É uscito un interessante libro di Enrico Maria Radaelli, Street Theology. Teologia di strada. La scristianizzazione o Grande Fuga dalla realtà della Chiesa post moderna dal Concilio Vaticano II a Papa Francesco (Fede & Cultura). Si tratta di un utile sussidio per comprendere, passo dopo passo, che cosa è accaduto in questi ultimi 50 anni nella Chiesa, succube di un Occidente che si è orgogliosamente emancipato da Dio. Ve ne proponiamo alcuni stralci tratti da un articolo di Cristina Siccardi, apparso in Corrispondenza Romana.
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«Qual è l’oggetto dello scontro tra Liberalismo e Veritarismo? Qual è il problema della civiltà occidentale d’oggi? Il problema della civiltà occidentale d’oggi è Dio. Cioè se esiste o non esiste Dio. Sì, perché da questo esserci o non esserci di Dio dipende l’esistenza o la non esistenza delle sue leggi, del suo culto, della sua più o meno forte presenza nella società civile, e dipende la necessità, in essa società, di adeguarsi o non adeguarsi alle sue leggi e al suo culto» (pp. 14-15).
Con un felice interscambio fra le questioni relative all’ordine-disordine mondiale, alla cultura-discultura dell’Occidente postmoderno e le devianze acattoliche della Chiesa, protesa ad un sovversivo ecumenismo sincretistico, Radaelli non si esime dal denunciare, a fronte di un successo mediatico (dei poteri forti), il crescente e spietato insuccesso, nei numeri, della Chiesa. E la sua disamina è tanto realistica quanto amara: «Torno poi a leggere la sua Esortazione apostolica, pubblicata il 2-4-16, l’ Amoris laetitia, che tanto clamore, e poi divisione, e poi sgomento, confusione e grandi perplessità ha portato nella Chiesa più di recente […] Poi leggo le ultime statistiche che ho sottomano sulla Chiesa in Francia, in Italia, in Germania, in Austria, in Belgio…» (p. 15) e il panorama è desolante. Una bomba atomica è caduta sulla Chiesa, ma pochissimi se ne sono accorti dello scandalo, perché dalla Santa Sede non vi è denuncia. Bastano i dati per confermare il massacro: in Austria le chiese vengono svendute dal Cardinale Schönborn alle confessioni religiose che raccolgono i molti ex cattolici. In Francia ogni anno muoiono 800 sacerdoti anziani e la nazione non ne produce neppure 100 di nuovi, mentre coloro che vanno regolarmente a Messa sono soltanto il 4%. La chiesa di Saint-Eloi, nel Vierzon, è diventata moschea, come pure l’antica chiesa di San Cristoforo a Nantes. «Su tutta l’Europa si è abbattuta come tempesta la desertificazione ateistica, a cominciare dall’Irlanda, dove sette anni fa si diceva religioso ancora il 69% degli Irlandesi, oggi è il 47%» (p. 17). A Bruxelles, capitale della dittatoriale Unione Europea, 35 chiese su 100 saranno chiuse, poiché i fedeli sono appena l’1,5%. La chiesa di Saint-Jacques, nel centro di Namur, è diventata un negozio di abbigliamento, mentre quella di Notre Dame, edificata nel 1749, è oggi «spazio culturale», e Santa Margherita, a Tournai, è stata trasformata in appartamenti di lusso. A Bruxelles quasi la metà dei bambini delle scuole statali sono islamici.
In crollo costante è poi il numero delle congregazioni e degli ordini religiosi, costretti a chiudere per mancanza di nuove leve, compresi i Gesuiti: dall’ultimo Concilio al 2005 sono diminuiti del 45%; i Frati Minori del 41%; i Domenicani del 39%; i Benedettini del 35%; i Cappuccini del 29%; i Salesiani del 24%. La bomba atomica è stata sganciata nel 1962 fra le effervescenze entusiastiche di alcuni padri conciliari progressisti che auspicavano un mutamento di rotta del Magistero della Chiesa secondo i parametri della nouvelle théologie. «Hanno annientato un popolo, a milioni vengono sterminati, e intanto parlano di problemi ecologici e di misericordia mettendo sotto il tappeto, come polvere, la dottrina. Lo fanno in silenzio, perché nessuno si accorga che l’arma della carneficina è in mano loro: l’hanno fabbricata loro» (p. 18).
Lo studio di Radaelli, dove profondi ragionamenti filosofico-teologici vengono intercalati da sdegnati commenti di fedele ferito e tradito, è un’accesa notifica al percorso svolto dai Papi conciliari, dimostrando così che Francesco non è un caso isolato, ma il naturale frutto di una Chiesa che ha volontariamente deciso di intraprendere la strada dell’autodemolizione. «Sicché, mentre i Papi pensano ad altro seminari e chiese “si svuotano”, l’Europa “si scristianizza”, la civiltà “si sreligiona”, le nazioni “si ateizzano”, le vocazioni “crollano”, la Chiesa “muore”» (p. 28).
Cristina Siccardi in Corrispondenza Romana