Mi hanno detto che i cristiani sono quelli che porgono l’ altra guancia, che fanno del bene a chi li odia, non prestano, ma regalano, pregano per i propri nemici. Mi hanno detto che lo devo fare perché lo vuole Gesù, e la Chiesa che trasmette la sua volontà. Mi hanno detto che un giorno avrei ricevuto un premio, se non prima in Paradiso. Venivo da te con l’ orgoglio di essere a posto. Credevo di sentirti e tu ti nascondevi. Ma un giorno il salto è stato troppo difficile, il mondo mi ha detto: “Stupido” ed io ci ho creduto.Sono venuto da te con rammarico: “Signore per me è già difficile amare chi mi vuol bene, figurati chi mi odia. Per me è già difficile prestare soldi a chi mi li restituirà, figurati a chi non mi dà garanzie”.
E tu mi hai detto: “Non importa. Io ti voglio bene lo stesso. Mi dispiace per te, ma vorrei sentissi la mia misericordia più forte della tua delusione. Vorrei conoscessi il mio vero modo di essere la benevolenza verso gli ingrati e i malvagi”.
Mi si è aperto un orizzonte nuovo: il vero motivo per comportarsi secondo le indicazioni di Gesù era il comprendere che tutti quei gesti erano stati compiuti prima dal mio Dio. Mi aveva benedetto e riempito di doni anche quando mi lamentavo per la mia sfortuna, quando reagivo con rabbia o violenza. Aveva continuato a proteggermi quando gli voltavo le spalle. Non si era nascosto così lontano da non poterlo vedere, nel sussurro della natura e negli sguardi degli amici, nello stimolo dell’altro e nelle sfide dei nemici.
E questi gesti sarebbero continuati per tutta la vita. Già … Lui mi amava come un figlio! E da un figlio si aspettava lo stesso trattamento vero i suoi fratelli.
S. Messina/ P. Raimondo in Suo Padre uscì a supplicarlo ed. Effatà