La testimonianza dei coniugi Grygiel che abbiamo pubblicato ieri, permette di spazzare via la grave menzogna sul Magistero di san Giovanni Paolo II. Non era un rigido moralista, che imponeva regole astratte, ma un uomo che fin dai primi anni di sacerdozio è stato profondamente immerso nella realtà delle famiglie, che ha aiutato a scoprire e seguire la loro vocazione. Liquidare l’eredità di san Giovanni Paolo II significa consegnare la famiglia alla cultura dominante.
– QUELLA DI WOJTYLA ERA UNA “PASTORALE INTEGRALE”, di Stanislaw e Ludmila Grygiel
San Giovanni Paolo II
Dobbiamo essere grati a Stanislaw e Ludmila Grygiel per la testimonianza su san Giovanni Paolo II, che abbiamo pubblicato ieri (clicca qui). Anzitutto perché ci ridona un Wojtyla vero, raccontato da chi ha avuto il privilegio di una stretta amicizia con lui, prima a Cracovia, poi a Roma dove i Grygiel furono invitati a trasferirsi, per lavorare, proprio dal neo eletto Giovanni Paolo II. Dunque, non le teorizzazioni del pensiero o del Magistero, ma un Wojtyla in carne ed ossa, che meglio ci fa apprezzare anche il suo pensiero vero.
E qui è l’altro punto fondamentale: il racconto della genesi della grande cura per la famiglia che ha caratterizzato il prete e il vescovo Wojtyla e che, negli anni del Pontificato, ha portato tra l’altro alla fondazione dell’Istituto teologico per gli studi su matrimonio e famiglia, permette di spazzare via la grave menzogna sul Magistero di san Giovanni Paolo II.
Una certa narrazione oggi in voga vorrebbe che prima di Amoris Laetitia, la Chiesa fosse ossessionata con norme astratte di morale, ovviamente molto rigide, imposte alle povere coppie di sposi. Un giogo insostenibile – dimostrato dalla scarsa adesione dei cattolici alla morale insegnata dalla Chiesa – da cui ci avrebbe finalmente liberato l’attuale pontificato, molto più vicino e attento alla realtà delle famiglie. Il tutto dentro una scissione concettuale tra dottrina e pastorale, come fossero due realtà antagoniste. In questo modo si giustifica anche la soppressione del vecchio Istituto Giovanni Paolo II e la sua sostituzione con uno nuovo che di Giovanni Paolo II ha soltanto il nome.
La testimonianza dei coniugi Grygiel che, non a caso, parlano di “pastorale integrale” di Wojtyla, permette invece di riportare il tema della famiglia nella sua giusta dimensione. Come ha spiegato in modo esemplare l’ex preside dell’Istituto Giovanni Paolo II, monsignor Livio Melina, in una recente intervista a La Verità: «La distinzione non è tra chi vede le ferite e chi vede solo fredde dottrine. La distinzione sta invece tra chi vede solo le ferite e, data l’impotenza dell’uomo di farcela da solo, cerca di giustificarlo, da una parte; e chi vede, insieme e prima delle ferite, la grande chiamata di Dio all’uomo e la capacità che l’uomo ha di essere redento da Dio e di poter edificare una vita grande e bella, quella che Dio da sempre vuole per lui».
Dicono Stanislaw e Ludmila Grygiel: «Ci preme richiamare come Giovanni Paolo II, fino alla fine della sua vita, abbia amato l’amore umano e testimoniato la ferma fiducia che l’amore per sempre è possibile. Questa sua certezza era contagiosa per i giovani assetati di amore e delusi dai “maestri del dubbio”, che proclamavano la morte dell’amore puro, la morte del matrimonio e della famiglia».
Dentro la fragilità della condizione umana, la proposta di san Giovanni Paolo II – che approfondisce ciò che la Chiesa ha sempre insegnato – porta una speranza, apre le persone a una possibilità di grandezza che è data dall’immagine che Dio aveva nel crearci e che Cristo ci ha rivelato. Mentre oggi anche nella Chiesa c’è un pullulare di “maestri del dubbio”, che condannano l’uomo al suo peccato, alla sua impotenza.
Wojtyla è sempre stato immerso nella realtà e proprio da ciò che ha imparato frequentando per decenni le coppie cristiane, ha compreso anche la gravità, per la società e per l’umanità intera, degli attacchi alla famiglia che il Potere lancia con violenza sempre crescente. Per questo ha fondato l’Istituto per gli studi su matrimonio e famiglia, per questo ha creato il Pontificio consiglio per la Famiglia, per questo ha anche istituito gli Incontri mondiali delle Famiglie. Per questo tante energie ha dedicato alla cura delle famiglie.
Liquidare il magistero di san Giovanni Paolo II, come sta avvenendo in modo sempre più esplicito, significa indebolire le famiglie, privarle della speranza, consegnarle alla cultura dominante, proprio nel momento in cui l’attacco alla famiglia e al matrimonio si sta dispiegando alla massima potenza. E con la famiglia cancellare anche il disegno di Dio.
Riccardo Cascioli in La NBQ