L’ incontro dell’ ultima volta aveva come tema: “ la manutenzione straordinaria” in famiglia nel contesto del cammino quaresimale ed abbiano anche accennato ad alcuni “ germi patogeni” che rovinano la relazione all’ interno della coppia e , conseguente anche all’ interno del contesto della famiglia. Quando vi sono delle tensioni all’ interno della relazione fra coniugi inevitabilmente questo si riflette sulla relazione e nel rapporto con i figli.
Ne abbiamo elencati alcuni se vi ricordate:
- I conflitti non risolti
- La routine della vita familiare
- La critica
- Le aspettative
Oggi vorrei aggiungerne altri.
Il primo è la gelosia!
Chiedetevi se siete gelosi!
Facendo mente locale in un’ ipotetica scala da 1 a 10 provate a darvi un voto in gelosia?
Chiediamoci cosa significhi, da dove nasca, ma anche: Dio è un Dio geloso? Se lo è cosa vuol dire?
Che la gelosia procuri drammi è assodato. Ogni giorno le cronache riportano drammi della gelosia, spessissimo con conseguenze tragiche fino al’ omicidio. Oggi è stato inventato anche il termine femminicidio, ( allora quando viene ucciso un uomo si dovrebbe dire maschicidio?). Penso che usando il termine Uomo come sinonimo di persona questa sia una distinzione inadatta, anche se , purtroppo, le conseguenze della gelosia colpiscano in genere le donne.
Noi focalizziamo questo discorso all’ambito familiare di coppia, non ci occupiamo della 2gelosia” fra fratelli. Consapevoli che il termine ha una valenza più ampia perché investe le relazioni di carattere amicale, ma anche di carattere sociale-economico.
Qualche esperto dice che. “dietro i bisogni fondamentali di Identità e di Affettività, la Gelosia si manifesta in un io ferito ed immaturo che vive nell’ esasperazione di un sentimento di angoscia per l’ abbandono, che scaturisce dai primi anni dell’ infanzia e [dovuta] alla struttura educativa genitoriale”
Altri dicono che: “ La gelosia può nascere da un’ immagine negativa di sé che vede nel comportamento dell’ altro un qualcosa che viene meno per se. Nascono allora i sospetti, le inchieste, i processi eterni, le fissazioni, il soffocamento delle più legittime libertà. Quando uno dei coniugi diventa geloso la relazione è in pericolo e occorre intraprendere la strada della pazienza e del dialogo vero, perché vengano alla luce e si chiariscono i veri motivi della sfiducia, e da parte dell’ altro coniuge vedere e riconoscere quali dei suoi comportamenti possa no alimentare la gelosia dell’ altro”. (Venite in disparte riposatevi un po’ . Comunità di Caresto, ed. Gribaudi)
Io ritengo la gelosia indice di una immaturità affettiva e di una mancanza di fiducia nell’ altro! Essa è limitativa dell’ altro, portandolo ad essere considerato come “proprietà”, dimenticando che la persona non si può “possedere” alla stregua di un oggetto. Ai miei alunni, quando ci confrontavamo su questo tema chiedevo: “ Ama di più la persona che permette all’ altro di realizzarsi, e quindi la lascia libera, si fida o chi la costringe, limitandone la libertà?”. Ovviamente questo non preclude di consigliare, dialogare, confrontarsi, ma anche ad essere disponibili a far si che l’ altro abbia idee e sensibilità diverse dalle nostre.
Consideriamo cosa ci dice la Bibbia. Poniamoci una domanda, anzi due: Dio è un Dio geloso? Se lo è cosa significa?
Occorre fare una premessa.
Noi usiamo spesso il termine gelosia nel senso anche di essere invidiosi. È importante capire come viene usato questo termine.
Quando noi usiamo la parola “geloso”, lo facciamo nel senso di essere invidiosi di un’altra persona perché lui o lei hanno una bella automobile o una bella casa (beni materiali). Una persona potrebbe anche essere gelosa o invidiosa di un’altra persona a causa di qualche abilità o talento (ad esempio, capacità atletiche). Un altro esempio potrebbe essere di una persona gelosa o invidiosa della bellezza altrui.
Prendiamo in esame il testo di Esodo 20,4-5 che dice: “Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso…” La “gelosia” di Dio è qui da intendere come un richiamo da attribuire a qualcun altro ciò che spetta giustamente a Lui.
In questi versetti, Dio sta parlando alle persone che si fanno idoli e che si inchinano a loro per adorarli invece di dare a Dio l’adorazione che solo a Lui spetta . L’adorazione e il servizio Gli appartengono. Adorare e servire qualsiasi cosa che non sia Dio è un peccato (come Dio dice in questo comandamento). Quando desideriamo, o siamo invidiosi, o siamo gelosi di qualcuno perché ha qualcosa che noi non abbiamo, ciò è peccato.
