Oggi la Chiesa si ferma a contemplare la Passione del Signore. Siamo chiamati a rivolgerci alla Croce, questo segno che tanti portano al collo, che è diventato un accessorio della moda, come gli orecchini, che tracciamo su di noi troppo spesso con disinvoltura e leggerezza.
Un segno che oggi, sempre più, manca in tante case così da renderci dimentichi di un Dio che si è donato per amore! Leggiamo nel Vangelo: “Nessuno ha un amore più grande: dare la vita per i propri amici …” e “non vi chiamo servi, ma amici”.
Di fronte alla Passione noi siamo chiamati a pregare, a contemplare, a fare memoria e ad interrogarci.
Un innocente, “un servo”, come ci ricorda la prima lettura condannato ad una pena infamate: “Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.” La Chiesa in quel Servo ha riconosciuto il Signore Gesù che dona la sua vita sulla croce.
Quello che abbiamo di fronte è un evento tragico. Ma questo Venerdì, pure nella sua severità e drammaticità si carica di speranza.
Di speranza perché ci dice che: “16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” (Gv cap 3)
Vedete la nostra vita spesso è costellata di promesse, che tante volte non manteniamo, di impegni che non realizziamo e ai quali non siamo fedeli, così anche la nostra vita di fede che può essere fatta di slanci generosi, ma anche di tiepidezza e di rifiuto del Signore, di tradimento. Così è stata la vicenda del popolo di Israele nel suo rapporto con Dio, così è la nostra storia. Il Signore manifesta il suo amore per noi, ma noi non capiamo il suo amore. Oggi ai piedi della Croce di Gesù il suo amore ci interpella ancora una volta perché ancora una volta possiamo lasciarci amare da Lui Ecco il motivo della speranza in questo Venerdì Santo!
Speranza perché la vicenda del crocifisso e del Calvario non terminano lì, ma si concludono con la risurrezione e il perdono per noi peccatori e la vita eterna che tanto desideriamo.
Fra un po’ compiremo il gesto dell’adorazione della Croce, la baceremo in segno di amore, nello stesso tempo lasciamoci interrogare perché essa porta una speranza nuova per ciascuno di noi che siamo chiamati a seguire Gesù aprendoci alle innumerevoli croci che ancora affliggono la nostra umanità in cammino.
Noi che vogliamo seguire il Signore portando anche noi la croce fra le fatiche e le difficoltà di ogni giorno e che facciamo fatica ad essere capaci di riconciliazione, di pacificazione e chiediamo al Signore Gesù: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire” la forza per poterlo fare in umiltà e semplicità, ma riconoscendo, soprattutto, la grandezza del suo amore per ciascuno di noi.
Non dimenticando poi come dice l’ apostolo che: “siamo chiamati ad annunciare Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.” ( 1Cor 23 ss.).
Ecco allora che, pur non celebrando l’Eucaristia ci comunicheremo al corpo del Signore, perché: “Adoriamo la tua Croce Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo”, così noi non porteremo solo un messaggio di consolazione, ma recheremo in noi la vita stessa di Colui che ci ha salvato, Egli dimora in noi e noi possiamo dimorare in Lui.
Deo Gratias, qydiacdon