1 In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era, in principio, presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. ( Dal Vangelo secondo Giovanni)
C’era una volta …
“Un re!” diranno subito i miei piccoli lettori.
No ragazzi, avete sbagliato.
C’era una volta un pezzo di legno
Chi si accinge a raccontare una fiaba o a compiere una meditazione teologica incontra subito il problema dell’inizio: come si deve cominciare? Da chi si deve partire? Chi c’era una volta? Le fiabe propongono da sempre una soluzione concorde: c’era una volta un re.
Non ci sono dubbi sulla riposta da dare. In principio c’è Dio. “In principio era il Verbo”. (Gv 1,1) In principio c’è lo Spirito di Dio; anzi tutti i principi sono dello Spirito: il principio della creazione, il principio dell’opera di salvezza, il principio dell’umanità redenta cioè della Chiesa.
In principio dunque c’è “il Re” che si è mostrato ad Isaia nell’ora della sua vocazione: “I miei occhi hanno visto il Re, il Signore degli eserciti” (Is. 6,5). Proprio perché da sempre questo infinito e semplicissimo oceano di luce, di fuoco, di gioia che è il Dio eternamente vivo ed eternamente beato, riempie ogni pensabile spazio, proprio per questo siamo salvi dal nulla. (…)
Senza Dio l’universo è un deserto, e l’uomo, per quanto talvolta appaia grande a se stesso, non lo riempie. Non riesce neppure a riempire il suo mondo interiore: l’uomo, per qualche aspetto, è uno spazio dello spirito che chiede di accogliere una presenza.
A chi dobbiamo fare attenzione?
Se in principio c’è il Re, l’attenzione primaria deve essere per lui. Dio, se esiste, non tollera di essere posposto o di essere sottointeso neppure metodologicamente, neppure per un istante. Nulla è più comico dell’asserita opportunità di comportarci “ut si Deus non daretur” – come se Dio non esistesse – nell’intento di restituire all’uomo e al mondo la dignità e il gusto di una giusta secolarità. Se Dio esiste, le cose sono essenzialmente relative a lui, sicché ogni altro modo di considerarle ne insidierebbe l’autenticità.
Se mi metto a pensare, amare, sperare, vivere come se Dio non ci fosse, similmente mi metto a pensare, amare, sperare, vivere come se neppure io avessi qualche consistenza.
(…)
Perciò da qualunque punto si parta, si arriva sempre ad attingere il progetto unico e onnicomprensivo di Dio. (…)
Si cominci pure da un pezzo di legno, purché lo si esamini senza alcun pregiudizio, e, se inaspettatamente si udrà uscirne una voce, non la si neghi – come maestro ciliegia – in nome di qualche assioma prefissato. Il Collodi, che pone all’inizio del suo discorso un pezzo di legno, riesce alla fine a raggiungere il Padre.(…)
Del resto chi parla dell’uomo, parla anche implicitamente anche di Dio, del quale l’uomo è immagine.
Ridotto da: Contro maestro ciliegia card. Giacomo Biffi – Commento teologico alle avventure di Pinocchio