Di fronte all’ elenco di quello “che appartiene alla terra”, per riprendere le parole di S. Paolo, che è ciò che agita il mondo e il cuore dell’ uomo, perché è dal cuore dell’ uomo che escono tutte quelle cose: “impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria”, si è presi, davvero dalla tentazione del pessimismo e dello sconforto.
• Che l’ impurità, l’ immoralità, alberghi ancora nel cuore dell’ uomo è indubbio, basti pensare all’ ideologia gender, alla prostituzione sia maschile che femminile che toglie ogni dignità all’ uomo e alla donna, con tutto quello che ne consegue. Che dire poi dell’ infedeltà coniugale. Chi di noi non ha mai provato desideri cattivi nel suo cuore: invidia verso qualcuno, violenza, desiderio di vendetta, per non dire della più semplice maldicenza che mira a screditare agli occhi degli altri. La cupidigia e il desiderio di si impossessano sempre di più dei nostri cuori, per cui si conta di più per ciò che si ha, invece di ciò che si è.
Viene davvero da pensare come Qoelet: “ … quale profitto viene all’ uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore con cui si affanna sotto il sole?”. Tutto è inconsistenza.
La rassegnazione, il fatalismo, il pensare che il mondo e la storia girino sempre nello stesso verso senza che non vi sia una speranza, un’ orizzonte di novità sono una grande tentazione che oggi, non so se di più o di meno che in altri tempi, si insinua nel cuore dell’ uomo.
Questo accade perché noi ci scordiamo di una grande verità, che è poi una grande realtà: quella di lasciarci rivestire di quell’ uomo nuovo di cui parla s. Paolo nella seconda lettura.
Nel rito del Battesimo, ad un certo punto, in quelli che potremmo chiamare i riti esplicativi, al battezzato viene consegnata una veste bianca, che è segno proprio di questo essere diventati, uniti a Cristo , morto e risorto per noi, uomini e donne nuovi, che hanno una sguardo rivolto ad un’ orizzonte più grande e più alto, che non rimane ad altezza “ terra”, ma che ci chiama a “rivolgere il pensiero alle cose di lassù”, che non annullano quello che noi facciamo quaggiù, ma che lo rendono assolutamente importante e diverso.
Occorre che lasciamo operare il Signore, la Grazia di Dio in noi, lo Spirito Santo, che operano in un continuo cammino di conversione per diventare sempre di più somiglianti al Signore Gesù, in parole ed in opere.
Eppure l’ uomo, nella sua prosperità” non comprende è simile agli animali che periscono” ci rammenta il salmista, (salmo 49).
È quello che rimarca Gesù nella parabola evangelica, provocato da quella voce della folla che reclamava un eredità, e quante redità hanno rovinato rapporti parentali, famigliari.
C’è una tentazione nel cuore dell’ uomo che rovina tutto, rovina anche lui, quella di pensare di essere autosufficiente, di potere organizzare la propria vita a prescindere da Dio, magari attaccando anche Dio.
Così l’ uomo della parabola che crede di aver raggiunto la massima realizzazione di se , perché, già ricco aveva avuto “ un raccolto abbondante”.
L’ uomo pensa di possedere la risposte al desideri di vita che ha nel suo cuore, pensando di affidarla e soddisfarla con un desiderio di possesso dei beni materiali. Che possono essere legittimi, a patto che non ci distraggano da quello che è il vero bene e la vera ricchezza, che sono “le cose di lassù”, la ricerca, prima di tutto del Regno di Dio, perché tutto il resto ci verrà dato.
C’è un salmo nella Bibbia che dice: “ Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno”.
Eppure il desiderio di possesso si è impadronito dei nostri cuori. Ma noi non possediamo nulla! La vita non l’ auto inventiamo. Nessuno di noi ad un certo momento ha detto voglio nascere da quel papà, da quella mamma, in quel momento, in quel giorno, in quel periodo della storia.
Nessuno di noi possiede il diario della propria vita, ma deve scriverlo giorno per giorno, ma in quanti di noi è la mentalità del ricco della parabola.
La Parola del Signore, puntuale, chiara, precisa ci avverte: “ Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?” Così è di chi accumula tesori per se e non arricchisce davanti a Dio”
Gesù dice: “ La vita dell’ uomo non dipende dai suoi beni. Cioè il valore dell’ uomo non sta in ciò che egli possiede. C’è qui un radicale contrasto tra la mentalità di Cristo e la mentalità del mondo. (…) Per il mondo l’ uomo vale per quello che ha, (…) per Cristo l’ uomo vale per quello che è: “ Chi sei? Che cosa sei? Sei vicino a Dio col tuo cuore, con il tuo pensiero di ogni giorno? Sei giusto? Sei buono e caritatevole con gli altri?” Con queste domande il Signore ci aiuta a fare una stima di quello che valiamo. Notiamo che l’ avere resta sempre esterno all’ uomo e dovrà, presto o tardi essere completamente abbandonato.” ( Card, Giacomo Biffi).
Occorre arricchire davanti a Dio adoperando anche quei beni che la provvidenza di Dio ci permette di disporre. Siamo nel Giubileo della misericordia, ma ricordo che in questo giubileo assieme alla riscoperta della misericordia, che Dio esercita verso di noi, siamo chiamati anche a riscoprire le opere di misericordia spirituali e corporali. Riscoprire assieme che la povertà, anche se si presenta in forme diverse, molteplici, è una. Non dimentichiamo, quindi i tanti poveri, anche italiani sempre più numerosi, e che, non di rado, non hanno tutta l’ attenzione che meriterebbero.
Per evitare che vi siano figli e figliastri.
Deo gratias, qydiacdon