La gelosia è un peccato quando è un desiderio per cose che non ci appartengono. Quindi, Dio è giustamente geloso quando l’adorazione, la lode e l’onore vengono dati a idoli. Questa è esattamente la gelosia di cui parla Paolo in 2 Corinzi 11,2 “Sono geloso di voi della gelosia di Dio…” (http://www.gotquestions.org/Italiano/Dio-geloso.html#ixzz3UugO0o3W).
Nella Bibbia vi è anche un uso diverso di questo termine. Viene impiegato per indicare sostanzialmente l’ interesse e l’ affezione di Dio per l’ uomo e dell’ uomo per Dio e non una patologia. Quando Dio è chiamato “Geloso” nella Bibbia lo indica come Colui che ha cura del suo popolo.
La passione e il senso di appartenenza a Dio, che illumina la nostra identità di cristiani, mettendo nella giusta dimensione anche quelle che sono le patologie legate alla gelosia.
Vi può essere anche una gelosia nei confronti dei nostri figli. Dicono sempre gli esperti: Questo produce genitori ansiogeni, proprietari e non custodi del bene dei figli. Per quanto concerne la trasmissione della fede non aiutano il cammino di libertà in Cristo, un po’ per accidia( disinteresse, pigrizia, indifferenza), un po’ perché frantumati fra le mille proposte mondane del nostro tempo. Diventa facile vivere due atteggiamenti che sono entrambi dannosi: il lassismo, da una parte e il fondamentalismo dall’ altra.
Più difficile, molto più difficile, ma più fecondo, per l’ equilibrio dei nostri figli vivere nell’ attenzione e nel senso di appartenenza a Dio, nell’ interesse e nell’ affezione di Dio all’ uomo e viceversa.
Un altro germe inquinante delle relazioni familiari è quella che qualcuno chiama l’ infedeltà “a piccole dosi”.
Senza arrivare a infedeltà particolari, come il tradimento esplicito del partner, è il non avere a cuore l’ unità di coppia, in pratica agire come vivrebbe uno scapolo, due tu che coabitano, ma che non arrivano mai ad essere un noi, determinando in questo tempo la propria vita, le proprie scelte, il proprio tempo libero. Occorre essere molto attenti perché i ritmi che ci vengono imposti dal nostro modo di vivere, spingono molto in questa direzione.
Eppure vi è una fedeltà da vivere, certamente nei confronti del marito o della moglie, ma anche all’ impegno che si è assunti nel rendersi disponibili ad una grande sfida che è quella della realizzazione a un progetto di vita liberamente scelto. Una fedeltà a quella famiglia, ai tuoi figli.
Noi molto spesso ci commuoviamo di fronte ad esempi di fedeltà che ci offrono gli animali e se avete pazienza vi posso proporre anche due esempi.
Fido
“Era una fredda sera dell’inverno 1941 quando Carlo Soriani sentì un guaito…”. L’operaio sta tornando da San Lorenzo alla sua casa nella frazione di Luco. Nel greto di un torrente trova un cucciolo ferito. Lo porta a casa, diventa “suo”. Non è bravo a caccia, il cagnolino. Fido non sa nemmeno fare la guardia. Ma ogni mattina alle 5,30 sveglia il padrone, e assieme vanno alla corriera. Alla sera, alle 19, il cane è lì in piazza. A volte il padrone scherza, non scende dalla corriera. Il cane sale e lo va a cercare, nascosto dietro un sedile. Questo per due anni, fino alla sera del 30 dicembre, quando le bombe distruggono la fabbrica dove lavora il padrone. “Fido, fedele al suo appuntamento, era lì ad aspettare anche quella sera. Gli operai scesero in silenzio, con facce pallide… Fido esaminò uno ad uno tutti i viaggiatori poi saltò sulla corriera e invano cercò fra i sedili Carlo Soriani. Tornò a casa da solo e la famiglia Soriani capì che Carlo non sarebbe più tornato”.
In pochi giorni, nella piazzetta di Luco, tutti notano questo cane che aspetta. “Da allora, puntualmente, ripeté ogni pomeriggio per quasi quattordici anni questo suo viaggio da casa alla piazza. Il giorno lo passa sul cocuzzolo davanti a casa, con il naso in su, rivolto verso Borgo San Lorenzo. Anche negli ultimi anni di vita, quando le zampe non lo sorreggevano più, con gli occhi annebbiati, le orecchie ciondoloni, era sempre lì ad aspettare”.
Il sindaco di Borgo ordina che Fido sia esentato dalla tassa sui cani e che possa circolare liberamente senza museruola. Il 9 novembre 1957 il cane viene premiato con una medaglia d’oro, durante una cerimonia in Comune. L’annuncio della sua morte – avvenuta l’8 giugno 1958 – viene dato da “La Nazione” a quattro colonne. “Fido è morto. Sarà sepolto all’esterno del piccolo cimitero di Luco di Mugello dove riposano le spoglie del suo padrone”. “Fido è stato trovato morto sul ciglio di un podere ieri alle sedici, poco lontano dalla sua casa di Luco di Mugello. La scoperta l’hanno fatta due ragazzini che tornavano da scuola. Lo hanno riconosciuto subito e sono corsi a dare la notizia alla signora Soriani, che è scoppiata in lacrime. In breve, gli abitanti del borgo erano radunati quasi al completo intorno al povero corpicino inerte, semi nascosto dall’erba alta”. Pochi mesi dopo è stato inaugurato il monumento, opera dello scultore Salvatore Cipolla.
