È un buon momento per chiedere un cambiamento mentre i cristiani vengono trucidati e l’Occidente tollera, anzi giustifica, il terrorismo: che l’anno nuovo ci porti il dono dell’intolleranza al terrorismo islamico. Una santa intolleranza alla menzogna perché nessuno ha due padri o due madri. Che ci porti in dono una santa intolleranza alla pratica dell’utero in affitto. Che ci porti la compassione per tutti i bimbi che non vedranno la luce. Che Dio intervenga, perché noi non siamo capaci.
Buon Capodanno e un bellissimo anno nuovo. Le date sono convenzioni ma hanno un loro valore catartico, un buon momento per cominciare un cambiamento.
Da dove cominciamo? Dalle decine di morti cristiani massacrati dai vicini di casa islamici in Irak, Siria e Nigeria? Stanno fioccando le giustificazioni: la situazione economica, l’attacco contro le organizzazioni islamiche più scatenate. Oppure cominciamo dalle ormai incontabili vittime islamiche del terrorismo islamico? Damasco, Bagdad, il terrorismo islamico si è scatenato in un inevitabile schema: tutti contro tutti. L’acquiescenza occidentale per il terrorismo contro obiettivi israeliani è diventato tolleranza per il terrorismo in generale, incluso quello contro vittime cristiane, schiacciate come scarafaggi sul lungomare di Nizza, nei mercatini di Natale, macellati al Bataclan, e poi le vittime islamiche, spesso dimenticate.
Tolleranza in realtà è una parola mite. La parola corretta è approvazione, anzi ammirazione. Il terrorismo è visto come una reazione ad una qualche ingiustizia. Questo doppio schema: beatificazione dei carnefici e criminalizzazione delle vittima sta portando l’Occidente a schierarsi con chi vuole distruggere i popoli raccattando simpatie infime e minime e grossi dubbi sul loro diritto di stare al mondo.
Tanto più un popolo ama il terrorismo, tanto più ci si schiera dalla sua parte, perché, evidentemente, ha subito ingiustizie. Se così non fosse non sarebbe diventato un popolo di terroristi: una logica inoppugnabile. In realtà il terrorismo nasce da una cultura di morte. Non esiste un terrorismo armeno, gli ebrei usciti dai campi di sterminio non hanno fatto saltare i bus scolastici a Berlino, non esiste un terrorismo tibetano.
Che l’anno nuovo ci porti il dono dell’intolleranza, una sana intollerana. Anzi una santa intolleranza: intolleranza alla ferocia, intolleranza al terrorismo. E cominciamo dalle parole: terrorismo islamico. Cominciamo dal coraggio delle parole. Che l’anno nuovo ci porti il dono dell’intolleranza per la menzogna dei bambini che hanno due padri o hanno due madri. Che la menzogna sia vietata e soprattutto ne sia vietata la santificazione burocratica: nessuno ha due padri e nessuno ha due madri. Ognuno di questi bambini ha il diritto al lutto, per il genitore che è stato cancellato: il sindaco sorridente che trascrive la menzogna contribuisce ulteriormente a rendere il dolore per il genitore cancellato un tabù, qualcosa di non dicibile. La collera e il lutto del bambino saranno “soffocati”, resteranno “dentro”. Qualcosa di vietato.
Che l’anno nuovo ci porti in dono una santa intolleranza alla pratica ignobile e pericolosa dell’utero in affitto e anche a quella della vendita di gameti: che i bambini vivano con papà e mamma, il loro papà e la loro mamma. Come ci insegnano i bambini adottati quando questo non succede c’è una ferita primaria, che nemmeno i loro valorosi genitori adottivi riescono a colmare del tutto. Che l’anno nuovo ci porti una santa intolleranza alla pratica della vendita degli esseri umani o dei loro pezzi.
Che l’anno nuovo ci porti la compassione per tutti i bimbi che non vedranno la luce, che saranno smembrati da vivi per finire a pezzi nell’aspiratore (aborto per aspirazione), che agonizzeranno per ore prima di riuscire a morire (aborto chimico). Che gli uomini amino le donne, le donne amino gli uomini e tutti amino i bimbi. Che i bimbi vengano al mondo, accolti da mamma e papà.
Che Dio intervenga nel mondo, perché noi non siamo capaci e abbiamo bisogno di aiuto. Benedica coloro che non Lo amano e li illumini, benedica coloro che in strane processioni di orgoglio Lo offendono e li illumini. Che Dio ci benedica per l’anno nuovo. E anche per quello dopo.
Silvana De Mari in La NBQ