INTUIZIONE DA SACERDOTE I bambini non nati o abortiti si sono sacrificati per noi?

È possibile che i bimbi in grembo abortiti, volontariamente e non, abbiano accettato di morire per Cristo a salvezza delle anime dei genitori e di tutto il mondo? È l’ipotesi di un opuscolo, “La via nascosta dei bimbi nati in cielo”, scritto da due semplici sacerdoti e da un teologo, che pone fondamento nella ragione, nella fede e nell’esperienza e che il Magistero della Chiesa non esclude come possibile.

C’è un opuscolo, scritto da due sacerdoti e un teologo, sicuramente destinato a far discutere e magari ad influire sulla vita della Chiesa. In una via di nascondimento. Motivo per cui non troverete le firme degli autori della pubblicazione, che però sappiamo essere persone fortemente fedeli alla tradizione e alla dottrina cattolica. Detto questo, come sempre accade nella Chiesa, l’intuizione di uno di questi preti, avallata dal teologo e dall’altro prete come possibile e ragionevole, è già nella coscienza del popolo.

La tesi di questo piccolo opuscolo, “La via nascosta dei bimbi nati in cielo” (ed. Ancilla), è infatti la conferma di quanto molte madri con un sensum fidei che hanno perso i loro bambini in grembo percepivano già come vera: quei piccoli sono in cielo e il loro sacrificio è servito alla salvezza della loro famiglia. Anche i bambini volontariamente abortiti dai loro genitori espierebbero i peccati del mondo. In queste pagine si trova solo la conferma che questa ipotesi non è esclusa dalla Chiesa, come si evince dal documento del 2007 (ampiamente citato) della Commissione Teologica Internazionale La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo.

Facciamo alcune premesse partendo dal commento del teologo, che interviene nell’opuscolo per ricordare che per il fatto che i bimbi in grembo hanno un’anima la Chiesa non può escludere che abbiano un rapporto reale, seppur misterioso, con Dio. Di più, avendo sì il peccato originale, ma non avendone mai commesso alcuno i non nati vivono in uno stato di purezza tale da godere di un’intimità con il Creatore maggiore. Continue reading

Meditazione nella festa della Santa Famiglia 2018 – ciclo C

Famiglia, una realtà che ci coinvolge tutti. Una realtà variegata quella della famiglia, oggi. Famiglie mono genitoriali, famiglie cosiddette allargate, famiglie con problemi nelle relazioni fra genitori e figli e viceversa, famiglie che si sfasciano dopo un congruo numeri di anni di vita matrimoniale con i figli che, comunque, inevitabilmente, porteranno in sé questa frattura, fino ad arrivare a definire famiglia quella che famiglia non è quelle in cui non vi è la presenza maschile e femminile.

La festa di oggi, ci chiama a confrontarci con la famiglia come ci è consegnata nel progetto di Dio, come l’ha pensata Dio mettendoci davanti una famiglia particolare,, perché va contro corrente con la mentalità mondana sulla famiglia di oggi, che non si apre al mistero di Dio. Stiamo ancora contemplando il mistero del Natale, bene il Figlio di Dio che viene nel mondo ha scelto di venire in una famiglia. Poteva scegliere tanti altri modi, perché no? Del resto Dio è Dio! Continue reading

Perchè il “Te Deum” si canta il 31 dicembre? Chi l’ha scritto?

L’inno cristiano per eccellenza è cantato anche in altre solennità. E sulle sue origini si racconta una leggenda con protagonisti Sant’Ambrogio e Sant’Agostino
È l’inno cristiano di ringraziamento per eccellenza e viene cantato tradizionalmente la sera di San Silvestro per ringraziare il Signore dell’anno appena trascorso.

Il 31 dicembre è il giorno del Te Deum. Nelle parrocchie di tutto il mondo viene intonato nella sua lingua originale: il latino.

L’inno viene cantato anche in altre particolari occasioni solenni come nella Cappella Sistina ad avvenuta elezione del nuovo pontefice, prima che si sciolga il conclave oppure a conclusione di un Concilio (Famiglia Cristiana, 29 dicembre).

Tra leggenda e realtà
Il testo finale del Te Deum è attribuito a Niceta, vescovo di Remesiana (Dacia inferiore), che lo avrebbe scritto alla fine del IV secolo.  Continue reading

SANTO NATALE 2018 Accogliamo il Signore che viene. Buon Natale

Il Natale è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo nell’umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni. 
Celebrare il Natale è quindi manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli altri.

