Nell’ imminenza del Natale, le letture, e in particolare il Vangelo, che ci riporta all’ Annunciazione, vogliono ricordarci che Dio è fedele e mantiene quello che dice. Quella dimensione dell’attesa che ha caratterizzato l’ Avvento giunge ormai al suo termine. Non vi sono più settimane, né giorni, ma ormai poche ore e colui che è stato annunciato verrà. Il nostro cuore dovrebbe cominciare a battere più in fretta, dovremmo cominciare a provare una sana inquietudine mista a gioia proprio come Saint Euxpery descrive nel secondo incontro fra la volpe il principe “…dalle tre comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità’. Quando saranno le quattro, incomincerò’ ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò’ il prezzo della felicità…” aggiungendo che “bisogna prepararsi il cuore”.
E il nostro cuore è pronto per incontrare Gesù che viene? E come l’abbiamo preparato? Nella vita tutti noi facciamo dei progetti e può darsi che abbiamo sperimentato almeno qualche volta il fallimento di quello che avevano sognato, progettato, programmato. A volte può accadere non per nostra responsabilità, per imprevisti o fattori esterni, a volte, però, per nostra imperizia, imprudenza o per la nostra mancanza di determinazione nel perseguire quanto ci eravamo prefissati.
Così ci accade di scoprire amaramente il nostro limite umano, di non essere i padroni assoluti della nostra vita. Il fallimento di un progetto dovrebbe, poi, costituire non una tragedia, ma un momento in cui è possibile iniziare una nuova esperienza dove si apre una nuova possibilità, come accade a Maria nel Vangelo.
Abbiamo ascoltato la prima lettura. Come noi Davide ha i suoi progetti: vuole costruire una “casa” per il Signore, ma se il re ha il suo progetto Dio ha il suo. Dio desidera non una casa, ma un “casato” e sarà Lui stesso a realizzarlo, perché solo il Signore può dare stabilità a ogni “casa”, e vuole essere promessa e salvezza per ogni uomo.
Non sarà Dio ad entrare nel progetto di Davide, ma sarà Davide che dovrà adeguarsi al progetto di Dio.
Allora quando facciamo i nostri programmi, quando pensiamo e dobbiamo agire consideriamo e valutiamo sempre che quanto stiamo per intraprendere sia secondo il progetto di Dio! Teniamo conto del piano che Dio ha su di noi all’ interno del suo grande disegno di salvezza di tutta la nostra storia e della storia di tutta la nostra umanità. Se il nostro progetto è secondo la volontà e il disegno di Dio egli ci aiuterà a realizzarlo e a portarlo a termine, altrimenti si sgretolerà come la casa costruita sulla sabbia.
Di fronte al piano di Dio emergono tutte le piccolezze, le fallacità e le ambiguità dei nostri progetti umani. Ricordiamo a proposito la profezia del vecchio Simeone, che, se rivolta agli Israeliti è valida anche per noi.
“Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, (…) affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”.
Adeguarsi al piano di Dio che irrompe nella nostra vita significa ripetere anche per noi l’esperienza dell’annunciazione per ripetere assieme a Maria il nostro sì.
Mi viene in mente la testimonianza di Chiara Luce Badano, questa adolescente a cui viene diagnosticato un sarcoma osteogenico con metastasi, uno dei tumori più spietati e dolorosi. Dopo il primo intervento esclama: “Perché, Gesù?”. Ma pochi istanti dopo continua: “Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io.” Muore a 18 anni ed è stata dichiarata Beata.
Sì difficili pronunciati solo per amore, accanto ai quali fanno compagnia altri e innumerevoli sì che vengono pronunciati da tanti nella carità, nel servizio, nella dedizione da tutti quelli che mettono a disposizione tempo, affetto, vita ai tanti emarginati e diseredati. Sono questi sì che permettono ancora oggi al Signore di incarnarsi nella vita concreta delle persone, di anziani, di malati, di famiglie che vivono nella difficoltà di non avere sufficienti risorse per vivere, di chi ha perso il posto di lavoro, di chi è stato aggredito e colpito nei suoi affetti, quando questi sì sono pronunciati avendo davanti a sé il grande disegno di Dio, che è disegno di amore, di spogliazione, di vicinanza, e di gratuità.
Gratuità parola che non trova molta accoglienza oggi, come non l’ha trovata Gesù, il Figlio di Dio quando è venuto fra noi nella fragilità nella piccolezza.
Oggi tutto viene fatto in nome dell’interesse e del profitto personale o meno, lucrando anche sulle situazioni di indigenza e di povertà che aumentano sempre più e non riguardano solo chi è straniero, ma anche chi non lo è e si trova, per questo, più svantaggiato.
Allora vorrei concludere con questa preghiera che faccio prima di tutto per me e che propongo a tutti:
… Fa di noi tutti che ti preghiamo/ un sì obbediente all’ amore del Padre,/ pronti ad accogliere l’annunzio soave che ci fa vergini perché crediamo,/ che ci fa madri perché amiamo,/ per generare nelle opere sante/ al cuore del mondo il Figlio di Dio.
Deo gratias,qydiacdon