Contro l’evidenza c’è poco da argomentare. La mano tesa di papa Bergoglio nei confronti della Fraternità San Pio X è la stessa che si abbatte in questi giorni sull’Ordine di Malta e sui Francescani dell’Immacolata.
La vicenda dell’Ordine di Malta si è conclusa con la resa incondizionata del Gran Maestro e il ritorno del potere di Albrecht von Boeslager e del potente gruppo tedesco che egli rappresenta.
La vicenda è stata riassunta in questi termini da Riccardo Cascioli su La Nuova Bussola quotidiana: il responsabile della deriva morale dell’Ordine è stato riabilitato e chi ha cercato di fermarlo è stato mandato a casa .
Ciò è avvenuto in pieno dispregio per la sovranità dell’Ordine, come emerge dalla lettera del 25 gennaio, indirizzata ai membri del Sovrano Consiglio dal segretario di Stato Pietro Parolin a nome del Santo Padre, con cui la Santa Sede ha di fatto commissariato l’Ordine.
Sarebbe logico che gli oltre 100 Stati che mantengono rapporti diplomatici con l’Ordine di Malta ritirino i loro ambasciatori, dal momento che le relazioni possono essere direttamente intrattenute con il Vaticano, da cui ormai l’Ordine dipende in toto.
Il disprezzo che papa Francesco dimostra verso la legge si estende dal diritto internazionale al diritto civile italiano.
Un decreto emesso dalla Congregazione dei Religiosi con l’assenso del Papa, impone a padre Stefano Maria Manelli, superiore dei Francescani dell’Immacolata, di non comunicare con i mezzi di informazione, né apparire in pubblico; di non partecipare ad alcuna iniziativa o incontri di alcun genere; e soprattutto «di rimettere entro il limite di 15 giorni dalla consegna del presente decreto il patrimonio economico gestito dalle associazioni civili e ogni altra somma a sua disposizione nella piena disponibilità dei singoli istituti», cioè di devolvere alla Congregazione dei Religiosi beni patrimoniali di cui, come è stato confermato dal Tribunale del Riesame di Avellino, padre Manelli non dispone, perché essi appartengono ad associazioni legalmente riconosciute dallo Stato italiano.
«Nel 2017, nella Chiesa della Misericordia», commenta Marco Tosatti, «mancano i tratti di corda, e la maschera di ferro, e il catalogo è completo».
Come se non bastasse, mons. Ramon C. Arguelles, arcivescovo di Lipa nelle Filippine, è venuto a sapere delle sue dimissioni da un comunicato della Sala Stampa vaticana.
Si ignorano le ragioni di tale provvedimento ma le si possono intuire: mons. Arguelles ha canonicamente riconosciuto un’associazione che raccoglie un gruppo di ex-seminaristi dei Francescani dell’Immacolata, che hanno abbandonato il loro ordine, per poter studiare e prepararsi al sacerdozio in piena libertà e indipendenza. Si tratta di una colpa, a quanto pare imperdonabile.
Sorge qui la domanda se papa Francesco non sia un Papa violento, intendendo bene il senso di questo termine. La violenza non è la forza esercitata in maniera cruenta, ma la forza applicata in maniera illegittima, in spregio al diritto, per raggiungere il proprio scopo.
Il desiderio di mons. Bernard Fellay di regolarizzare la posizione canonica della Fraternità San Pio X con un accordo che in nulla leda l’identità del suo istituto è certamente apprezzabile, ma viene da chiedersi: è opportuno mettersi sotto l’ombrello giuridico di Roma proprio nel momento in cui il diritto viene ignorato, o addirittura usato come mezzo per reprimere chi vuole restare fedele alla fede e alla morale cattolica?
di Roberto de Mattei in Corrispondenza Romana