(Benedetto XVI, Udienza Generale, 4 gennaio 2012)

Giorgione, L'adorazione dei pastori

L’immagine: Giorgione, L’adorazione dei pastori, 1500-1505

Il Natale è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo nell’umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni.

Celebrare il Natale è quindi manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli altri.

(Benedetto XVI, Udienza Generale, 4 gennaio 2012)

Ecclesia in La NBQ

GERMANIA La giustizia tedesca riconosce nozze minorili

La Corte Federale di Giustizia tedesca ha stabilito che una nuova legge che vieta il matrimonio con minori è incostituzionale perché tutti i matrimoni, compresi i matrimoni infantili contemplati dalla shari’a, sono protetti dalla legge fondamentale tedesca. Un precedente pericoloso.

La Corte federale di giustizia – la  Bundesgerichtshof –  , la più alta corte di giurisdizione civile e penale della Germania, ha da poco stabilito  che una nuova legge che vieta il matrimonio con minori è incostituzionale perché tutti i matrimoni, compresi i matrimoni infantili contemplati dalla shari’a, sono protetti dalla legge fondamentale tedesca Grundgesez.

La vicenda finita poi in tribunale aveva come protagonisti due cugini siriani – lui ventunenne, lei quattordicenne – che nel 2015 avevano raggiunto la Germania attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”. Arrivati in Europa, però, i due ragazzi sono stati separati dall’Ufficio Welfare giovani in custodia e la ragazzina, allora quattordicenne, venne collocata in un istituto di assistenza per rifugiate minorenni non accompagnate. Sostanzialmente il ragazzino pretendeva che gli fosse riconosciuto il diritto di poterle far visita quando voleva in quanto marito e pretendeva che il suo status di coniuge gli venisse riconosciuto anche in Germania. E allora se la legge tedesca decretava “non valido” il matrimonio contratto con un minore che non ha compiuto neanche sedici anni, ci ha pensato la Corte federale, – dopo tre anni passati a far rimbalzare una simile storia in tribunale e che poteva essere liquidata molto tempo prima -, a smentire di fatto una norma di sempre, aprendo, in modo piuttosto efficace,  la porta alla legalizzazione dei matrimoni infantili tanto cari alla shari’a. E diventando l’ennesimo caso firmato da una corte tedesca che involontariamente- o favorevolmente?- sta promuovendo e sostenendo la creazione di un sistema giuridico islamico parallelo nel paese.

La corte ha  stabilito  che il matrimonio era valido perché stipulato precedentemente in Siria, dove, secondo la legge della shari’a, sono concessi.  La sentenza – descritta  come un “corso accelerato nella legge sul matrimonio islamico siriano” – ha innescato una tempesta di critiche. Ovviamente il timore dei tedeschi che si sono rivoltati contro la corte di Bamberg è quello di vedere la società islamica parallela, in ascesa in Germania, sempre più forte al punto da prevalere, con le sue norme, sul diritto europeo.

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Meditazione sul Natale – 2018

E’ Natale, ma siamo proprio sicuri? Sì perché grazie alla tecnologia andando nella rete e cercando delle immagine per fare gli auguri di Natale ho trovato solo immagini di alberi di Natale, palline colorate, babbi natale, ma quasi nessuna che rappresentasse la nascita di Gesù, poi andando nella voce natività allora ho trovato le immagini classiche, tradizionale artistiche della nascita di Gesù. Allora mi veniva spontaneo riflettere, ma il Natale è questo? Solo luci, alberi addobbati, palline colorate e luccicanti, babbi natale con slitta e renne e pacchetti in carta colorata e patinata da aprire. Oppure stiamo veramente perdendo quella che è l’essenzialità del Natale, trasformando questa festa, essenzialmente cristiana, in una festa che di cristiano non ha un granché.

Natale è la contemplazione di un evento e di un mistero allo stesso tempo. Un evento che avviene nella notte, nel silenzio, nell’ umiltà, lontano da tutte quelle luci che si accendono in questo periodo e che dovrebbero rimandarci ad un’altra luce: “la luce vera, quella che illumina ogni uomo”, come scrive l’ Evangelista Giovanni all’inizio del suo Vangelo. Continue reading

IV Domenica di Avvento – si mise in viaggio in fretta …

“Eccomi sono la serva del Signore”, dice Maria all’ angelo nell’ annunciazione. Maria avrebbe potuto rimanere tranquillamente a casa a ripensare, meditare quanto le stava accadendo, ne avrebbe avuto tutte le ragioni, invece: “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.”.

