Pensiero spirituale

 

Nella preghiera non si tratta, anzitutto di emozione, ma di convinzione, perché se manca la convinzione se presenza di Dio è solo fantasia, allora la preghiera di Dio è inganno. Se crediamo che Dio sia incapace di ascoltarci siamo dei dementi a cercare di parlargli. Tutto questo presuppone convinzione. La fonte della preghiera, dunque è la convinzione profonda, non l’emozione. È la comprensione profonda del mistero della realtà. A renderci in grado di pregare è, anzitutto, il senso dell’ineffabile. La massima intensità della preghiera viene espressa con l’espressione: “Riversare davanti a Dio la propria anima, il proprio cuore, la propria angoscia. Questo spirito è bene espresso nei salmi dove si dice che ‘ l’anima nostra sopporta e attende il Signore, perché è nostro aiuto e protettore’ e, in effetti ‘chi è la mia attesa? Non forse il Signore? Sì tutto il mio essere è presso di te Sl 38,7. Secondo l’espressione divinamente bella del Vangelo questi sono coloro che porteranno frutto nell’ attesa, condizione di attesa del servo che mentre il padrone è alle nozze, resta a vegliare presso la porta per aprirgli appena bussa. Allora il padrone lo farà sedere a tavola e gli serve lui stesso da mangiare. È solamente questa attesa, questa attenzione che può costringere il padrone a un tale accesso di tenerezza. ( da: I quaderni di San Pietro)

Una tenerezza che purtroppo oggi manca, soprattutto in coloro che dovrebbero avere a cuore quelle persone che a loro sono affidate, a cominciare dai potenti e governanti che piuttosto che servire così spesso si fanno servire. Mi rendo facile che non è così facile, ma l’egoismo e il desiderio di apparire come il più grande si insinua come un veleno nel cuore degli uomini che bevono … bevono… e sono affascinati da questo peccato. Maranathà, vieni Signore Gesù e donaci la grazia dell’umiltà vera che sa farsi piccolezza.

Qydiacdon

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