“Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”
E’ il testo che sentiremo il Giovedì Santo nel brano del vangelo di Giovanni che riporta il gesto della Lavanda dei piedi.
“Li amò sino alla fine…”
Alla fine, all’ estremo. L’ estremo per un uomo è il dono della vita per qualcosa, magari un grande ideale, o per qualcuno che ama, come fa Gesù per noi sulla croce, per ciascuno di noi. Se per noi umanamente non è possibile andare oltre Gesù, nell’ istituire il Sacramento dell’Eucaristia, il Sacramento della sua Pasqua, ha voluto rimanere presente vivo, risorto in mezzo a noi che possiamo godere così della sua presenza.
S. Alfonso Maria de Liguori scrive: “Signor mio Gesù Cristo, che per l’amore che porti agli uomini, Te ne stai notte e giorno in questo Sacramento pieno di bontà e di amore, aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarti …”
Così noi possiamo godere della sua presenza affinché Egli possa guidarci, per accompagnarci nel cammino della vita. Oggi molti hanno la pretesa di guidarci, di guidare la nostra vita, di orientare la nostra storia e sentiamo tanti discorsi, ma in silenzio, davanti all’ Eucaristia la voce del Signore Gesù può risuonare nei nostri cuori anche quando il cammino della nostra esistenza si fa difficile, impegnativo tanto che vorremmo gridare come Giobbe! “Signore, ma quali sono i tuoi disegni?” Il Signore risponde: “Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie “
( Isaia55).
Me il Signore non si dimentica di noi. Eccolo qui nell’Eucaristia che stiamo contemplando. Cammina con noi nel tempo, nella storia, per custodirci e per difenderci!
Vorrei ricordarvi per capire come possa operare la presenza del Signore in questo Sacramento l’episodio di come S. Chiara di Assisi respinse i saraceni.
Aveva circa 47 anni quando i saraceni insidiarono Assisi e il suo monastero. Non surrogato femminista, come molte suore odierne, Madre Chiara si pose a difesa con Cristo della sua amata città, sprovvista di valide difese. Federico II, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia, aveva mosso guerra contro la Chiesa, spingendo le sue soldataglie all’invasione delle terre pontificie, chiedendo ausilio ai più fieri nemici della cristianità, i saraceni appunto. Ne assoldò circa 20 mila, donando loro la città di Lucera, nel regno di Napoli e da quella base partirono per continue scorrerie, saccheggiando, distruggendo, incendiando città e castelli, compiendo sacrilegi e profanazioni nelle chiese e nei monasteri, uccidendo e facendo prigionieri. Un venerdì del settembre 1240 scalarono le mura del monastero di Santa Chiara e le suore, lascia scritto Tommaso da Celano: «Corsero a santa Chiara che era gravemente inferma e, con molte lacrime, le dissero come quella gente pessima avevano rotte le porte del monastero. Ed essa le confortava che non temessero […] ma armate di fede ricorressero a Gesù Cristo. E giacendo santa Chiara sulla paglia, inferma, si fece portare una cassettina d’avorio dove era il Santo Corpo di Cristo consacrato e si fece portare incontro a quella mala gente. E orando devotamente […] “Pregoti, Signor mio, che ti piaccia che queste tue poverelle serve, le quali tu, Signore, hai nutricate sotto la mia cura, che non mi siano tolte né tratte di mano, acciò che non vengano nelle mani e alla crudeltà di questi infedeli e pagani; onde pregoti, Signor mio, che tu le guardi, che io senza di te guardarle non posso e massimamente ora in questo amaro punto”. A questo priego, dalla cassettina che aveva dinnanzi reverentemente, si uscì una voce, come di fanciullo e, udendola tutte le suore, disse: “Io per tuo amore guarderò te e loro sempre” […]». (Vita di santa Chiara vergine, Opusc. I,21-22, in FF 3201, pp. 1915-1916).
I mercenari islamici fuggirono precipitosamente dal monastero, respinti dalla potenza di una forza invisibile. E di lì a poco lasciarono Assisi.
Questa è la forza dell’Eucaristia se noi però, crediamo veramente nella presenza reale del Signore nel Sacramento. Il Signore ci ha detto non vi chiamo più servi, ma amici e gli amici stanno assieme, si trovano. Perché allora non venire a trovare, con una visita anche breve, il nostro amico Gesù che ci attende ogni giorno nel tabernacolo. Provate e credetici e le nostre giornate, con tutte le complicazioni che ci può riservare la vita saranno diverse.
ad maiorem Dei gloriam, qydiacdon