L’ultimo casosi è verificato nel distretto di Moatize, nel nord ovest del Mozambico. Un ragazzino di 17 anni è stato ucciso e barbaramente mutilato. I killer gli hanno amputato gambe e braccia, per portargli via le ossa, gli hanno tagliato i capelli e dopo avergli fracassato il cranio hanno strappato via il cervello. Un rituale macabro eseguito per foraggiare il fiorente mercato degli organi e di parti del corpo degli albini. Un business nato dall’ignoranza, da leggende popolari che, in Africa, sono diventate motivo di persecuzione nei confronti di quanti sono affetti da questa anomalia congenita della pigmentazione di pelle, peli e capelli.
I figli del diavolo
Nel Continente nero vengono chiamati “figli della luna“, “figli del diavolo” o “zeru zeru” (cioè “persone fantasma”) e sono oggetto di maldicenze e discriminazioni. C’è chi considera la loro nascita una maledizione divina abbattutasi sulla famiglia d’origine. Altri, invece, credono che essi siano il frutto del rapporto clandestino della madre con un uomo bianco. L’avversione sociale nei confronti degli albini è tale spingere i mariti a lasciare le mogli dopo il parto o le stesse donne ad abbandonare o uccidere il neonato. E nei rari casi in cui il bambino affetto da albinismo verrà accettato e cresciuto dai genitori, questi sarà comunque costretto a condurre una vita da emarginato, con difficoltà d’accesso all’istruzione e al mondo del lavoro e con l’ulteriore preoccupazione di doversi continuamente guardare le spalle per evitare di essere assassinato.
Fenomeno in crescita
Quello del diciassettenne ucciso in Mozambico, dunque, non è un fatto isolato. La persecuzione di queste persone, infatti, è diffusa in 23 Paesi dell’Africa, che a sua volta è il continente con il più alto tasso di albinismo, provocato soprattutto dai frequenti rapporti sessuali tra consanguinei. Il fenomeno si è di recente amplificato nel Sud e nell’est dell’Africa, soprattutto in Tanzania, Malawi e Mozambico. Qui gli albini sono tra i 20 e i 30 mila su 26 milioni di abitanti secondo l’Onu.
L’ultimo caso si è verificato nel distretto di Moatize, nel nord ovest del Mozambico. Un ragazzino di 17 anni è stato ucciso e barbaramente mutilato. I killer gli hanno amputato gambe e braccia, per portargli via le ossa, gli hanno tagliato i capelli e dopo avergli fracassato il cranio hanno strappato via il cervello. Un rituale macabro eseguito per foraggiare il fiorente mercato degli organi e di parti del corpo degli albini. Un business nato dall’ignoranza, da leggende popolari che, in Africa, sono diventate motivo di persecuzione nei confronti di quanti sono affetti da questa anomalia congenita della pigmentazione di pelle, peli e capelli.
Magia nera
Ma, al netto della discriminazione nei confronti della diversità, sono le superstizioni a costituire il retroterra della persecuzione. La loro condizione di persone “maledette”, accresce l’aura di magia attorno agli albini, considerati dotati di poteri taumaturgici. Le frequenti mutilazioni sono propedeutiche al compimento di rituali di stregoneria. Gli arti, gli organi e persino la pelle vengono venduti per fabbricare talismani contro il malocchio o per curare malattie. Alcuni ritengono che violentare una donna “fantasma” sia un metodo efficacie per guarire dall’Hiv. Con la conseguenza che la vittima dello stupro, oltre a dover convivere con il trauma, sarà a sua volta contagiata e destinata a morire. Bere il sangue di queste persone, secondo un’altra credenza, renderebbe ricchi. Mentre le loro ossa conterrebbero oro. Persino i defunti vengono presi di mira. Secondo un dossier di Amensty International sul fenomeno in Malawi, tra il 2014 e il 2015 la polizia del Paese africano ha registrato “almeno 39 riesumazioni illegali di corpi di albini”.
Business macabro
Sull’ignoranza in breve tempo si è costruito un redditizio giro d’affari. C’è, infatti, chi è disposto a spendere sino a 2 mila dollari per assicurarsi la mano di un albino e 75 mila per l’intero corpo. Complici degli omicidi e delle mutilazioni sono spesso gli stessi familiari delle vittime, allettati dalle offerte di uomini facoltosi, avidi di completare la propria macabra “collezione“. Come al solito, insomma, sono la fame e la miseria a rendere l’uomo una bestia.
A dirigere il business sono spietate organizzazioni criminali, paragonabili a quelle dedite al narcotraffico. Diverse iniziative sono state adottate dai governi africani per arginare il fenomeno ma nessuna ha sortito gli effetti sperati. La risposta deve essere, infatti, soprattutto culturale. E infatti nell’aprile 2017 l’Esperto Indipendente sui Diritti Umani delle persone affette da albinismo delle Nazioni Unite in collaborazione con la Commissione Africana sui Diritti Umani, il Comitato Africano degli Esperti sui Diritti e Benessere del Bambino e altre organizzazioni come l’Unicef e l’Unesco hanno stilato un Piano Regionale d’Azione contro gli attacchi alle persone affette da albinismo, della durata di 5 anni. In programma sono previste iniziative e misure di sicurezza a breve e lungo termine. Uno dei punti chiave di questo piano è la promozione di campagne di sensibilizzazione sull’albinismo affinché si possano abbattere i miti e le superstizioni causate dall’ignoranza. Vengono ritenute anche essenziali delle campagne di educazione pubblica, supporti alle vittime e la distribuzione di creme solari protettive e trattamenti pre-cancro gratuiti.
Luca La Mantia – In Terris