Può un papa diventare eretico? In quali casi? Come comportarsi, qual’è l’atteggiamento da assumere nei suoi confronti? Ecco alcuni stralci di un interessante articolo apparso in Corrispondenza Romana, sul saggio che fu pubblicato a suo tempo da Arnaldo Vidigal Xavier di cui ora le Edizioni Solfanelli offrono al lettore italiano la traduzione integrale.(dqy)
“L’autore intende presentare la questione così come affrontata e risolta dai grandi maestri della teologia cattolica e nel fare ciò elegge a propria auctoritas principale il Dottore della Controriforma san Roberto Bellarmino. E tuttavia ciò non impedisce, anzi sostiene, lo sforzo originale dell’Autore nel fare sintesi e nel superare l’insegnamento dello stesso Bellarmino dove questo si riveli debole o impreciso.
La prima parte del saggio è dedicata alla presentazione delle cinque opinioni sull’ipotesi di un Papa eretico così come esposte da san Roberto Bellarmino nel suo De Romano Pontifice. (…).
Le cinque opinioni sono nell’ordine così presentate:
1) Il Papa non può essere eretico;
2) Cadendo nell’eresia, anche puramente interna, il Papa perde il pontificato ipso facto;
3) Anche se cade nell’eresia, il Papa non perde il suo ufficio;
4) Il Papa eretico non è deposto ipso facto, ma deve essere dichiarato deposto dalla Chiesa;
5) Il Papa eretico è deposto ipso facto nel momento in cui la sua eresia diventa manifesta
La prima opinione è quella di Alberto Pighi a cui aderiscono molte auctoritates ma più come ad una pia opinione che come ad una certezza; solo il teologo Agostino Matteucci la riterrà di fede. Arnaldo da Silveria presenta diversi argomenti contro questa prima opinione rilevando come la storia stessa della Chiesa la smentisca e come l’ipotesi di un Papa eretico sia stata pacificamente esposta per secoli dalla teologia e dal diritto canonico.(…)
Vi sono poi i casi di Onorio e di Pasquale II che l’Autore considera esemplari.
In effetti poco importa, rispetto al tema, se papa Onorio sia caduto o meno nell’eresia, se avesse ragione Bellarmino o Cesare Baronio, rileva invece che il Terzo Concilio di Costantinopoli, il Sesto Concilio Ecumenico, anatematizzò Onorio, che san Leone II condannò il suo Predecessore (se pur attenuando la condanna emessa dal Concilio), che la condanna fu confermata da ben tre Concilii e che papa Adriano II, parlando proprio di Onorio, fece riferimento alla caduta del Papa nell’eresia come unico crimine per il quale gli inferiori possono resistergli e rigettarne le dottrine. (…)
E nullo è l’argomento di chi addita nel dogma dell’infallibilità pontificia proclamato dal Vaticano I la ragione per affermare l’impossibilità d’un Papa eretico.(…)
Se è dunque possibile che un Papa cada nell’eresia ciò che deve essere valutato sono le conseguenze. Ecco allora le restanti quattro opinioni. La seconda opinione, sostenuta dal Torquemada, è confutata, con Suarez, in ragione del carattere visibile della Chiesa. La terza, sostenuta solo dal canonista Bouix e giudicata “molto improbabile” da Bellarmino, è rifiutata da Arnaldo da Silveira perché «contrasta con la Tradizione praticamente unanime della Chiesa; non è coerente con molti testi della Sacra Scrittura; non sembra valutare correttamente il male estremo che un Papa eretico potrebbe fare alla Chiesa». Restano la quarta e la quinta opinione, la quarta è del Gaetano, di Suarez e di Giovanni di San Tommaso, la quinta è di san Roberto Bellarmino.
Il Nostro Autore fa propria la critica di Bellarmino alla quarta opinione giudicandola una forma di semi-conciliarismo in quanto porta in sé un larvato pregiudizio al primato petrino.
Arnaldo da Silveira fa propria la quinta opinione, quella del Bellarmino, che sviluppa e rigorizza attingendo alla riflessione di autori successivi al grande Controriformista e alla propria originale riflessione teologica.
Arnaldo da Silveira affronta altri casi straordinari quali il Papa scismatico e il Papa dubbio (accenna pure al Papa dimissionario, al Papa incompetente, al Papa scandaloso, al Papa demente, al Papa troppo vecchio, al Papa prigioniero, all’elezione di persona inabile al Pontificato, etc.). Un Papa incompetente o moralmente scandaloso non perde il Papato ne può essere deposto ma avrebbe «l’obbligo in coscienza di rinunciare all’incarico» e «ai Vescovi, ai sacerdoti o anche ai semplici fedeli rimarrebbe il diritto e forse anche il dovere di segnalare al Papa in difetto il suo comportamento».
Parlare di Papa scismatico appare quasi una contraddizione in termini stante l’assioma Ubi Petrus, ibi Ecclesia. Ma, precisa il Gaetano citato dal Nostro, l’assioma vale «fintanto che il Papa si comporta da Papa e capo della Chiesa; in caso contrario né la Chiesa è in lui, né lui è nella Chiesa».
Il Papa sarebbe scismatico nel caso si ribellasse contro i doveri del proprio ufficio oppure facesse venir meno alla Chiesa ciò che essa ha il diritto di aspettarsi da lui, se ordinasse ciò che è contrario al diritto naturale o divino, se non osserverà ciò che osserva la Chiesa universale o ciò che è stato ordinato universalmente dai Concilii universali o dall’autorità della Sede Apostolica. Relativamente al Papa dubbio vale il principio Papa dubius, Papa nullus per cui sarà il Concilio (anche acefalo cioè senza il Papa), secondo Bellarmino, a dover giudicare chi sia il vero Papa. Secondo altri il compito sarà dei Cardinali.
In questo contesto Arnaldo da Silveira affronta il tema della accettazione pacifica e universale quale segno ed effetto della validità dell’elezione. (…)
La Chiesa ha già sperimentato dolorosamente, nella sua bimillenaria storia, il caso di errori sin dentro l’insegnamento del Papa. E il Nostro si interroga allora, nell’ultimo capitolo, sulla risposta che è lecito adottare in simili casi. È lecito solamente sospendere l’assenso interno oppure è lecita una vera e propria resistenza pubblica? Quando è lecito rompere il silenzioso ossequio? Studiando le risposte date da Padri e Dottori, da maestri teologi e canonisti, l’Autore giunge a determinare i casi e le ragioni che giustificano una resistenza pubblica alle decisioni dell’Autorità ecclesiastica.
Ipotesi teologica di un Papa eretico è libro che, nell’attuale stato di cose, ogni Cardinale, Vescovo, sacerdote, teologo, canonista o laico istruito e impegnato dovrebbe sentire in coscienza come doveroso leggere.”
(Nicodemo Grabber)