Cari Stilumcuriali, Agostino Nobile ci offre oggi un breve e interessantissimo saggio sulla dhimmitudine, cioè la forma di discriminazione e sottomissione imposta dall’islam a chi islamico non è, religioni del libro comprese. Un articolo veramente interessante, che farebbero bene a leggere i progressisti immigrazioni sti nostrani, e, soprattutto, i preti di ogni ordine e grado, dal parroco di campagna – se ne esistono ancora – al regnante Pontefice. Buona lettura.
Caratteristiche del dhimmi occidentale
Sul sito musulmano WikiIslam troviamo la descrizione edulcorata del termine dhimmitudine, sottomissione. «Con dhimma si intende un “patto di protezione” contratto tra non musulmani e un’autorità di governo musulmana. (…) Lo status di dhimmi venne applicato a milioni di persone vissute tra l’Oceano Atlantico e l’India dal VII secolo all’epoca moderna. Nel tempo, molti si convertirono all’Islam. Molte conversioni furono volontarie e motivate da diverse ragioni, ma le conversioni forzate giocarono un ruolo crescente soprattutto dal XII secolo. (…) L’opinione consensuale degliʿulamāʾ sostiene l’imposizione del tributo in capo ai non musulmani che cadono sotto il dominio islamico in base alla Sūra 9:29 del Corano. Il versetto dice: Combatti coloro che non credono in Dio né nel Giorno del Giudizio, né ritengono vietato ciò che è stato proibito da Dio e dal suo Messaggero, né riconoscono la religione della Verità, (anche se sono) del Popolo del Libro [cristiani e ebrei], finché non paghino accettando di sottomettersi, e si sentono sottomessi.» La mancanza di detto pagamento, puntualizza la progressista Wikipedia «farebbe venir meno il patto di protezione della proprietà e della vita del dhimmi, che affronterebbe in tal caso le alternative della conversione, della schiavitù o della morte.»
La discriminazione verso i non musulmani, dunque, è un precetto di Allah, una formula che ha permesso all’Islam la conquista di terre immense, dal Portogallo all’Indonesia.
Come si è manifestata la legge dhimmi nella Storia? Oltre alla jizya, che i mafiosi hanno ereditato definendolo pizzo, si aggiunge il divieto per i non musulmani di sposare donne musulmane; il fedele musulmano può sposare donne di altre fedi, ma i figli sono obbligati a seguire l’Islam. In Arabia Saudita le chiese sono rigorosamente proibite, negli altri paesi musulmani la costruzione o la manutenzione delle chiese esistenti viene troppo spesso interdetta; le chiese, comunque, devono essere prive di campane e non devono mai superare la grandezza e l’altezza delle moschee; ai religiosi cristiani non è permesso indossare vestiti o simboli che ne manifestino l’appartenenza.
I cristiani accusati di proselitismo rischiano la galera e, in alcuni paesi, la pena di morte. Nella laica Turchia pre-Erdoğan, i cittadini turchi armeno-cristiani, venivano spediti nelle prime file delle zone di conflitti, ed è difficile pensare che col Califfo le cose siano cambiate. Il sottomesso, il dhimmi, nella storia dell’Islam ha vissuto periodi di tolleranza alternati con umiliazioni, come l’obbligo di concedere in sposa le proprie figlie ai musulmani; dare sempre la precedenza ai musulmani e abbassare lo sguardo in loro presenza; non andare mai a cavallo; indossare vestiti o segni che identificano la sua sottomissione. Senza contare le calunnie subite da un numero non quantificabile di Asia Bibi nei mille e quattrocento anni di dhimmitudine.
Quali sono le principali caratteristiche del dhimmi occidentale postmoderno? Coloro che hanno stabilito l’immigrazione incontrollata non possiamo definirli dhimmi, ma scellerati intenzionati a cancellare il cristianesimo. Nella fascia dei dhimmi abbiamo gli ignoranti e gli sprovveduti, pericolosi quanto gli scellerati, e i cosiddetti progressisti che, orfani della dittatura comunista sono saltati con giubilo a pie’ pari sul cavallo di Troia islamico. Il motivo per cui si autodefiniscono progressisti non lascia dubbi: odiano l’esistente, buono o meno che sia. Ma la loro limitata lungimiranza non gli consente di prevedere che con l’Islam saranno retrogradi coatti.
Numerosi politici, professori, intellettuali e giornalisti occidentali, si sono resi dhimmi grazie a ingenti somme di petrodollari versati nei loro conti correnti. A questi sommiamo l’unica Istituzione che dovrebbe alzare le barricate contro l’immigrazione di milioni di musulmani in Europa, il Vaticano.
Ormai è un’ossessione, non c’è uscita di Bergoglio che non menzioni la politica delle porte aperte. A parte i preti scellerati che con i migranti incrementano notevolmente il proprio conto in banca, altri vengono ripagati soddisfacendo il loro risentimento verso Gesù Cristo. Vedasi le chiese dormitorio per migranti musulmani; chiese ristoranti; chiese dove sfilano giovani fanciulle con prêt-à-porter dell’ultima ora. Preti che durante la messa cantano canzoni sanremesi, senza disdegnare la musa Tersicore piroettando davanti agli sguardi deliziati di cattolici adulti.
Ma si sa, i seminari postconciliari hanno sfornato un numero straordinario di preti insipienti. Permettetemi due aneddoti che possono dare un’idea dello stato pietoso in cui si trovano gli svezzatori di preti. Alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, un bel giorno un prete professore, per farci un esempio positivo sul comportamento umano, menzionò un detto di Maometto. Io, reduce di circa dieci anni di permanenza nei paesi musulmani, dopo aver visto ingiustizie a iosa e letto quanto basta i testi sacri dell’Islam, tentai di tacere. Strinsi i denti, ma come Roger Rabbit non riuscii a contenermi. Cercando di reprimere la mia stizza, al prete prof chiesi perché, con le decine di passi evangelici e incalcolabili detti dei grandi santi, richiama Maometto come maestro di vita. Stupito, e forse intimidito, farfugliò qualcosa che non arrivò alle nostre orecchie. Eravamo davanti a un dhimmi. Come era dhimmi un altro prete prof che vedendo la stampa di una scritta araba, sentenziò: “la scrittura islamica è davvero affascinante”.
Evidentemente non sapeva, e probabilmente ignora ancora, che la scrittura araba è stata inventata da cristiani arabi molto prima della nascita di Maometto. Certo, non tutti sono obbligati a esserne a conoscenza, ma un sacerdote che insegna in una Università cattolica, in anni in cui l’Islam sta prendendo piede con una certa virulenza in tutta l’Europa, certa ignoranza diventa dhimmitudine.
Quando in volo dalla Polonia Bergoglio affermò che “non è giusto e non è vero identificare l’Islam col terrorismo e la violenza”, rimasi basito. Non contento bastonò, come consuetudine, i cattolici con un parallelismo molto caro ai musulmani “vedo violenza anche in Italia ad opera dei cattolici”. Come ho cercato di rilevare su questo sito nell’articolo il cattolico che uccide, tranne che per legittima difesa, non segue la dottrina cattolica ma i propri istinti. Cosa che non possiamo dire per il pio musulmano che, per mandato divino, dhimmizza, violenta e uccide chi è colpevole di non appartenere all’Islam.
Agostino Nobile
In Stilum Curiae – Marco Tosatti