Toldo
Un legame indissolubile quello tra il gatto Toldo e il suo proprietario Renzo, scomparso a 71 anni. Un affetto che neppure la morte è riuscita a interrompere, tanto che l’animale ha continuato a tenerlo vivo vistando la tomba dell’amico ogni giorno. Una storia che strappa un po’ di commozione, in particolare in un piccolo paesino come Montagnana, a ridosso di Pistoia, dove i due vivevano felici.
Renzo e Toldo erano molto legati, un amore forte e sincero nato sin dal primo giorno dell’arrivo del micio. Il piccolo era stato adottato in una colonia felina a soli tre mesi, e crescendo aveva identificato nell’uomo la guida e la sua famiglia. Ma la scomparsa prematura di questo grande sentimento aveva spezzato la quotidianità, sacra per gli animali. Una ritualità importante che Toldo ha voluto proseguire, andando a salutare Renzo sulla tomba.
Piccoli doni semplici come foglie, rametti, sassolini, fazzoletti sono ciò che Toldo adagia quotidianamente sulla lapide. Più volte al giorno, aggirandosi indisturbato per il paesino fino a raggiungere il cimitero dove l’uomo riposa. E poi rimane lì, seduto sulla tomba a fare compagnia al suo amico umano. Forse alla ricerca di quel calore e di quelle parole che caratterizzavano le sue giornate.
Tanti i testimoni che rispettosamente osservano questa delicata processione quotidiana, non ultima la signora Ada, moglie del defunto. Spesso è lei che Toldo scorta per i sentieri del cimitero, fino a raggiungere insieme la tomba. Una compagnia silenziosa iniziata sin dalla cerimonia funebre, con il gatto dietro il carro funebre, fino ai primi rametti sulla tomba di Renzo.
Una storia che ha commosso ma anche incuriosito, tanto da catturare l’attenzione dei media che la signora Ada ha cortesemente respinto. Del resto è una storia privata, un sentimento intimo da rispettare con cura in silenzio.
Bene, se gli animali riescono a darci questi esempi di fedeltà, noi ci facciamo superare da loro?
Cosa dire poi della fedeltà a Dio? Già perché il Dio che Gesù ci fa conoscere è il Dio fedele al punto di dare la vita!
“ Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici e voi siete miei amici …” Allora tutte le volte che guardiamo al crocifisso pensiamo alla fedeltà del Signore, questo ci aiuterà ad essere fedeli anche nei momenti in cui la fede diventa difficile.
Altro germe: il senso di superiorità.
Oggi è diffuso negli ambienti più disparati e contagia da subito anche i bambini. Nessuno ha più niente da imparare dall’ altro, tutti sanno, ma soprattutto tutti sono convinti di stare un po’ sopra all’ altro e a tutti gli altri.
Influenza anche l’ ambito dell’ educazione dei figli. Pensiamo a certi frasi che ricorrono, e quante volte le ho sentite nei colloqui con i genitori a scuola, del tipo: “ Ma sa mia moglie, gli concede, purtroppo io sono molto preso …” o viceversa, che sottende un pensiero che suona pressappoco così: “Lei / lui non sa mica trattarli … se ci sono io allora sì”. Ma i figli si educano in due. Siccome poi chi hai davanti è comunque dotato di una propria identità nessuno può dirsi arrivato e essere sicuro di avere lui la proposta vincente, perfetta, assolutamente sicura.
Un attenzione particolare deve essere riservata ai vari percorsi di fede all’ interno della coppia e nei confronti degli stessi figli. Nel cammino di fede nessuno può sentirsi superiore ad un’ altro, anzi questo potrebbe diventare un impedimento all’ altro per una crescita personale. Si tratta piuttosto di un accompagnare, di un camminare insieme, mentre si cresce anche personalmente. Ben contenti se l’ altro/a, i figli spiccheranno il volo e sapranno innalzarsi verso l’ infinito.
Abbiamo cercato di abbozzare quelli che sono gli inquinanti delle relazioni nella coppia e nella famiglia, allora vorrei concludere con questa preghiera che richiama tutti alle nostre responsabilità nel educare alla conoscenza e all’ amore del Signore.
Cristo non ha mani
ha soltanto le nostre mani
per fare il suo lavoro oggi.
Cristo non ha piedi
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini
sui suoi sentieri.
Cristo non ha labbra
ha soltanto le nostre labbra
per raccontare di sé
agli uomini d’oggi.
Cristo non ha mezzi
ha soltanto il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé.
Noi siamo l’unica Bibbia
che i popoli leggono ancora.
Siamo l’ultimo messaggio di Dio
scritto in opere e parole.
Follereau, scritti vari
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(dqy)