Mi ha colpito particolarmente , in questi giorni un episodio che mi è stato raccontato! Come accade durante le feste si incontrano le persone, sarà per una particolare predisposizione dell’animo,
l’ atmosfera che aleggia nell’aria ci porta ad essere più inclini verso gli altri, anche quelli che non si conoscono, può succedere, così, che si salutano anche le persone che occasionalmente si incontrano! È successo che un barbiere, terminato il servizio che il suo cliente aveva richiesto, mentre questi si apprestava ad uscire gli ha augurato: “Buon Natale”. Questi voltandosi indietro gli ha risposto con supponenza e con una certa arroganza: “Io sono ateo”.È proprio vera l’ affermazione di Pascal: “C’è luce sufficiente per chi vuol vedere, ma c’è anche penombra sufficiente per chi non vuol vedere”.
Oggi è l’ Epifania, festa della manifestazione del Signore per tutti, festa di luce. Vi è chi la accoglie, come fanno i magi, vi è chi non riconosce, come fanno Erode e gli scribi. Come i magi qualcuno si mette in viaggio, correndo anche il rischio di essere preso in giro o guardato come un poveri mentecatto. Vi è, poi, chi non si sposta nemmeno di un millimetro, pur avendo fra le mani seri indizi di credibilità, ma la luce che viene è un incognita troppo grande, fa paura.
Il Signore ha disseminato abbastanza luce nella storia del mondo, pensiamo ai grandi avvenimenti nella storia di Israele, alle profezie per indicarci la via del ritorno a Lui. Non solo in quella religiosa, anche nella storia umana che definiremmo laica, in cui era fortemente sentita l’ attesa del Messia. Tacito, questo storico romano, scrive: “I più erano persuasi(…) che verso quel tempo l’ oriente sarebbe salito in potenza. E che dalla Giudea sarebbero venuti i dominatori del mondo”.
Ma oggi come allora si avverano ancora le parole dell’ apostolo Giovanni:
“Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.”
La più grande luce che è Lui stesso venuto in mezzo a noi: in Gesù. Per illuminare tutti i popoli attratti dalla luce del Signore che viene per dirci annunciarci che il tempo dell’ afflizione è finito, che è iniziato il tempo della speranza, il tempo della luce attraverso la quale gli uomini possono ritrovare la strada per ritornare a Dio e sperimentare la sua bontà e tenerezza, entrando in una vita nuova, abbandonando il pessimismo, l’ individualismo, il peccato, l’ oscurità e la tristezza di una vita vissuta lontano da Dio.
Come il faro che indica l’ approdo sicuro all’ uomo nel mare in tempesta, così il Signore viene con la sua luce e la sua presenza ad illuminare gli uomini, tutti gli uomini!
La prima lettura ci annuncia e descrive questa grande convocazione di popoli che convergono verso la città santa. Questa convocazione vede in sé due gruppi. Un gruppo è quello dei figli di Israele che tornano dopo l’ esilio, l’ altro è quello delle nazioni straniere attratte dalla luce di Dio che viene dalla città santa!
Così anche i magi si mettono in cammino e seguono una luce, quella della stella, per andare ad adorare “il re dei giudei”. “Re dei giudei” è il titolo che ritroveremo sulla’ iscrizione che Pilato ha fatto porre sulla Croce. Un re in una stalla, un re crocifisso sul Calvario. Il cammino che compiono i Magi ci offre l’ opportunità per alcune riflessioni su quel cammino spirituale che ognuno di noi deve compiere nella propria vita di fede.
I. I Magi scrutano il cielo per avere una risposta alle loro attese, alle loro domande. Noi non siamo mica tanto abituati a guardare in alto e scrutare il cielo. Nella nostra vita pratica, più che guardare il cielo guardiamo alla terra, pensiamo di avere le risposte a tutte le domande, la risoluzione a tutti i problemi a partire da noi stessi, da quella che sono le nostre forze e le nostre capacità. Dimenticarsi di guardare in alto, al cielo, vuol dire dimenticarsi di Dio.
II. Hanno il coraggio di mettersi in cammino, fidandosi di un segno che rimanda ad altro. Il Signore ha disseminato la storia di segni della sua presenza e della vicinanza all’ uomo, che rimandano e sono altro di quello che appaiono ai sensi umani, pensiamo all’ Eucaristia che celebriamo, in cui il pane non è più pane e il vino non è più vino, ma Corpo e Sangue di Cristo. Pensiamo ai Sacramenti in genere. La bellezza e la grandezza della creazione stessa ci rimanda, se la sappiamo leggere a Dio.
III. Partire, mettersi in cammino significa lasciare … non solo un luogo, ma abitudini, sicurezze, certezze per affidarsi ad altro o ad un altro che ci conduce, ci guida. Il Signore chiede anche di metterci in cammino e di lasciarci guidare da Lui, di abbandonarci a Lui … ,e quante sono forti le nostre resistenze. Non è facile imboccare una via nuova che deve diventare vita.
IV. «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo», dicono i Magi ad Erode! L’adorazione spetta solo a Dio, è riservata a Lui solo. Oggi l’ uomo si prostra e adora molte altre divinità e non esita a diventarne schiavo. Un elenco lungo: potere, denaro, successo, sesso; idoli che assumono molteplici forme, ma che hanno una base comune: il peccato che impedisce all’ uomo di orientare i doni che il Signore gli fa al bene e al servizio nell’ amore
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V. “Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.”. Così l’ evangelista Matteo conclude il suo racconto. Hanno raggiunto la meta, hanno incontrato il Signore, lo hanno riconosciuto, lo hanno adorato, ora si rimettono in viaggio, ma la strada non è più la stessa. Non passa attraverso il palazzo di Erode dove vi è la miseria umana anche se avvolta di vesti sontuose, ricchezze, e quant’altro. È la strada della fede adulta che nasce dalla conversione capace di imboccare la via della croce, la via del dono, che Edith Stein – Teresa Benedetta della Croce descrive così: “chi appartiene a Cristo, (…),deve maturare fino all’ età adulta di Cristo, imboccare un giorno la via della croce, dirigersi al Getsemani e al Golgota. E tutte le sofferenze che provengono dall’ esterno sono un nulla a paragone dell’ oscura notte dell’anima, allorchè la luce divina tace. Dio è presente, ma è nascosto e tace. Perché fa così? Siamo qui di fronte ai suoi misteri, misteri che non possiamo penetrare fino in fondo”.
Difficile affrontare la “notte della fede”. Mistero che può essere accettato solo se sostenuti da una fede profonda e matura, che sa distaccarsi, che sa donarsi, che sa partire, anche se la rotta non è così chiara, perché ci sarà pure per noi una stella a guidarci quando dovremo attraversare nella nostra vita tratti di deserto, che non mancano, ognuno di noi ne avrà attraversato qualcuno.
Avendo in noi la fiducia e la speranza che orientano meglio di qualsiasi bussola non ci smarriremo.
Guardiamo ai Magi come coloro che ci annunciano la riuscita felice e positiva di un percorso sul quale stiamo muovendo i passi. Anche noi arricchiti e fortificati dall’ Eucaristia torniamo per una strada” nuova”, diversa sostenuti da quella luce che oggi risplende e che vuole illuminare tutta la nostra vita.
Deo gratias , qydiacdon