“Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!” È quanto riferiscono i due discepoli di ritorno da Emmaus agli undici apostoli e a tutti quelli che erano ancora radunati a Gerusalemme.
“Sì Cristo è veramente risorto” è l’annuncio che oggi risuona nella Chiesa. Di fronte a questo fatto nulla rimane più come prima, tranne forse la vita di tanti, anche cristiani che si dimenticano di questa verità tutti presi dalle cose del mondo e appiattendosi in un modo di vivere che non offre spazio per lasciarsi illuminare dalla novità di questo fatto. Uomini e donne che non rivolgono il pensiero e la vita alle “cose di lassù”, come dice Paolo scrivendo ai Colossesi, ma rimangono legati alle cose di quaggiù, quelle delle terra che non hanno il respiro dell’eternità e che sono destinate inevitabilmente a finire.
Di fronte all’ annuncio dei testimoni, annuncio che sentiremo risuonare in questo tempo pasquale, le nostre coscienze, la coscienza degli uomini si interroga. I sentimenti che risuonano sono molteplici con esiti diversi: gioia e tristezza, consolazione e paura, timore, fede e incredulità. Vi è un duello da combattere e vincere o perdere dentro il cuore di ciascuno di noi.
I personaggi del Vangelo tratteggiano bene i diversi atteggiamenti e sentimenti che possono essere quelli che percorrono anche i nostri cuori, dal momento che l’evento della Risurrezione è unico e sconvolgente, ma ancora più sconvolgente è il fatto che in questo annuncio e nella risurrezione di Gesù ci viene detto che noi siamo in cammino verso la vita per un incontro con Dio che ci è Padre e non ci abbandona, che anche noi risorgeremo.
Cosa difficile da credere la Risurrezione, non scontata né quella di Cristo né la nostra. Quando incontro i genitori nella preparazione al Battesimo del loro bimbo è una delle verità di fede sulle quali vi sono più difficoltà.
Ecco Maria Maddalena, va alla tomba, ma il suo cuore è pesante, non riesce a capacitarsi del dramma che è accaduto, e si trova di fronte a una tomba vuota non le rimane neanche più il corpo su cui piangere. È la stessa sensazione che proviamo noi quando ci viene sottratto quello che ci è più caro, ciò che amiamo di più. Siamo allora invitati a volgere il nostro sguardo e il nostro cuore altrove a non credere solo più a quello che i nostri occhi possono vedere, ma vedendo ad andare oltre.
Pietro che entra nel sepolcro, vede le bende, il sudario nessun trafugamento di un cadavere giustificherebbe un situazione di questo tipo, ma di lui si dice solo che osserva, ma nulla sul venire e credere.
È la difficoltà che incontriamo tutti noi quando il mistero di Dio ci sorprende in modo inatteso. Neppure il vedere, il constatare è sufficiente per venire alla fede. Ancora una volta il cuore e la ragione umana non bastano. Eppure sarà proprio Pietro che proclamerà con franchezza il giorno di Pentecoste la Risurrezione di Gesù. Occorre accogliere e lasciarsi guidare dallo Spirito Santo.
L’ altro discepolo, quello che Gesù amava e che ha un modo particolare di rapportarsi con Gesù e anche di riconoscerlo dopo la risurrezione. Questo modo è quello dell’amore, che lo spinge a correre con l’energia tipica dei giovani, ma anche con il desiderio di incontrare qualcuno a cui siamo legati da un rapporto unico. L’ amore porta a ad afferrare il significato dei segni e conduce a quella fede che nella tomba vuota non vede il trafugamento di un cadavere, ma quanto il Signore aveva annunciato: che sarebbe stato catturato, crocifisso e risorto! È l’amore che non ha bisogno di toccare per credere.
I segni che lui vede sono gli stessi che vedono Pietro e la Maddalena, che pur vedendo non riescono ancora a comprendere, come facciamo tante volte anche noi di fronte all’ Eucaristia e ai Sacramenti.
Vede la tomba vuota, le bende eppure crede. Questo discepolo assomiglia molto a noi, che non abbiamo visto, ma che crediamo a quell’ avvenimento che ha fatto della storia dell’uomo una storia diversa strappandoci da un destino di morte ad un destino di eternità.
Ciascuno di noi è chiamato a vivere una storia nuova ribaltando le pietre che chiudono i nostri cuori nel peccato, nell’ egoista ricerca di noi stessi e i segni che una cultura della morte senza speranza sta sempre più diffondendo, per portarvi la luce della gioia, della vita, dell’amore che non solo vince l’odio, ma che ci permette, giorno dopo giorno di muovere passi che conducono all’ incontro con Dio per una vita piena di eternità risorti anche noi in Cristo.
Nella sequenza che abbiamo letto vi è una domanda che viene posta a Maria: “che hai visto sulla via?” e nella risposta vi è quella frase: “la gloria del Cristo risorto”. Come sarebbe bello che nel volto dei cristiani che celebrano la Pasqua del Signore trasparisse l’immagine gioiosa dell’incontro con Gesù risorto, che noi stiamo vivendo nella celebrazione dell’Eucaristia, senza la presunzione di avere compreso tutto, ma con quella fede che diventa testimonianza della speranza che la risurrezione di Gesù dona ai nostri cuori e alla nostra vita.
Sì, il giorno della Pasqua è il giorno della speranza, della gioia e della vita che hanno un nome: Gesù di Nazareth, il Crocifisso, risorto!
Buona Pasqua!
Deo gratias, qydiacdon.