“Figlio vai a lavorare nella mia vigna” … è questa la chiamata e la missione che il Signore ha affidato a ciascuno di noi dal giorno del nostro battesimo …La vigna è nella Bibbia immagine del popolo di Dio d’ Israele … Per noi, il nuovo popolo di Dio, la vigna è la Chiesa che deve essere segno nel mondo della novità, della salvezza portata da Gesù. Nella Chiesa ogni cristiano è operaio, annunciatore, evangelizzatore ed è mandato nel mondo pur non lasciandosi assorbire dalle cose mondane … Allora di fronte a questa richiesta del Signore come abbiamo risposto? Non certamente quando eravamo piccoli, ma quando abbiamo cominciato ad avere consapevolezza di noi stessi, quando abbiamo confermato il nostro battesimo e ricevuto il dono dello Spirito santo nella santa Cresima? Io ho l’ impressione che molti si siano comportati come il secondo figlio! “ Certo Signore, stai tranquillo vado sicuramente” Poi si sono persi lungo la strada abbandonando la strada maestra che è la persona di Gesù per imboccare altre vie… per andare dietro le favole che quotidianamente il mondo ci propina .. e lì si sono persi! ALTRI forse anche se non in modo esplicito hanno detto: “ … Non ne ho voglia…” !
Non ne ho voglia … chissà quante volte abbiamo pronunciato anche noi questa frase … ! Oggi non ho proprio voglia di andare a fare la spesa … o di stirare o di fare il pranzo … stamattina non ho proprio voglia di andare a lavorare, di andare a scuola da ragazzi quando i nostri genitori ci venivano a chiamare, assonnati con un occhio aperto e uno chiuso …
Non ho voglia: Il Vangelo, la Chiesa i preti, la Messa e tutto il resto … non ce la posso proprio fare!
O quante altrettante volte abbiamo detto certo questo lo farò subito, certamente e invece …abbiamo fatto tutt’altro o peggio ancora nulla di quanto ci era stato chiesto …
Nelle risposte che danno questi due figli alla fin fine ci siamo noi. Noi siamo a volte l’ uno a volte l’ altro!
Anche nella nostra vita di fede, nel nostro rapporto con il Signore vi possono essere tanti non ne ho voglia … o tanti si detti con le labbra, ma non con la vita. Leggiamo quindi questa parabola applicandola a noi stessi.
Appaiono, allora, davanti a noi a caratteri cubitali parole come credibilità, coerenza.
Se voi andate a cercare il significato di questa parola potrete trovare questa definizione:
dal latino: cohaerens, da cohaerere; composto di co- insieme e haerere essere attaccato.
L’immagine della coerenza è quella di un’unione stretta, solida.
Si tratta di una qualità umana fra le più complesse, e il suo affinamento richiede una grande presenza e una profonda introspezione; allo stesso tempo la sua coordinazione della nostra esperienza della vita riesce essenziale per la felicità, così come la coordinazione dei movimenti è necessaria per camminare e correre. Certo, in qualche maniera si può avanzare anche con mosse convulse e spastiche, e in qualche maniera si può vivere anche pensando una cosa, dicendone un’altra e facendone un’altra ancora, ma la qualità della vita, alla fine dei conti, non mente.
Attraverso l’ atteggiamento e le risposte dei due figli oggi tutti siamo interrogati, anche il sottoscritto, dal Signore se siamo diciamo di essere cristiani solo a parole o se cerchiamo di esserlo pur con i nostri limiti, con le nostre fragilità.
Quando incontro i genitori che chiedono il Battesimo per il loro bimbo o la loro bimba una delle domande che faccio loro è chiedergli come si definiscono: credenti; credenti praticanti; non credenti … uno delle risposte che maggiormente mi viene data è: credenti non praticanti.
