II Domenica di Quaresima B
Una delle invocazioni dell’ atto penitenziale che abbiamo pregato dice: “Signore Gesù, manifestato nella Gloria sul monte per illuminare il nostro cammino con la luce della tua Risurrezione …” Perché, come ci viene davvero ricordato spesso, la nostra vita assomiglia ad un cammino da percorrere. Non facile, anche per quelli che sembra a “cui tutto vada sempre e comunque bene”, perché non sappiamo poi cosa c’è dentro il loro cuore, non sappiamo come sarà il domani, nostro e loro, non è tutto patinato e felice quello che appare. Mentre alle persone buone sembra che non ne venga risparmiata una, e quante volte ce lo sentiamo ripetere, anche in questi giorni in cui si visitano le famiglie …
Un cammino che
ha bisogno di essere illuminato dalla luce della fede, della fede che ha animato Abramo. Gli viene chiesto ciò che ha di più prezioso, quel figlio che lui ha tanto desiderato. Quali saranno stati i suoi sentimenti? Noi sappiamo già come andrà a finire, ma Abramo non lo sapeva, eppure accetta di abbandonarsi a Dio! Quella fede che Gesù deve risvegliare nei discepoli, che dovranno affrontare lo scandalo della Croce, una fede che nonostante tutto ci dice: Dio è con noi e non ci abbandona e , assieme a Lui ci donerà ogni cosa.
La fede ci indica una patria diversa e una casa stabile e non provvisoria, come quella terrena in cui viviamo e che anche noi saremo trasfigurati, come dice Paolo scrivendo ai cristiani di Filippi: “ La nostra patria, invece, è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo glorioso in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose…”
Già questo nostro corpo “misero” dice Paolo, di cui noi sperimentiamo tutta le fragilità, la debolezza ed anche la decadenza … questo nostro corpo che Dio stesso non ha voluto disdegnare assumendo la nostra umanità e che è tempio dello Spirito Santo”, tempio di Dio. Anche il corpo di Gesù sarà umiliato, sfigurato, mortificato nella passione, ma sarà gloriosa la mattina di Pasqua, la mattina della risurrezione. Allora rimaniamo saldi carissimi che siete nel dolore, nella malattia, nella sofferenza.
Noi al mattino quando ci alziamo, io almeno faccio così e altri lo fanno, aprono le finestre e guardano fuori per vedere che giornata sarà, se sarà nuvolosa, se ci sarà il sole, oppure se pioverà …
La trasfigurazione del Signore, in cui Gesù rivela la sua divinità, è questa finestra che il Signore apre e non solo per Pietro, Giacomo, Giovanni, che saranno i tre discepoli che Gesù chiamerà a vegliare con Lui nel Gestemani, prima della Passione, ma anche sul nostro futuro mettendo nella grande giornata della nostra vita una luce nuova, che è quello di un futuro radioso di speranza, di bellezza e di luce.
Certo ora camminiamo nella fede! Ma la fede nasce dall’ ascolto e dall’ accoglienza di un sì pronunciato a un offerta d’amore! S. Paolo dice ai Romani: “come potranno credere senza prima averne sentito parlare”
Quell’ “ Ascoltatelo” che hanno udito i discepoli risuona ancora per noi oggi!
“Parla Signore il tuo servo ti ascolta”, dice il piccolo Samuele quando sente risuonare la voce del Signore! Anche oggi il Signore ci parla!. La lettera agli Ebrei ci ricorda che: “ Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti oggi, ultimamente in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”.
Allora se io voglio ascoltare Dio, devo ascoltare Gesù! La sua voce parla alla mia coscienza che m’ incoraggia quando faccio qualcosa di buono e mi riprende quando faccio ciò che non è buono. Lì Gesù parla attraverso il suo Spirito. Stiamo attenti, però, a non confondere, perché sono tante le voci che si rivolgono a noi che possono inquinare la voce della coscienza, manipolarla, ma anche falsificarla. La nostra coscienza allora ha bisogno di ascoltare e riascoltare la Parola del Vangelo, parola di via, che orienta, parola di verità, perché è parola d’ amore e l’ amore vero non fa male a nessuno, parola di vita, perché illumina e vivifica la nostra esistenza.
Nel Vangelo risuona la Parola di Gesù e non solo per i cristiani. Un non cristiano che era rimasto affascinato dal Vangelo delle beatitudini e dal discorso della montagna è stato Ghandi, la forza dirompente del Vangelo non può essere contenuta, anche se il luogo normale dove la sua voce risuona è la Chiesa, la comunità dei fedeli battezzati, raccolta sotto la guida degli apostoli e dei loro successori: i Vescovi in comunione con il Vescovo di Roma: il Papa. Ricordiamo le parole di Gesù nel Vangelo: “Chi ascolta voi ascolta me”.
Qui troviamo la verità e non nelle parole degli uomini, quando non sono in comunione con il Signore, dei maghi, degli oroscopi o dei moderni sacerdoti degli idoli che propongo una vita che non dipende dallo sforzo, dalla fatica e dal sacrificio e che non è disponibile nei confronti di nessuno se non di se stessi …
Di fronte al futuro che la trasfigurazione del Signore ci fa contemplare ecco che non può venire in noi la gioia, una gioia grande, talmente grande da rimanere intimoriti, da volerci fermare, non andare altrove, come accade ai discepoli: “.. rimaniamo qui, non scendiamo più, facciamo tre tende… se tutto questo è per noi. Rimaniamo sul monte anche noi per respirare aria pura, … ma non si può.
Adesso è ancora il tempo del cammino! Bisogna scendere dal Tabor, facendo risuonare in noi quell’invito: “ Ascoltatelo”! Ascoltiamo Gesù con tutta la nostra mente, con tutto il nostro cuore, con tutto noi stessi e con una vita scritta su quel pentagramma che Dio ha scritto e che vuole fare della nostra vita un armonia celeste!
Soli Deo Gloria
Qydiacdon