La pressione affinché dal Sinodo 2018 sui Giovani parta lo sdoganamento dei rapporti omosessuali esiste, ed è documentata dal fatto che alcune organizzazioni LGBT “cattoliche”, fra cui New Ways Ministry, The Global Networks of Rainbow Catholics e Quest si sono alleate con Human Rights Campaign per fare azioni di lobbying sui vescovi al Sinodo dei giovani, come scrive un attento osservatore del mondo LGBT, Joseph Sciambra.
Che questa operazione abbia alleati potenti lo dimostra il fatto che nell’Instrumentum Laboris vi sia questo passo: “Alcuni giovani LGBT, attraverso vari contributi pervenuti alla Segreteria del Sinodo, desiderano ‘beneficiare di una maggiore vicinanza’ e sperimentare una maggiore attenzione da parte della Chiesa, mentre alcune CE (conferenze Episcopali) chiedono cosa proporre ‘ai giovani che invece di formare una coppia eterosessuale decidono di formare una coppia omosessuale e, soprattutto, desiderano essere vicini alla Chiesa“.
Richiesto di una spiegazione, il Segretario generale del Sinodo, il card. Lorenzo Baldisseri, ha risposto dicendo che l’acronimo LGBT è tratto dal documento pre-sinodale redatto dai giovani nell’incontro con il Papa e gli organizzatori del Sinodo del 19-24 marzo 2018. Baldisseri ha detto che gli organizzatori del Sinodo sono “molto diligenti nel tener conto del lavoro svolto dalle Conferenze Episcopali, ma soprattutto dei risultati di questo incontro con i giovani, di cui sono stati protagonisti”. “Ci hanno fornito un documento e lo abbiamo citato. Questa è la spiegazione di questo“, ha detto. Scrive però Diane Montagna, di LifeSiteNews: “Questo giornalista ha ricontrollato il documento finale dell’incontro pre-sinodale con i giovani di marzo e l’acronimo LGBT non compare. Nel documento di lavoro appena pubblicato, cioè l’Instrumentum laboris, non vengono inserite citazioni”. Quindi: o Baldisseri si è sbagliato, o ha mentito. Ma comunque l’acronimo LGBT, mai apparso prima in un documento della Chiesa, è nell’Instrumentum Laboris. E se piace alla lobby omosessuale o filo-omosessuale ben presente ai vertici della Chiesa che si compia un passo piccolo o grande verso il riconoscimento della sodomia come atto sessuale legittimo, ciò accadrà con l’Esortazione Apostolica che seguirà il Sinodo. Con il resto: riconoscimento delle famiglie non uomo-donna, legittimazione a posteriori della compravendita in varie forme e modi di esseri umani, e chissà che cos’altro ancora potrà riservare il radioso futuro. Una Chiesa cattolica sempre più vicina alle confessioni tradizionali protestanti, agonizzanti in molti Paesi, e più lontana dalle Chiese ortodosse e dai protestanti evangelici, in forte crescita ovunque. E, naturalmente, divisa al suo interno: dove passi del genere creeranno forti fratture (pensiamo all’Africa, per esempio, e alle Chiese orientali, e all’Asia). Però poi chi creda le divisioni sono i rigidi e i farisei…
A una conferenza stampa il cardinale Juan José Omella ha detto che “noi che siamo anziani non dovremmo avere paura di affrontare questo nuovo cammino che il papa ci indica. È un cammino che ci porta a nuovi tipi di famiglie, nuove relazioni familiairi, e non dovremmo aver paura di aprirci a ciò”.
Parole che devono essere state balsamo per le orecchie di James Martin sj, il grande propagandista LGBT nella Chiesa. In un suo articolo su “America”, la rivista dei gesuiti di cui è editor at large, scrive: “I Pastori riconoscono che le famiglie sono molto più complesse di quello che possiamo immaginare. In questi stessi modi, le coppie gay possono formare famiglie e meritarsi il termine. Le coppie gay sono famiglie sia in senso legale che in quello emotivo. La Chiesa si oppone al matrimonio fra persone dello stesso sesso. Ma le coppie gay sono riconosciute in maniera crescente dalle autorità civili come famiglie…così sono famiglie in senso legale”..
Certo ci sono anche testimonianze come quella riportata dal National catholic Register di una giovane donna omosessuale, che ha scritto una lettera aperta ai vescovi pregandoli di non cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità; e non è la sola, né negli Stati Uniti né altrove. Ci sono state e ci sono voci autorevoli, come quella dell’arcivescovo Chaput e del card. Napier, che hanno cercato di smorzare gli entusiasmi LGBT del padre Martin. Ma non c’è dubbio che la corrente per la “normalizzazione” è forte, dentro la Chiesa, come mai prima; forse anche per alleviare qualche problema di coscienza. E il desiderio di gettare in archivio Bibbia e Scrittura è vivo e forte. Certo farlo nel momento in cui il macigno degli abusi omosessuali nella Chiesa, dagli Stati Uniti al Cile all’Honduras alla Germania all’Italia è esploso in maniera dirompente non è semplice. Ma l’autoreferenzialità non conosce limiti.
Infine, per chiudere con un sorriso un argomento serio e drammatico, vogliamo darvi notizia della nascita di un account scherzoso su Twitter, che si chiama Jasmine Martin DJ, per prendere in giro bonariamente il gesuita Martin. Vi pubblichiamo alcuni degli ultimi tweet.
Marco Tosatti in Stilum Curiae