Fede e preghiera-XXIX Domenica ordinario c, 2016

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
(Vangelo di Luca 18,1-8)

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Il tema che è evidente nella liturgia della Parola di questa Domenica è la preghiera. Vi è, però una domanda inquietante che conclude il Vangelo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Domanda che dovrebbe agitarci un po’ tutti e, forse, procurarci un sano turbamento notturno.
Perché? Prima di tutto a questa domanda il Signore non da’ nessuna risposta, poi ci interpella, nessuno escluso su noi stessi. Veramente viviamo nella fede, viviamo di fede? Oggi la nostra fede è insidiata da tanti nemici! Unioni di ogni tipo, distruzione della famiglia e del matrimonio, guerre e genocidi, migrazioni che non siamo capaci di gestire, perdita di valori, un sistema economico che macina uomini, specie i più deboli, Ideologie malvagie come quella del gender, che si diffondono sempre più fra noi e vengono proposte ai nostri bambini, ragazzi, giovani.     

Che dire poi delle prove che la vita ci riserva? Come ad esempio la morte di un figlio giovane, e quelle prove che ciascuno di noi ha dovuto affrontare e custodisce nel suo cuore, che parole di fronte al dolore innocente, la malattia, la morte.

Non Solo! Il signore ha assicurato che le porte degli inferi non prevarranno sulla sua Chiesa, ma quanta incoerenza e debolezza da parte di coloro che ne fanno parte, cioè noi. Quanta insipienza, quanta poca chiarezza e ambiguità quando si vorrebbero parole chiare, semplici, ben definite, tanto non solo da intristire quella che è la Sposa di Cristo ma addirittura “ di velarla di bruttezza”.

Quando il Signore tornerà non ci chiederà se avremo una comunità cristiana ben organizzata, quanti sono quelli che vengono a Messa, se avremo la Caritas, ma se avremo la F E D E. Solo se tutto questo sarà espressione della nostra fede in Lui avrà valore!

Questa domanda è quasi un grido di angoscia accorato che oggi il Signore ci rivolge, consapevole che spesso la fede vacilla, che è quel lucignolo fumigante che deve essere riacceso, quella lampada che deve essere alimentata, ecco allora la preghiera che sostiene e anima la nostra fede. Gesù dice che “ bisogna pregare sempre e non stancarsi mai”. Ma la nostra vita è permeata dalla preghiera? Il ritmo che abbiamo impresso alle nostre giornate è spesso frenetico, caotico. Penso a quelle famiglie in cui i coniugi, genitori e figli si vedono solo la sera. A tutte quelle mamme o papà che si dividono fra accompagnare a scuola i loro figli, portarli in piscina, ad allenamento, o a varie attività sportive, anche di Domenica per cui non c’è tempo per la messa e per il Signore. A certe frasi che si sentono spesso: “ ma la domenica è il solo giorno in cui possiamo stare insieme in famiglia” e perché non starci con il Signore: a Messa, poi ci sta anche anche il campo di calcio, la partita …

La preghiera è, come diceva il cardinal Biffi, l’ elemento essenziale per la sopravvivenza dentro di noi e fuori di noi della fede e di quella vita battesimale che abbiamo ricevuto. Eppure noi spesso pensiamo che la preghiera sia tempo vuoto inerte, non produttivo, tranne poi ad essere smentiti, ( vedi 1 lettura Esodo 17,8-13).

Eppure tanti credono di essere loro a fare un favore al Signore partecipando alla Messa Domenicale, se molti di noi si rivolgono a Dio nella preghiera in momenti di difficoltà, di ansietà, di dolore, quanti si ricordano di Lui nei momenti di gioia?
Sentite cosa dice un cristiano del VII secolo: “La preghiera mantiene l’ equilibrio nel mondo genera lacrime sante, è ponte sulle tentazioni, muro tra noi e le afflizioni, è la beatitudine futura, è sorgente delle virtù, è illuminazione della mente, è scure contro la disperazione, è segno di speranza, è vittoria sulla tristezza, è indicazione della strada da percorrere, è disvelamento dei beni futuri, è pegno di gloria”, (Giovanni Climaco, VII secolo). E ancora un premio Nobel per la biologia: “ In realtà pregare non è più vergognoso di quanto non lo sia bere o respirare. L’ uomo ha bisogno di Dio come ha bisogno di acqua e di ossigeno (…) La preghiera manca agli uomini, e questa mancanza lo impoverisce anche fisicamente, mentre se fosse presente, li arricchirebbe non solo come salvezza, ma anche come salute”.(Alexis Carrel)

Ecco , quindi, la Parabola del Vangelo!
Dobbiamo leggere questa parabola non solo dal punto di vista della denuncia di un comportamento insensibile, altero e ingiusto di quel giudice che “ non teme Dio e non ha riguardo per alcuno”, ma riflettendo sulla richiesta insistente della vedova. Come Lei, anche noi non dobbiamo stancarci di rivolgerci a Dio con la nostra preghiera. Una preghiera umile, ma tenace, che nasce dalla fede, “rimanendo saldi in quello che abbiamo imparato e che crediamo fermamente, che abbiamo appreso e conosciamo attraverso le sacre Scritture…”
Non dobbiamo smettere di innalzare le nostre braccia verso il cielo, come Mosè, e quando le nostre braccia sono stanche, chiedere il sostegno della preghiera della comunità, dell’ assemblea, dell’ Ekklesia, della Chiesa.

Certi che il Signore ci ascolta sempre quando chiediamo, ma esaudisce non secondo quello che letteralmente vorremmo, ma secondo la sua volontà e quella conoscenza che Lui solo possiede del nostro bene autentico.

Mi piace rammentare la testimonianza di Giulia Gabrieli questa ragazzina di 14 anni, morta per un male incurabile che, andata a Padova per la radioterapia si era rifugiata nella basilica del Santo in cerca di un po’ di pace.
A un certo punto una signora mai vista prima, raccolta in preghiera, le ha messo la mano sopra la sua malata. “ Non mi ha detto niente, ma aveva un’ espressione sul volto come mi volesse comunicare: forza vai avanti, ce la fai, Dio è con te. Sono entrata arrabbiata, in lacrime, proprio in uno stato pietoso. Sono uscita dalla basilica con il sorriso, con la gioia che Dio non mi ha mai abbandonata. Ero talmente disturbata dal dolore che non riuscivo a sentirlo vicino, ma in realtà penso che lui mi stesse stringendo fortissimo. Quasi non ce la faceva più…

E ancora: “… io ora so che la mia storia può finire solo in due modi: o grazie a un miracolo, con la completa guarigione, che io chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare, a partire da un gruppo di preghiera per i giovani. E li vorrei realizzare proprio io. Oppure incontro al Signore, che è una bellissima cosa. Sono entrambi due bei finali. L’ importante è che (…) sia fatta la volontà di Dio.”

Non smettiamo di pregare il Signore alzando le mani al cielo, con un cuore aperto alle sue risposte, anche se a volte difficili da accettare, perché non venga meno la nostra fede!

Deo gratias, qydiacdon

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