“Io ho progetti di pace e non di sventura;
voi mi invocherete e io vi esaudirò,
e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi”, così recita l’ antifona d’ ingresso, della XXXIII Domenica del tempo ordinario anno C cioè quel versetto che ci introduce alla celebrazione, ma anche al messaggio implicito o esplicito che la Parola di Dio ci vuole rivolgere.
Eppure i testi di questa Domenica, la prima lettura dove il profeta Malachia parla di; “giorno rovente come un forno”, Gesù che nel Vangelo annuncia la distruzione del Tempio di Gerusalemme, il mondo che verrà messo sottosopra e la persecuzione dei cristiani non sono certo parole dolci, tranquillizzanti.
Assistiamo oggi a disastri naturali dovuti a quelli che vengono chiamati i cambiamenti climatici, o forse al ripetersi di un ciclo naturale, che davvero fa venire in mente un sovvertimento dei cicli della natura. I media non si sono risparmiati nel farci vedere quanto accaduto a Venezia, a Matera e in altri luoghi di questa nostra amata Italia, assieme alla preoccupazione per quel disastro che coinvolge migliaia di famiglie con la scomparsa di posti di lavoro.
Leggendo l’annuncio della distruzione del tempio con la mente ripercorrevo le immagini della Basilica e di pazza S. Marco invasa dall’ acqua. Mi veniva in mente, allora, la fine. Si ad un certo momento, anche se noi viviamo, direbbe la scrittura: “Come avvenne ai giorni di Noè, così pure avverrà ai giorni del Figlio dell’uomo. 27 Si mangiava, si beveva, si prendeva moglie, si andava a marito, fino al giorno che Noè entrò nell’arca, e venne il diluvio che li fece perire tutti. 28 Similmente, come avvenne ai giorni di Lot: si mangiava, si beveva, si comprava, si vendeva, si piantava, si costruiva; 29 ma nel giorno che Lot uscì da Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo, che li fece perire tutti. 30 Lo stesso avverrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà manifestato.”(Lc 17) e non pensiamo che la realtà di questo mondo è passeggera, esattamente come la nostra vita così anche quella del mondo, della storia, nonostante tutte le meraviglie e le conquiste che l’ uomo possa realizzare.
Forse è il momento di porsi delle domande. Come sarà questa fine? Come sarà questo quel regno che il Signore instaurerà in pienezza, come immaginarlo?
Domande non per essere dei catastrofisti, o per vivere nella paura, ma per avere la consapevolezza del tempo presente per viverlo bene e della storia!
Se volessimo prendere uno slogan potremmo riprendere le Parole di S. Giovanni Paolo II: “non abbiate paura” coraggio quindi.
Nonostante questi segni la Storia, anche la mia individuale è nelle mani di Dio, che ha un suo disegno e una sua finalità che non è la distruzione, ma la vita. Dio per noi vuole la vita e già ora in essa agisce e la orienta verso il suo fine, verso il suo disegno pur rispettando la libertà dell’ uomo che può aderire e camminare verso il fine che Dio vuole oppure anche rifiutarlo.
Come vivere, dunque questo nostro tempo?
Fondandoci più che sulle nostre sicurezze umane o sulle cose esteriori, umane anche se grandi e meravigliose che non devono essere disprezzate sul Signore Gesù, sulla sua Parola e sulla presenza in mezzo a noi con i Sacramenti, con la sua Chiesa. Lui è la nostra speranza, la nostra forza, Colui che ci dà sicurezza nelle prove che dobbiamo affrontare.
Fare attenzione ai falsi profeti a quelle voci ingannevoli che hanno la pretesa d’indicare soluzioni in nome di una verità che tale non è.
Essere consapevoli che l tempo delle persecuzioni per i cristiani non è mai terminato. Il cardinal Biffi scriveva che coloro che vogliono essere pienamente cristiani, cioè obbedienti a Cristo e al suo Vangelo non devono contare su un destino di tranquillità e di trionfi.(…) non dimenticando che la Chiesa è tanto più malvista e malgiudicata, colpita da accuse bugiarde quanto più è fedele al suo Maestro e annuncia senza paure la verità, aldilà di quelli che possono essere i difetti e i torti degli uomini di Chiesa.
Occorre, perciò, fare molta attenzione a quelli che sembrano dire ai cristiani bravi!
Allora coraggio, lasciamoci prendere per mano dal Signore, lasciamo che sia Lui a guidare la nostra vita certi che “Ma nemmeno un capello del n(v)ostro capo andrà perduto”, perseverando fino alla fine. Gesù, svelandoci l’amore del Padre, anche in questa Eucaristia, ci indica un cammino di impegno e di sperando invitando alla speranza che non facciamo da soli, ma con Lui che è morto e risorto per noi.
Deo gratias, qydiacdon