E adesso la parola d’ordine è: “minimizzare”. Stiamo parlando del valore dirompente che hanno nel dibattito sull’Amoris Laetitiae i “dubia” dei quattro cardinali, le parole del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Gerhard Ludwig Muller. In un’intervista all’agenzia austriaca Kathpress, spiega che ufficialmente la Congregazione non prende posizione e anzi il prefetto invita a non polarizzare il dibattito e a non alzare i toni, ma nello stesso tempo indica chiaramente – entro i limiti che gli sono posti dal ruolo che riveste – ciò che afferma la tradizione della Chiesa, vale a dire che la comunione ai divorziati risposati è chiaramente esclusa. E allora ecco che subito Vatican Insider spiega ai suoi lettori che si tratta di «un’opinione personale», escludendone dunque alla radice ogni valore oggettivo. L’ovvio quanto goffo tentativo è di depotenziare una critica radicale a quella che qualcuno ha definito «l’eresia Kasperiana». Ma se guardiamo all’intervista non erano certo queste le intenzioni del cardinale Muller.
Vediamo dunque cosa ha veramente detto il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Anzitutto perché la Congregazione non ha risposto ai dubia sebbene fossero ad essa indirizzati oltre che al Papa? Perché la Congregazione parla e agisce «con l’autorità del Papa» e non può «partecipare alle dispute». Al proposito Muller vede «il pericolo di una polarizzazione» e chiede un dibattito obiettivo, senza bisogno di «surriscaldarlo». Traduzione: il Papa non vuole rispondere perciò neanche la Congregazione lo può fare, ma hanno ragione i quattro cardinali quando dicono che il silenzio è un via libera al dibattito aperto. Quindi si mettano l’anima in pace Kasper, padre Spadaro e Avvenire, il dibattito non è chiuso come pretendono, ma deve andare avanti ragionando sui contenuti e non insultando quelli che chiedono chiarezza.
Muller poi non risponde direttamente – non può, come abbiamo visto – alla domanda sulla comunione ai divorziati risposati, ma la sua risposta è comunque molto significativa: in ogni caso, dice il cardinale, la Amoris Laetitia «non deve essere interpretata in modo da indicare che non sono più validi i precedenti pronunciamenti di papi e Congregazione per la Dottrina della Fede». E fa esplicito riferimento alla risposta ufficiale che nel 1994 la Congregazione per la Dottrina della Fede (presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger) diede a tre vescovi tedeschi che avevano annunciato in una Lettera pastorale l’intenzione di ammettere alla comunione i divorziati risposati. Ebbene la risposta fu che sebbene tale persone non siano escluse dalla comunione ecclesiale non possono però accostarsi alla santa comunione. Senza se e senza ma. E nel caso non fosse chiaro, il cardinale Muller sottolinea che «l’indissolubilità del matrimonio deve essere l’indefettibile fondamento dottrinale per qualsiasi accompagnamento pastorale».
Chiunque può capire facilmente che l’affermazione della verità sul matrimonio e l’impossibilità di contraddire quanto già chiaramente affermato dai papi precedenti non è affatto un’opinione personale, né così la intende il cardinale Muller. È invece un intervento pesante che intende sbarrare la strada a innovazioni dottrinali fantasiose, che segue di due giorni un analogo intervento del cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino, che sempre in un’intervista ha detto che «la Chiesa intera ha sempre tenuto fermo sul fatto che non si può ricevere la Comunione quando si è consapevoli di aver commesso un peccato grave, principio che è stato confermato definitivamente dall’enciclica Ecclesia de Eucharistia di San Giovanni Paolo II». E nel caso non fosse chiaro ha aggiunto che «neanche un Papa può sciogliere da questa legge divina».
Un ultimo elemento ha spiegato il cardinale Muller: nella Chiesa, ha detto, non c’è una battaglia per il potere o uno scontro tra conservatori e progressisti, come molti amano affermare, ma una battaglia «per la vittoria della verità». Questa, ma solo questa, può essere effettivamente un’opinione personale. Ma per quanto ci riguarda la condividiamo in toto.
di Riccardo Cascioli in La Nuova Bussola Quotidiana