IV Domenica di Quaresima B- 2021: “Dio ha tanto amato il mondo …

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Parola del Signore

 

Gesù e Nicodemo - Bibbia, ragione e verità

Abbiamo pregato nella Colletta: “Concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina.” Ecco perché questa Domenica di Quaresima si chiama anche Laetare, che possiamo tradurre come Domenica del rallegrati, perché la Pasqua è ormai vicina, e nonostante tutte le difficoltà che ci sono, le paure, i dubbi, i timori il cristiano non deve mai dimenticarsi che la salvezza e la vita, in modo particolare la vita eterna che va oltre la vita fisica, che va oltre la morte vengono da Dio e dalla salvezza che il Signore risorto ci dona. Il testo del Vangelo è uno stralcio del colloquio che Gesù ha con Nicodemo, dottore della Legge, fariseo e membro del Sinedrio, fu, in base al racconto del Vangelo secondo Giovanni, uno dei discepoli di Gesù.

Nicodemo va da Gesù di notte

“Nicodemo è fra questi molti che sono attratti da Gesù per i segni che compie: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui» (Gv 3,2). Nicodemo è colpito dai segni ma non sa andare oltre. Per questo va da Gesù non per fare il passo e diventare suo discepolo, ma per interrogarlo. È un uomo delle istituzioni, definito dal proprio ruolo di capo del Giudei e fariseo (cfr. 3,1). È un uomo che ha le sue certezze fondate sul sapere e sulle dottrine del proprio gruppo di appartenenza e da queste parte per interrogare Gesù: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui» Giovanni afferma che egli va da Gesù di notte: la notte nel vangelo di Giovanni indica una situazione di conflittualità, il tempo in cui non si può operare (9,4) né camminare (11,1), l’ora del tradimento (13,30) e della paura (19,38). Qui nel contesto del dialogo esprime ambiguità: Nicodemo non vuole compromettersi o come meglio sintetizza s. Agostino: «… si accosta alla luce, ma la cerca nelle tenebre». (Communio biblica)

 Forse anche noi andiamo da Gesù solo nella notte, nella notte del buio della sofferenza, della prova quando mancano le risposte a ciò che ci succede. O forse più semplicemente perché abbiamo paura di comprometterci. Abbiamo paura del giudizio degli altri, abbiamo paura di farci vedere che Gesù è per noi un punto di riferimento. Quanti giovani, ma anche quanti adulti vivono oggi questa ambiguità, paura di essere cristiani, cioè seguaci di Gesù. Stiamo attenti a non essere cristiani notturni, ma lasciamoci avvolgere dalla luce che è Gesù stesso.

Una nuova nascita?

A Nicodemo Gesù parla di una nuova nascita dall’ acqua e dallo Spirito di fronte a questo annuncio Nicodemo dimostra il suo scetticismo. «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?» Eppure per tutti noi è accaduta questa nuova nascita “dall’acqua e dallo Spirito nel nostro Battesimo”. Questa nascita è un’esperienza che va oltre la nostra esperienza umana tangibile, ma per chi ha fede è autentica, vera. Attraverso un progetto che passa da una logica diversa da quella che noi abbiamo, e arriviamo al testo di oggi sui cui dirò alcune cose, poche. La logica è quella del dono, del dono che Gesù fa di sé dando la sua vita sulla Croce: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.” .

Vi è, però, una condizione. Gli israeliti morsi dai serpenti dovevano guardare il serpente di bronzo, noi dobbiamo guardare a Gesù, volgerci a Lui. La quaresima è questo tempo in cui rivolgendoci a Lui possiamo riflettere.

Possiamo anche allontanarci da Dio, ma allontanarci da Lui significa il fallimento. Siamo anche liberi di peccare, che vuol dire escludere Dio, ma il peccato ha conseguenze drammatiche nella vita personale e quella collettiva. Il peccato è poi frutto di nostre scelte e le conseguenze del peccato ricadono su di noi, ma non solo anche fuori di noi, nei rapporti, nelle relazioni, negli affetti.

 Allora cerchiamo di non dire solo che il mondo va male, ma chiediamoci cosa facciamo noi per fare andare bene il mondo alla luce del Vangelo.

 “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.”

 Dio ci ama, lasciamoci amare da Dio in Gesù.

Ad maiorem Dei gloriam, qydiacdon

 

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