Accoglienza. – XVI Domenica anno C (2016)

 

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».( Lc 10,38-42)

 

“Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.” ( Ap. 3,20)

Leggiamo nel libro dell’ Apocalisse. Anche oggi, Gesù, in questa Eucaristia, lui, il buon Samaritano del mondo, ancora una volta, bussa alla porta del nostro cuore e della nostra vita gli apriremo, lo accoglieremo?

Oggi sentiamo parlare quasi ogni giorni di accogliere, di accoglienza di fronte ad una migrazione di cui non sappiamo quali saranno gli esiti per la nostra società e la nostra vita di domani. Tutti parlano di accoglienza e danno consigli e ricette su come dovrebbe essere, ma accogliere non è facile, non è scontato, spesso ci troviamo disorientati.

Questo può accadere anche nei confronti del Signore, che si avvicina a noi e ci interpella e ci mette in crisi con le sue proposte, ma soprattutto con la strada che ci chiama a percorrere. L’ altro aspetto è che il Signore rimane sempre per noi un po’ “straniero”, perché più grande di noi. Lui Creatore, Signore, noi, se pur amati, creature. Oggi la Parola che abbiamo ascoltato ci propone tre modi con cui accogliere il Signore che passa nella nostra vita.   

Abramo
che vede giungere questi tre viandanti e corre loro incontro, li prega di fermarsi e capisce che Dio lo sta visitando, ospite inatteso. Questo ospite, che riceve accoglienza da parte di Abramo dona molto di più e in modo sovrabbondante. Abramo ha il desiderio di un figlio, che non ha ed ecco il dono, improvviso e inaspettato: “ Tornerò da te fra un anno a questa data e allora, Sara, tua moglie avrà un figlio”. La Bibbia ci dice che Sara rise dentro di sé, pensa che questo non possa accadere, dimenticandosi che chi la sta visitando è il Signore e che per il Signore nulla impossibile.
Questo dovrebbe allontanare da noi tutti quei se, quei ma, che mettiamo spesso, quasi sempre davanti al Signore nel seguirlo, che indicano come la porta del nostro cuore rimanga chiusa e che facciamo una fatica terribile ad accoglierlo.

Marta e Maria
Altri due modi di accogliere, da tutte e due abbiamo qualcosa da imparare.
Noi assomigliamo molto spesso a Marta, “ci affanniamo e ci preoccupiamo di molte cose”.

Prendiamo esempio dalla vita che viviamo! Un modo di vivere incalzante, direi anche caotico, tantissimi impegni a cui far fronte, per cui si è sempre di corsa. La tecnologia, che non è un male in se, ma è male, spesso, l’ uso improprio che noi ne facciamo, anziché renderci migliore la vita ci sta privando sempre di più del contatto e del rapporto umano. Si mangia e a tavola fra un boccone e l’ altro si “messaggia” e non si parla, così si guida l’ auto telefonando e si cammina più con gli auricolari che con i piedi.

Eppure vi sono cose che devono essere fatte, servizi che devono esserci, senza Marta quella sera nessuno avrebbe forse cenato, neanche Gesù ma occorre stare attenti a non perdere il cuore, l’ anima del nostra fare e del nostro agire, e per noi non può essere altro che il Signore: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”(Mt 5,16).
Non dobbiamo dimenticare quello che è il senso ultimo e la vera ragione di quello che facciamo.

Maria
è “ seduta ai piedi del Signore”. È nell’ atteggiamento di chi pone al centro la persona, di chi si pone in ascolto e accoglie col cuore e nel cuore.
Il cuore di Maria diventa “casa di accoglienza” e ci rammenta quella che deve essere la fonte del nostro agire.
Se noi non accogliamo il Signore in noi prima, tutto quello che facciamo, pur arrivando anche a un livello eroico, sarà sempre una soddisfazione del mio “io” come ci ricorda S.Paolo: “E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe …”(1 Cor 13).

L’ unica cosa di cui noi abbiamo bisogno per vivere è sentirci amati senza condizioni, ma vivere questo amore è possibile solo accogliendo Gesù, che “ mi ha amato e ha dato se stesso per me”(Gal 2,20).

Accogliamo Gesù con il cuore di Maria, che ci insegna a contemplare il mistero di un Dio che si fa viandante e pellegrino e a porci in ascolto, ma anche con il darsi da fare di Marta che ci insegna che occorre darci da fare perché il Signore sia ospitato in modo degno non rimanendo una presenza nascosta nell’ intimo della nostra coscienza, “ma anche nell’ umanità che viviamo”. (Biffi)

Con Maria rimettiamo la preghiera e il silenzio nella nostra vita spirituale, nel rapporto con il Signore; con Marta la concretezza di una Carità ospitale e operosa verso i fratelli!

Deo gratias qydiacdon

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