In una intervista alla Reuters papa Francesco attacca i quattro cardinali dei Dubia, accusandoli di aver pubblicato la lettera senza cercare prima un chiarimento con lui. Le cose però sono andate ben diversamente, e non è la prima volta che accade.
Le interviste a papa Francesco ormai si moltiplicano e la tendenza dei suoi intervistatori è sempre più quella di buttarla in politica, alla ricerca evidentemente di qualche titolo “facile”. Del resto papa Francesco non si sottrae e quindi tende a dare giudizi su tutto un po’. Non ha fatto eccezione l’intervista a tutto campo pubblicata martedì dall’agenzia Reuters, ripresa da molti giornali quasi esclusivamente per la sua critica al presidente americano Donald Trump, sia per la politica sull’immigrazione sia per l’uscita dagli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici.
Giudizi politici rispettabili ma allo stesso tempo opinabili, peraltro mescolati a tesi bizzarre se non addirittura discutibili, come quando parla di immigrazione in Europa necessaria per coprire il calo delle nascite (curioso, è la politica perseguita da Emma Bonino) o di sfruttamento da parte dell’Occidente come causa principale se non unica della povertà in Africa (tema ripetuto ieri sera nel volo di ritorno da Ginevra).
In ogni caso si tratta di commenti su cui – mancando i presupposti magisteriali – non vale la pena soffermarsi.
C’è però un passaggio dell’intervista alla Reuters che non può passare inosservato, ed è quello che fa riferimento alla vicenda dei Dubia. Secondo quanto riportato dalla Reuters, papa Francesco ha detto di aver saputo della lettera dei quattro cardinali che lo criticavano «dai giornali… un modo di fare, diciamo così, non ecclesiale, ma tutti fanno errori». Ma che la lettera dei Dubia sia stata resa pubblica senza passare dal Papa è palesemente falso, eppure è il fatto da cui deriva un giudizio pesante sui quattro cardinali: Caffarra, Meisner, Burke e Brandmuller.
Ieri ci ha pensato il cardinale Burke a ricostruire la vicenda, rispondendo a una domanda di Lifesitenews: «La proposta dei ‘dubia’ al Santo Padre è stata fatta secondo la procedura da tempo in uso nella Chiesa, cioè, sono stati proposti al Santo Padre senza dare ad essi alcuna pubblicità, in modo che egli potesse rispondere per il bene di tutta la Chiesa. Il defunto cardinale Carlo Caffarra consegnò di persona la lettera contenente i ‘dubia’ alla residenza del papa e, allo stesso tempo, alla Congregazione per la dottrina della fede, il 19 settembre 2016, così come consegnò anche la successiva corrispondenza dei quattro cardinali riguardante i ‘dubia’. Solo quando, dopo diverse settimane, non ci fu alcun segno di presa in considerazione dei ‘dubia’ né di risposta ad essi e a noi cardinali fu fatto capire che non ci sarebbe stata nessuna risposta a queste domande riguardo ai sacramenti del santo matrimonio e della santa comunione e riguardo ai fondamenti dell’insegnamento morale della Chiesa, i quattro cardinali, me incluso, furono obbligati, in coscienza, in quanto cardinali, a rendere pubblici i ‘dubia’, il 14 novembre 2016, in modo che i fedeli fossero consapevoli di queste gravi domande che toccano la salvezza delle anime».
Ricordiamo che quel 14 novembre fu proprio La Nuova Bussola Quotidiana, insieme a Settimo cielo, National Catholic Register e Homme Noveau, a diffondere i Dubia.
La questione peraltro non si fermò lì. Di fronte al silenzio del Papa e alla crescente confusione nella Chiesa riguardo l’accesso ai sacramenti, il cardinale Caffarra – anche a nome degli altri – scrisse il 25 aprile 2017 una nuova lettera a papa Francesco chiedendo un’udienza privata. Anche in questo caso la risposta è stata il silenzio, e il 20 giugno 2017 anche quella lettera è stata resa pubblica con la stessa modalità dei Dubia. Mai dal Papa è arrivata una risposta.
La dichiarazione alla Reuters lascia perciò più che perplessi. Peraltro non è la prima volta che papa Francesco presenta delle ricostruzioni di fatti accaduti che contrastano con quanto è già noto. L’ultimo esempio clamoroso riguarda il recente caso dello scandalo degli abusi sessuali in Cile. Proprio sul volo di ritorno dal viaggio in Cile e Perù, nella notte tra il 21 e il 22 gennaio scorsi, disse di non aver mai ricevuto testimonianze da parte delle vittime, quando era noto che più e più volte avevano chiesto di incontrare il Papa e gli avevano anche recapitato una lettera.
Davanti al ripetersi di questi episodi, è difficile sfuggire a una semplice riflessione. Non volendo pensare che il Papa menta deliberatamente, restano due possibilità: o egli soffre di vuoti di memoria oppure è ostaggio dei suoi collaboratori, che filtrano le lettere che può vedere e gli preparano una rassegna stampa “indirizzata” (del resto è il Papa stesso che ha detto che non vede tv, che legge un solo giornale e che le informazioni gli arrivano dai suoi collaboratori).
In entrambi i casi la situazione è poco rassicurante.
Riccardo Cascioli in La NBQ