il Re” che si è mostrato ad Isaia nell’ora della sua vocazione: “I miei occhi hanno visto il Re, il Signore degli eserciti” (Is. 6,5). Proprio perché da sempre questo infinito e semplicissimo oceano di luce, di fuoco, di gioia che è il Dio eternamente vivo ed eternamente beato, riempie ogni pensabile spazio, proprio per questo siamo salvi dal nulla. (…)

Senza Dio l’universo è un deserto, e l’uomo, per quanto talvolta appaia grande a se stesso, non lo riempie. Non riesce neppure a riempire il suo mondo interiore: l’uomo, per qualche aspetto, è uno spazio dello spirito che chiede di accogliere una presenza.
A chi dobbiamo fare attenzione?
Se in principio c’è il Re, l’attenzione primaria deve essere per lui. Dio, se esiste, non tollera di essere posposto o di essere sottointeso neppure metodologicamente, neppure per un istante. Nulla è più comico dell’asserita opportunità di comportarci “ut si Deus non daretur” – come se Dio non esistesse – nell’intento di restituire all’uomo e al mondo la dignità e il gusto di una giusta secolarità. Se Dio esiste, le cose sono essenzialmente relative a lui, sicché ogni altro modo di considerarle ne insidierebbe l’autenticità.
Se mi metto a pensare, amare, sperare, vivere come se Dio non ci fosse, similmente mi metto a pensare, amare, sperare, vivere come se neppure io avessi qualche consistenza.
(…)
Perciò da qualunque punto si parta, si arriva sempre ad attingere il progetto unico e onnicomprensivo di Dio. (…)
Si cominci pure da un pezzo di legno, purché lo si esamini senza alcun pregiudizio, e, se inaspettatamente si udrà uscirne una voce, non la si neghi – come maestro ciliegia – in nome di qualche assioma prefissato. Il Collodi, che pone all’inizio del suo discorso un pezzo di legno, riesce alla fine a raggiungere il Padre.(…)
Del resto chi parla dell’uomo, parla anche implicitamente anche di Dio, del quale l’uomo è immagine.

Ridotto da: Contro maestro ciliegia card. Giacomo Biffi – Commento teologico alle avventure di Pinocchio

ROMA. Pinocchio, il successo a 193 anni da nascita di Collodi - Giornale La Voce

VI Domenica ordinario anno A – A nessuno ha comandato di essere empio .. di peccare

Dal libro del Siràcide
Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.

Parola di Dio

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Parola del Signore.
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Il testo del Siracide può essere l’inizio di una grande riflessione sulla libertà dell’uomo, una libertà che anche Dio rispetta. “Fuoco e acqua vita e morte … bene e male … là dove vuoi tendi la mano”.
L’ uomo è l’artefice della propria vita e del proprio destino sia in positivo che in negativo. A nessuno, però è dato il permesso di compiere il male.
Purtroppo tante volte l’ uomo nell’ assurda pretesa di essere Dio a se stesso dimentica questa verità e compie il male e anche il male più grande che è quello di andare contro Dio, la sua legge, i suoi comandamenti che non sono per svilire l’ uomo, ma per sublimarlo, per portarlo ad altezze per lui inimmaginabili.
Molti cristiani confessandosi, o facendo l’ esame di coscienza al termine di una giornata, questi sono meno, si fermano al 5 comandamento e arrivano a pensare “Tanto non ho ucciso nessuno” , ma l’ odio, l’ invidia, l’arroganza, la prepotenza, le umiliazioni che infliggiamo agli altri? L’ apostolo ed evangelista Giovanni dice chiaramente: “Chiunque odia il proprio fratello è assassino” e lo è nel proprio cuore.
Gesù dice chi si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.
L’odio e l’ira, anche se non palesemente manifestati, sono già un peccato. Continue reading

Uniti a Dio

 

Voglio tenermi attaccato a Dio affinché la mia vita, il mio soffrire e la mia morte portino frutto eterno
(Romano Guardini)

Preghiera cristiana: la differenza dalle altre religioni c'è