“ in fretta”… Va in fretta perché l’ angelo le ha annunciato un segno, che Ella da credente va a contemplare… non per avere una verifica di quanto le è stato annunciato!

“ in fretta”… perché vi una lieta notizia da comunicare e una speranza da annunciare!  Continue reading

John Henry Newman: un cardinale antiliberale

In questi giorni sui media è ritornata la presenza del Beato John Henry Newman (1801-1890), il grande combattente contro il liberalismo e relativismo moderni, a causa della notizia del riconoscimento della Chiesa di un secondo miracolo avvenuto per sua intercessione.

Con ciò si apre la possibilità della canonizzazione di uno dei convertiti più rilevanti della Storia della Chiesa. La canonizzazione farebbe di Newman il primo inglese santo vissuto nella Gran Bretagna divenuta anglicana nel XVI secolo.

Nell’Ottobre 2005 Paul Chavasse, Rettore dell’Oratorio di Birmingham, a quel tempo Postulatore responsabile per la causa, annunciò che Jack Sullivan, un diacono di Marshfield nel Massachusetts, attribuì la sua guarigione, da una malattia del midollo spinale, a Newman. Il miracolo avvenne nella giurisdizione dell’Arcidiocesi di Boston, la cui responsabilità era quella di determinare la sua validità. In virtù di questo miracolo venne beatificato il 19 settembre 2010 da Papa Benedetto XVI a Birmingham. Continue reading

ONU Patto sui rifugiati, un altro macigno sull’Occidente

Dopo il Patto globale sull’emigrazione, presentato all’Onu quello sui rifugiati, due parti di uno stesso disegno. Oltre ad abolire la distinzione tra profughi e migranti economici, il peso dell’assistenza viene ancor più fatto gravare su Europa e Stati Uniti, che già coprono l’86% dei fondi Onu per i rifugiati.

Il “Patto globale per una emigrazione sicura, disciplinata e regolare”, adottato per acclamazione dai 164 stati che hanno partecipato alla conferenza intergovernativa svoltasi il 10-11 dicembre a Marrakech, sarà presentato il 19 dicembre al Palazzo di Vetro quando si chiederà all’Assemblea generale di votare una risoluzione che lo approvi formalmente.

Intanto, il 17 dicembre, l’Assemblea è stata chiamata a pronunciarsi su un altro documento, il “Patto globale sui rifugiati”. Come quello sull’emigrazione, anche questo Patto emana dalla “Dichiarazione di New York per i rifugiati e gli emigranti”, votata il 19 settembre 2016 dai 193 stati membri dell’Onu, durante un summit di capi di stato e di governo. La “Dichiarazione”, che era stata fortemente sollecitata dall’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, si proponeva, si legge nella sua presentazione, di far adottare “un atteggiamento più umano e coordinato nei confronti degli emigranti e dei rifugiati”, al fine di “salvare vite, proteggere i diritti e condividere le responsabilità a livello globale”.

Era la prima volta che l’Assemblea generale organizzava un summit del genere, si congratulò all’epoca il Segretario generale dell’Onu Antonio Gutierres, una vera e propria “pietra miliare” nella gestione delle migrazioni internazionali, una “opportunità unica di creare un modo più responsabile di rispondere ai grandi movimenti di rifugiati ed emigranti”. Continue reading

INGHILTERRA Un nuovo battesimo per i trans, le follie anglicane

La Conferenza dei vescovi della Chiesa d’Inghilterra ha promosso una iniziativa che si chiama “affermazione della fede battesimale”. Nella cerimonia la Chiesa d’Inghilterra benedice la nuova vita e viene imposto al transessuale un nuovo nome. Un para-battesimo che rovescia esattamente il significato dell’autentico battesimo. Infatti incardina ancor di più la persona nel peccato e nega l’identità che Dio ha voluto per ognuno di noi.

Siamo onesti. Se un uomo diventa “donna” cambia nome, giusto? E dunque occorre battezzarlo di nuovo perché il vecchio nome di battesimo è ormai scaduto. E’ questione di logica, tutto qui. Questa è la bellissima trovata della Chiesa anglicana che potremmo chiamare “battesimo dei transessuali”.

