Forse è successo a tutti noi e capita di dimenticarsi di qualcosa. Così, può accadere che soverchiati da tante cose, presi da tanti impegni ci dimentichiamo di quello che è il nostro destino, di quello che è l’orizzonte ultimo della nostra vita, della nostra esistenza.
Ecco, quindi, che questa bella festa dell’Assunzione, che cade proprio nel bel mezzo di quel tempo che tanti milioni di persone stanno dedicando alle ferie, riempiendo le spiagge o andando per sentieri in montagna, viene a ricordarcelo.
Guardando a Maria assunta in cielo ci viene ricordato che l’esito finale della nostra vita, non si esaurisce quaggiù e siamo invitati a guardare lassù.
“Il 14 agosto 1941 Massimiliamo Kolbe, mentre languiva nel bunker della fame nel tristemente famoso lager di Auschwitz, offrì serenamente il braccio al carnefice per l’iniezione di veleno letale e gli chiese: “Che giorno è?“ Il soldato bruscamente rispose: “È il 14 agosto”. Massimiliamo Kolbe, quasi parlando con la propria anima, sorridente esclamò: “Bello! È la vigilia dell Assunta: domani farò festa con Lei in Cielo” ( A. Comastri in: Una buona notizia per te)
San Massimiliano Kolbe è consapevole, pur nella sua drammatica esperienza umana, che tutto non ha termine quaggiù, ma si dilata, si amplia in un orizzonte che va oltre la realtà che noi, pellegrini in cammino, nel tempo, nella storia stiamo sperimentando. L’ orizzonte è quello dell’eternità, di cui noi ci dimentichiamo troppo spesso. “L’uomo moderno soffre di amnesia di eternità”, diceva Peguy, scrittore e saggista francese. Ed è proprio così. Noi presi dal quaggiù, dal contingente ci dimentichiamo che siamo destinati al lassù, all’ eterno.
Ci dimentichiamo che in Gesù, ci è stata offerto il dono della vita eterna e di quella salvezza che non è solo riservata all’ anima, ma a tutta la nostra persona, quindi anche al nostro corpo, come la risurrezione del Signore ci annuncia e come ci ricorda Maria Assunta in cielo
Questa è una grande speranza per tutti noi, per tutti coloro che fanno anche
l’esperienza di vedere il proprio corpo, quel corpo con cui hanno manifestato amore, amicizia, tenerezza, affetto, attraverso il quale hanno compiuto gesti
d’ amore verso i fratelli, ferito o umiliato dalla malattia, dalle infermità che accompagnano inevitabilmente l’avanzare degli anni.
Maria Assunta in cielo, che oggi festeggiamo e contempliamo, è per noi questo richiamo al nostro futuro, lei che vive già quello che ci attende.
Ci attende nella misura in cui noi viviamo nella nostra vita gli stessi suoi atteggiamenti!
1. Quello di una fede obbediente che la porta ad accettare la proposta di Dio nella sua vita e a misurarsi con questo mistero.
2. La sollecitudine verso la cugina Elisabetta, anche lei in attesa di un figlio, dono della misericordia di Dio
3. L’ essere accanto al Figlio, nel silenzio e nel nascondimento, durante la sua missione. Il Vangelo ci dice pochissimo di Maria, ma quanto basta, anzi ad un certo momento sparisce e poi la ritroviamo sotto la Croce a condividere la Passione e la morte del Figlio.
4. Nelle icone della dormizione di Maria, la festa che per i nostri fratelli orientali corrisponde all’ Assunzione, Gesù tiene in Braccio una bambina, quella bambina è Maria che si è fatta piccola per il Regno dei Cieli.
Mentre contempliamo il cielo, dove Maria ci precede, questa festa ci rimanda anche alla nostra vita personale e ad essere ben consapevoli di come noi stiamo vivendo il nostro cammino qui sulla terra.
Spesso la nostra fede si intreccia con incertezze, ambiguità e il nostro sì a Gesù non è come quello di Maria, ma conosce tante riserve, tanti se e ma. Chiediamoci se la nostra fede è una fede semplice e schietta come quella di Maria, senza riserva alcuna.
Il vangelo che abbiamo letto è bellissimo, perché pone di fronte a noi l’incontro gioioso di due donne che riconoscono l’azione di Dio nella loro vita, anche se con due maternità differenti e sanno gioire per questo!
Noi sommersi dalle tante sollecitazioni che riceviamo abbiamo perso la capacità di riconoscere l’azione di Dio nella nostra vita, abbiamo perso anche la capacità di gioire, non tanto di una generica gioia, ma di gioire perché noi siamo oggetti della attenzione di Dio, che ci ama e chi ci chiama a collaborare con Lui, ad essere suoi strumenti di un disegno più grande.
Uno dei grandi mali del nostro tempo, è quello dell’indifferenza, non solo religiosa, ma anche nei confronti degli altri, quello che per noi dovrebbe essere il nostro prossimo. Maria incinta porta Gesù e come lo porta alla cugina Elisabetta lo porta anche noi, sappiamo imitarla in questa sollecitudine di portare Cristo ai fratelli?
Farsi piccoli non è facile, è facile esattamente il contrario, tutti vorremmo farci grandi in ogni campo della vita, non escluso anche quello della fede. Maria ci insegna ad anteporre il Signore a tutto al punto di lasciare che le sconvolga la vita!
Mi vengono in mente le parole di Gesù: “chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”. (Lc 18,14)
La festa che stiamo celebrando, in cui contempliamo la bellezza e la gloria di Maria, ci invita, quindi, a credere, a sperare, ad amare e ad imitare Maria per essere là dove è lei. In questa Eucaristia chiediamo la sua intercessione perché il Signore risvegli in noi quella nostalgia del Paradiso di cui gli uomini sembra si siano dimenticati.
Deo gratias, qydiacdon