«La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?»… «Ma voi, chi dite che io sia?»
Sono le due domande fondamentali che accompagnano la storia
dell’ umanità, sia la nostra storia personale.
I fautori del Nuovo Ordine Mondiale in cui vorrebbero un’unica religione per tutti i popoli, anche se non si sa bene quale, sicuramente un sincretismo religioso dove possano prevalere idealità, ma non la verità di un Dio scomodo come quello cristiano della Bibbia, un Dio che viene fra noi assumendo la nostra umanità, con la fragilità che anche essa comporta: Gesù era ben morto sulla Croce. Un Dio che pure accogliendo si propone come la via, la verità e la vita, l’unica via che può guidare al rapporto con Dio nella verità e che può rispondere a tutte le attese di speranza
dell’uomo di fronte alle prove, alle drammaticità della vita, dell’ingiustizia, dell’egoismo, del peccato dell’uomo diventa un grande punto di domanda e un problema.
Perché un problema?
Perché un punto di domanda?
E per noi chi è Gesù?
Vediamo se riusciamo a dare una risposta a questi interrogativi? Perché Gesù è un problema?
In una Babele delle religioni vi è questa provocazione. In un sincretismo, religioso che vorrebbe la religione indifferenziata, senza specificità, ma anche senza verità Gesù lancia la sua provocazione: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Abbiamo sentito anche nel Vangelo le opinioni sono le più disparate, così come lo sono state nell’ arco della storia. Su Gesù l’intellighenzia mondana ha detto tutto e il contrario di tutto, dimostrando anche la sua ignoranza, sciatteria e superficialità e trascurando quella che è stata la risposta data dai testimoni che hanno conosciuto, lentamente compreso e infine dato la vita.
Tanti continuano a risolvere il “problema Gesù” con alchimie non risolutive, o negandolo a priori a dando una risposta riduttiva che esclude il cielo, la trascendenza che è l’unica risposta che può infondere speranza nella vita degli uomini.
Un punto di domanda
Gesù rimane, quindi questo grande punto di domanda, con la sua pretesa di essere il Messia, il risorto, il vivente, colui che anche oggi è presente nella vita e nella storia del mondo questa grande domanda. Il punto è dove andare a cercare la risposta? Diverso è ascoltare quello che dice la gente, innumerevoli definizioni, pareri molteplici.
Gesù disorienta quelli che sono i parametri delle nostre scelte, del nostro modo di vedere e di pensare, dice che sono beati i poveri, i miti, quelli che sono nel pianto, coloro che hanno fame e sete di giustizia, quella giustizia così difficile da trovare sulla nostra terra, i misericordiosi, i puri di cuore. Assurdo se si ragiona con i parametri che oggi governano il mondo e la storia.
Gesù è, però, Colui che viene a rispondere alle esigenze di amore e di giustizia che ognuno di noi ha nel suo cuore.
Gesù per noi
La risposta di Pietro è la risposta di colui che ha percepito il mistero che gli sta di fronte, una risposta non data con la disamina dei ragionamenti umani, ma con la luce della fede dono che viene dall’ alto.
«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Questa professione di fede implica però delle conseguenze.
1. Riconoscere in Gesù il Signore, cioè come colui che può portarci al Padre, Dio, al Dio vero e vivente, con buona pace delle altre esperienze religiose, anche se questo non significa mancare di rispetto, ma avere chiara l’identità di cosa significa essere cristiano. Non è la stessa cosa di altre credenze religiose.
2. Implica, lo sentivamo proprio ieri di vivere il grande comandamento dell’amore: a Dio, in tutte le sue accezioni, preghiera, vita di fede, scelte evangeliche, carità e al prossimo in cui il sapere perdonare non è un optional.
3. Vivere giorno per giorno la fede tenendo gli occhi fissi su Gesù in mezzo alla concretezza della storia umana orientandola a Lui perché ogni uomo possa sperimentare la gioia di sentirsi amato dal Signore attraverso i fratelli, e qui carissimi abbiamo molto, molto da fare perché la misura dell’amore è amare senza misura, come ha fatto Gesù.
Deo gratias, qydiacdon