Sono figlio di quest’epoca, Signore, e provo un’allergia particolare quando mi si parla di “comandamenti”, di cose da fare, di ordini da eseguire, di leggi da osservare.Forse sono rimasto, nonostante tutto, un inguaribile sessantaottino: innamorato delle idee, affezionato alle parole d’ ordine, sensibile ai sentimenti, disposto sempre alla critica, al confronto, al conflitto…
Ecco, lo sai bene, mi piaci molto di più quando parli d’amore, di benevolenza, di tolleranza, di perdono, di misericordia…
Eppure le tue parole di oggi sono troppo chiare per essere interpretate a modo mio. Tu mi domandi di mostrare fino a che punto ti amo mettendo in pratica i tuoi insegnamenti. Tu non ti accontenti del mio affetto per te così spontaneo, della simpatia che provo per le tue idee.
Non cerchi ammiratori disposti a spellarsi le mani, ma bene attenti a rimanere in platea. Tu domandi discepoli, discepoli fedeli che seguono la tua strada, discepoli coraggiosi che non indietreggiano davanti alla croce, discepoli che ti amano con i fatti.
R. Laurita