La Conferenza dei vescovi della Chiesa d’Inghilterra ha promosso una iniziativa che si chiama “affermazione della fede battesimale”. Non si tratta di un nuovo battesimo, tengono a precisare, però ha tutte le caratteristiche per sembrare tale. Infatti durante questa cerimonia la Chiesa d’Inghilterra benedice la nuova vita e viene imposto al transessuale un nuovo nome. Poi questa rinascita sessuale viene sugellata tramite l’aspersione del capo del “battezzato” con acqua e olii benedetti, recitando alcuni versetti del Libro dei Salmi e sottoscrivendo un vero e propri certificato di battesimo bis.

La Conferenza dei vescovi anglicani, che già in passato si è mostrata gay friendly aprendo alle “nozze” gay e ai sacerdoti omosessuali, ha precisato: “La nuova cerimonia non mira affatto a pregiudicare la solennità del sacramento tradizionale. Essa consiste in un formale rinnovo delle promesse battesimali e consentirà a coloro che stanno compiendo una transizione sessuale di ottenere dalla comunità ecclesiale, per intercessione di Nostro Signore Gesù Cristo, una benedizione solenne per il loro mutamento di identità.” Julian Henderson, titolare della diocesi di Blackburn e presidente della Conferenza, ha poi dichiarato: “Tutti gli uomini sono creati a immagine e somiglianza di Dio e ciascun individuo deve essere accolto dalle comunità parrocchiali senza discriminazioni. La recente riforma mira ad aprire le porte della Chiesa ai fedeli che stanno attraversando una fase difficile della loro vita, ossia il mutamento della rispettiva identità sessuale. La famiglia ecclesiale, simbolo del Corpo di Cristo, da oggi in poi non considererà più tale cambio di identità come una devianza, ma lo celebrerà come una vera e propria rinascita.”

“Rinascita” è la parola chiave per comprendere questa blasfema carnevalata. Secondo la dottrina cattolica il battesimo ci permette di rinascere in Cristo perché prima, a causa del peccato originale, eravamo morti. Nella versione anglicana la rinascita interessa l’identità sessuale. Il disagio di vivere in un corpo che non si sente il proprio può essere assimilato alla sensazione di morire conducendo un’esistenza in una certa identità sessuale. La rinascita avviene nel cambio di sesso. Dunque appare ragionevole benedire questa rinascita anche in chiesa. Ed anzi pare obbligatorio concludere che questo secondo “battesimo” valga di più del primo, dato che il primo battesimo era stato fatto su una creatura che non aveva nemmeno iniziato il suo percorso da bruco a farfalla.

C’è poi da appuntare che questo para-battesimo rovescia esattamente il significato dell’autentico battesimo. Infatti incardina ancor di più la persona nel peccato. Se dopo il battesimo dobbiamo far di tutto per rimanere immacolati, il battesimo trans, benedicendo la rettificazione sessuale, benedice il peccato, perché qualifica come giusto buttare nel cestino quell’identità voluta per noi da Dio al fine di sostituirla con un’altra inventata da noi. Un chiaro rifiuto delle leggi naturali volute dal Creatore.

Ma al di là della Manica non tutti sono rimasti in silenzio. Michael Nazir-Ali, già vescovo di Rochester, ha dichiarato: “I transessuali vanno senza alcun dubbio accolti nella comunità dei fedeli, ma la cosiddetta affermazione della fede battesimale mi sembra una vera e propria deformazione del sacramento istituito direttamente da Nostro Signore. Le persone che stanno affrontando una crisi di identità sessuale vanno aiutate ricordando loro la bellezza di valori quali la sacralità della famiglia, l’amore puro e l’intangibilità dell’ordine naturale istituito dal Creatore. Non si può quindi celebrare in Chiesa il palese rifiuto dell’identità conferitaci dall’Onnipotente al momento della nascita.” Gli ha fatto eco Peter Jensen, ex arcivescovo di Sydney: “Le autorità ecclesiastiche hanno il compito di preservare la natura sacra ed eterna della morale cristiana. Tuttavia, le ultime iniziative dei vertici anglicani, a mio avviso, hanno sempre più eroso l’autorità dei comandamenti etici contenuti nelle Sacre Scritture, fino a rasentare, in alcuni casi, la blasfemia. L’introduzione dell’affermazione della fede battesimale, ad esempio, mira a legittimare una condotta palesemente anti-cristiana, ossia il rigetto delle caratteristiche naturali attribuiteci dal Signore”.

Tommaso Scandroglio in La NBQ