La pubblicazione della lettera integrale di Benedetto XVI e il suo contenuto fortemente polemico, esige che venga pubblicata anche la lettera originale al papa emerito di monsignor Viganò. Che poi dovrebbe spedire anche una lettera di dimissioni.
Una lettera, quella di Benedetto XVI, siamo riusciti finalmente a leggerla integralmente. Adesso ne mancano ancora due: quella inviata il 12 gennaio da monsignor Dario Viganò a Benedetto XVI, che ha provocato la risposta che abbiamo visto. E la terza, ancora di monsignor Viganò, in cui rassegna le dimissioni irrevocabili. Quest’ultima non c’è ancora ma non può tardare. Sì, perché è impensabile che egli possa rimanere tranquillamente al suo posto dopo la terribile figuraccia internazionale rimediata.
Ha detto il falso riguardo all’origine della lettera, ha cercato di nasconderne due parti, ha ritoccato una foto, ha tentato di raggirare il Papa emerito, ha ridicolizzato la Chiesa. Cosa si deve fare di più per essere considerati indegni di ricoprire un ruolo tanto delicato per la missione della Chiesa? Lo scandalo causato ha chiaramente dimostrato la totale inadeguatezza di monsignor Viganò a ricoprire quel ruolo. Come potrebbe avere ancora un briciolo di autorevolezza morale nei confronti degli operatori vaticani della comunicazione che sono sotto la sua guida? E come potrebbero i giornalisti, italiani e stranieri, accreditati in Vaticano riporre ancora fiducia in chi non ha esitato per motivi ideologici a falsificare documenti e foto?
Due brevi notazioni comunque vanno fatte:
1. Per quanto sia giusto che sia monsignor Viganò a rispondere in prima persona per quanto è successo in questa occasione, la vicenda dovrebbe indurre a riflettere sul sistema di comunicazione di questo pontificato, soprattutto su quella Corte dove abbondano portavoce e interpreti ufficiosi del pensiero di papa Francesco. Insieme hanno creato l’immagine falsa del Papa super-eroe, dell’uomo che combatte da solo contro tutta la Chiesa che gli rema contro, hanno irriso e sbeffeggiato tutti quanti hanno semplicemente provato a esprimere perplessità o domande su alcuni aspetti del Pontificato. Qualcuno ora comincia a smarcarsi, avendo compreso l’effetto boomerang dell’«operazione Benedetto XVI», ma sono tutti corresponsabili della creazione di un’immagine distorta della Chiesa e del ruolo del Papa.
2. C’è ancora qualcuno che di fronte alla gravità di questo scandalo, cerca di minimizzare per poter mettere l’accento sul fatto che comunque Benedetto XVI nella sua lettera ha parlato di continuità tra il suo pontificato e quello di Francesco. Ma a parte il fatto che bisognerebbe capire cosa si debba intendere per «continuità interiore» (così è scritto nella lettera del papa emerito) visto che difficilmente una continuità nel Magistero si può definire così, la questione è sui contenuti. Come si può sostenere la continuità quando a spiegare Francesco si chiamano teologi che attribuiscono al pontificato attuale il valore di una nuova Chiesa, che parlano di “nuovi paradigmi” e “svolte antropologiche” attaccando o svilendo gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI? E la questione non riguarda solo i “volumetti” dell’«operazione Benedetto XVI». È in atto da tempo una sistematica operazione di smantellamento del Magistero dei papi precedenti, dalla liturgia alla morale, dai sacramenti alla Dottrina sociale. Salvo poi cercare di “usare” forzatamente i precedenti pontefici per legittimare le svolte attuali. L’«affare Viganò», con tutta la sua goffaggine, è soltanto la punta dell’iceberg.
Riccardo Cascioli in La NBQ