Sono sempre rimasto perplesso da questa risposta – quella del secondo figlio per intenderci, quello che dice vado e poi non va -. È uno dei tanti non sensi del nostro tempo! Noi viviamo, scegliamo, agiamo in base a quello che crediamo, a quello che riteniamo sia importante al punto da determinare la nostra … Allora come posso definirmi cristiano, cioè qualcuno che cammina, che segue Cristo e non incontrarlo, non conoscerlo, non parlargli, non ascoltarlo, non amarlo? Sarebbe come dire sono fidanzato, ma non praticante! Ho una famiglia, ma non sono praticante … Qualche teologo anni fa coniò il termine “ cristiani anonimi”, ma il cristiano non può essere anonimo, deve trasudare, essere impregnato di Vangelo e non può tacere la novità di Cristo deve dirla con la Parola e con la vita! Certo la parola non basta, ma a me sembra sia un po’, ormai diventata una scusa, per non parlare più di Gesù … non ne parliamo più in famiglia, non se ne parla a scuola, non ne parlano più i fidanzati che si preparano al matrimonio … ancora se ne parla a catechismo… anche se a volte la sociologia, la psicologia prendono il sopravvento … e in Chiesa per fortuna!
S. Giacomo dice:
“Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; 23perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio:24appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. [ è quanto facciamo noi quando dimentichiamo chi siamo e la bellezza, la gioia di essere figli nel Figlio: figli di Dio] 25Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla.”
E ancora:
“14A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? 15Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano 16e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? 17Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. 18Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». [ Le opere di cui parla Giacomo sono quelle dell’ amore, della fede: le opere di misericordia corporali e spirituali ].
Oggi il Signore ci chiede LA COERENZA, LA CREDIBILITà, L’ AUTENTICITà a tutti noi che siamo suoi figli, forse un po’ recalcitranti come il secondo figlio della parabola, nel quale possiamo vedere i convertiti di tutti i tempi che dapprima hanno detto di no ad andare a lavorare nella vigna del Signore, ma che poi hanno avuto il loro ripensamento e si sono messi in cammino su quella strada che Gesù ha percorso per primo. Fra questi grandi convertiti dal “ non ne ho voglia” all’ andare a lavorare nella Vigna del Signore possiamo ricordare S. Paolo, S. Agostino, S. Francesco e tanti altri, ma leggendo qua e là ne ho scoperto uno che non conoscevo Jacques Fesch, questo giovane parigino, condannato alla ghigliottina in seguito ad una rapina con conseguente omicidio, potremmo dire un figlio di un no! Durante la sua detenzione tiene un diario in cui racconta la sua esperienza prima di lontananza dalla fede e da Gesù sul quale nell’ ultima notte d’ attesa della ghigliottina scrive: “ Gesù mi è vicinissimo. Egli mi attira a Sé sempre di più e io non posso che adorarlo in silenzio desiderando morire d’ amore. Attendo nella notte e nella pace. Ho gli occhi fissi al crocifisso e i miei sguardi non si distolgono dalle piaghe del mio Salvatore. Mi ripeto instancabilmente: “È morto per te”. Voglio serbare questa immagine fino alla fine, io che soffrirò così poco. Attendo l’ amore! Fra cinque ore vedrò Gesù”. ( A. Comastri in Una buona notizia per te, LDC ]
E, collegando queste parole alla frase di Gesù nel Vangelo : “pubblicani e prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”, mi veniva in mente ancora una volta il buon ladrone …
Allora coraggio se siamo stati fino ad ora anche noi di quelli che hanno detto sì e non sono andati possiamo ripensarci … e se siamo ancora di quelli che hanno detto no, ma poi sono andati non perdiamoci d’ animo e continuiamo a lavorare nella vigna del Signore, che è poi il mondo, la storia fatta delle tante tessere della nostra concreta vita di ogni giorno lasciando che il Signore e la fede in Lui diano luce. Sapore, colore. … non fermiamoci alle parole, ma tutti a cominciare da me rimbocchiamoci le maniche senza paura, perché, come dice S. Teresa : “ Solo Dio basta” !
quydiacdon