Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
L’ Ascensione di Gesù al cielo non è la festa della partenza di Gesù per non so dove, del suo allontanamento da noi. Gesù stesso ci ha rassicurato nelle Domeniche precedenti, promettendoci di non lasciarci orfani e un altro Consolatore.
Del resto il Vangelo di Matteo si conclude proprio con queste parole: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo!” Ed è proprio nei momenti di maggior bisogno, di tristezza, quando il nostro cuore sembra svuotarsi che il Signore è più vicino a noi. Purtroppo, noi, chiusi nel nostro dolore, nelle nostre afflizioni non vediamo e non sentiamo.
Quindi? Inizia un tempo nuovo. Fino ad allora i discepoli hanno vissuto un momento particolare, privilegiato in cui hanno sperimentato la presenza del risorto, ora inizia Il tempo in cui ai discepoli viene affidata la missione di rendere loro stessi presenti il Signore nel mondo
Qual’ è questo modo? Lo dice Gesù stesso: “Andate, battezzate, insegnando ciò che io vi ho comandato …” E Gesù ci ha comandato di amarci gli uni gli altri come ci ha insegnato Lui: Donandosi! Diventa allora il tempo del cammino per i discepoli, ma anche per noi, che spesso, forse, pensiamo di stare un po’ seduti, sui banchi della fede. L’ apostolo Giacomo non sarebbe molto d’accordo con noi: “mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Gc cap 2)
E siccome camminare da soli non è così piacevole, specie se devi affrontare dei sentieri difficili, superare ostacoli imprevisti ecco che Gesù ci ha donato una comunità non solo di amici, ma di fratelli: la Chiesa!
La sua missione non si è esaurita, ma continua tutt’ora in un mondo che è quello di oggi. Un mondo in cui tutti non sono amici, le cose brutte esistono ancora, la vita non viene considerata sempre un dono, e gli uomini continuano ad uccidersi e a peccare.
Per questo occorre che i discepoli di Gesù, noi, la Chiesa, continuino ad annunciare il Vangelo, ad indicare Gesù che è vivo e presente, vicino. Occorre che continuiamo a vivere l’amore a Dio per vivere sinceramente l’ amore al prossimo.
Due frasi però mi hanno colpito in modo particolare e ve le propongo.
“ … Essi però dubitarono”
Gesù ha dato un appuntamento ai suoi su un monte in Galilea, (quello delle Beatitudini), Gesù e una persona seriaed è puntuale, ma … dubitano!
Queste tre piccole parole: “essi però, dubitarono”, che leggiamo nel Vangelo sembrano volerci proprio rovinare questa bella festa che è un tutt’uno con la Pasqua che celebriamo, anche in questa Messa.
Voi a catechismo avete imparato a conoscere Gesù, vi sono state annunciate tante cose su di Lui, anche ai grandi, quelli che vengono in Chiesa, noi, eppure … da come ci comportiamo, da come parliamo, da come usiamo i beni che il Signore ha messo a nostra disposizione, a cominciare dal tempo … tante volte sembra che non siamo poi mica tanto sicuri che tutto sia proprio come Gesù ci ha detto.
Ci comportiamo come se il Signore fosse partito per sempre e … via! Sì è stata una bella storia, commovente, ma niente di più.
Abbiamo pregato all’inizio così Dio Padre: “… nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo nostro capo nella gloria …”! Ma abbiamo questa speranza in noi?
Ci crediamo al Paradiso? Crediamo che anche noi con tutta la nostra umanità saremo per sempre con il Signore?
Ieri sera su SAT 2000 hanno replicato il film su S. Filippo Neri dal titolo che riprende, secondo l’ aneddoto, la frase con cui il santo rifiutò di diventare Cardinale: “Preferisco il Paradiso”. Ma in quale Paradiso crediamo? Quello che ci illudiamo di costruire noi?
L’ altra frase è quella che abbiamo ascoltato dal testo degli Atti: “Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.
Ci dovrebbe fare pensare: ci sarà il ritorno del Signore, lo professiamo ogni volta che recitiamo il Credo: “Credo in un solo Signore Gesù Cristo… È salito al cielo e siede alla destra del Padre. Di là verrà a giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine”, come ci ritroveremo? Come saranno le nostre mani? Pulite, ma vuote oppure avremo qualcosa di bene da mostrare a Gesù.
E questo ritorno potrebbe avvenire in qualsiasi momento, come leggiamo sempre nel Vangelo di Marco: “State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!” (Mc 13, 32-36).
Ancora una volta anche questa festa, la Parola del Signore che abbiamo ascoltato ci portano a riflettere in modo molto concreto sulla realtà della nostra fede e sul nostro impegno di vita e di testimonianza! Il Signore affida a tutti noi un compito!!!
Come lo avremo svolto? Io non so l’esito finale, certo confido nella sua misericordia, ma, con il suo aiuto, cerco di mettercela tutta!
Ad maiorem Dei gloriam,qydiacdon.