La posizione della donna nell’ Islam, codificata dal Corano, è di netta inferiorità e subordinazione all’ uomo, per questo diventa difficile comprendere l’ enfasi con cui le donne italiane che si convertono ne parlano.
A questo proposito basterebbe citare la Sura 4:
“Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele*. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande.”
Nella Sura 2 si legge:
“ Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini sono a loro superiori”
A commento riprendo un articolo che apparve a suo tempo, (2012), su : Basta Bugie n° 262
L‘AFFERMAZIONE SULLA INFERIORITÀ DELLA DONNA RISPETTO ALL’UOMO, HA CONSEGUENZE IMPORTANTI PER LA VITA DI TUTTI I GIORNI
Non ci si riferisce qui alle disuguaglianze che possono esistere a livello sociologico tra uomo e donna, queste sono purtroppo diffuse in tutte le società, nel mondo musulmano come in altre culture o civiltà. È necessario parlare della disuguaglianza giuridica, che ha delle conseguenze durature perché è normativa, spesso impedendo o comunque ritardando qualunque adeguamento alla mentalità dei musulmani e delle musulmane di oggi. […]
1. LA DONNA HA SOLO IL RUOLO DI OGGETTO DI PIACERE E DI RIPRODUZIONE
C’è anzitutto una disparità nella possibilità di contrarre il matrimonio. All’uomo viene riconosciuta la possibilità di avere contemporaneamente fino a quattro mogli (poligamia), mentre alla donna viene negata la facoltà di sposare più di un uomo (poliandria). La poligamia legalmente sancita significa una differenza radicale tra uomo e donna. All’uomo dà la sensazione che la donna è fatta per il suo piacere e, al limite, che è una sua proprietà che può “arare” come vuole, come afferma letteralmente il Corano (sura della Vacca II, 223).
Se ha la possibilità materiale, ne “acquista” un’altra. La donna si trova in una condizione di sottomissione nel ruolo di oggetto di piacere e di riproduzione; questo ruolo è confermato dal fatto che non viene mai chiamata con il suo nome, ma sempre in relazione a un uomo: figlia di…, moglie di…,
2. I FIGLI NATI DA UN MUSULMANO SONO AUTOMATICAMENTE MUSULMANI (LA RELIGIONE DELLA MOGLIE NON CONTA)
La donna musulmana non può sposare un uomo di un’altra fede, a meno che questi non si converta prima all’Islam. Il divieto è dovuto al fatto che, nelle società patriarcali orientali, i figli adottano sempre la religione del padre. Ma è anche giustificato dal fatto che il padre è il garante dell’educazione religiosa dei figli, e quindi solo se è musulmano può assicurare la loro crescita secondo i principi islamici. Ricordo a questo proposito che i figli nati da un musulmano sono considerati a tutti gli effetti musulmani, anche se battezzati. Perciò ogni matrimonio misto (tra un musulmano e una cristiana o un’ebrea, gli unici due casi contemplati nella sharia) accresce numericamente la comunità musulmana e riduce la comunità non musulmana. Non mi soffermo in questa sede per approfondire questo argomento così tragico per le conseguenze delle mogli cristiane sposate a un musulmano. I fatti di cronaca sono lì a dimostrare quanta leggerezza, e ignoranza, ci sia da parte delle nostre donne e da parte della Chiesa cattolica nel contrarre e nel concedere la dispensa per questi matrimoni misti.
3. L’UOMO PUO’ RIPUDIARE LA MOGLIE QUANDO E COME VUOLE (LA DONNA NON PUO’)
Il marito ha la facoltà di ripudiare la moglie ripetendo tre volte la frase «sei ripudiata» in presenza di due testimoni musulmani maschi, adulti e sani di mente, anche senza ricorrere a un tribunale. La cosa più assurda è che se il marito dovesse in seguito pentirsi della sua decisione e intendesse “recuperare” nuovamente sua moglie, quest’ultima dovrebbe prima sposarsi con un altro uomo che dovrà a sua volta ripudiarla. La donna passa in tal caso di mano in mano per rispettare formalmente la Legge. La moglie invece non può ripudiare il marito. Potrebbe chiedere il divorzio, che però diviene per lei motivo di riprovazione e la mette in una condizione sociologica molto fragile. Il ripudio è comunque vissuto come un’umiliazione per la donna e si presume sempre che lei abbia qualche problema a livello fisico o morale.
Infine, la facilità con la quale il marito può ripudiare la moglie senza dover giustificare la decisione, la rende totalmente dipendente dal suo stato d’animo, con il costante timore di essere allontanata. È come una spada di Damocle che pende sulla sua testa: se non si comporta secondo il desiderio del marito potrebbe essere ripudiata, e allora dovrà cercarne un altro che accetti di prenderla con sé.
4. DIVORZIO FACILE SENZA TRIBUNALE
In quarto luogo c’è da considerare la facilità con cui si ottiene il divorzio, che avviene quasi sempre su richiesta dell’uomo. Tradizionalmente, non c’è neppure bisogno di andare in tribunale. È vero che un hadith di Muhammad, il Profeta, dice che «il divorzio è la più odiosa delle cose lecite», ma comunque è permesso.
5. I FIGLI SONO CONSIDERATI DI PROPRIETA’ DEL PADRE (ANCHE IN CASO DI DIVORZIO)
L’affidamento della prole, in seguito al divorzio, è un altro esempio di disuguaglianza. I figli “appartengono” al padre, che decide della loro educazione, anche se sono provvisoriamente affidati alla madre fino all’ età di sette anni. Solo il padre ha la potestà genitoriale.
6. ANCHE NELL’EREDITA’ LA DONNA E’ CONSIDERATA INFERIORE
C’è poi la questione dell’eredità. Alla femmina ne spetta la metà del maschio, un provvedimento che trova fondamento nella situazione socio-economica in cui la famiglia viveva anticamente: dato che, secondo il Corano, è l’uomo che ha l’obbligo di mantenere la donna e l’intera famiglia, era logico che dovesse disporre di un piccolo fondo a cui attingere. Anche in questo caso una disuguaglianza fissata dalla legge divina aumenta la dipendenza della donna dall’uomo.
7. LA TESTIMONIANZA DI UN UOMO VALE COME QUELLA DI DUE DONNE
Una settima differenza a livello giuridico è che la testimonianza del maschio vale come quella di due femmine. Questo si basa su un hadith di Muhammad, molto diffuso negli ambienti musulmani nonostante la sua autenticità sia piuttosto discussa, in cui si afferma che «la donna è imperfetta nella fede e nell’intelligenza».
Quando si chiede ai fuqaha, agli esperti della legge, di spiegare il motivo rispondono che la donna è imperfetta quanto alla fede perché, in certe situazioni, ad esempio durante le mestruazioni, la sua preghiera e il suo digiuno non sono validi e la sua pratica religiosa è dunque imperfetta.
Riguardo la seconda parte dell’affermazione – l'”imperfezione” nell’intelligenza- forse un tempo questo poteva essere spiegato sociologicamente tenendo presente che le donne studiavano meno, che erano meno coinvolte nella vita sociale e dedite soltanto ai lavori domestici, ma da tempo tutto ciò non vale più. Eppure nella maggioranza dei tribunali dei Paesi islamici vige ancora questo principio nonostante le proteste delle associazioni femministe.
In alcuni Paesi i fondamentalisti chiedono anche che alle donne sia vietato di fare da testimoni nei processi in cui sono previste le pene coraniche.
Nota di BastaBugie: il Corano prevede esplicitamente che le mogli non ubbidienti vadano picchiate. Si potrebbe obiettare che ci sono anche cristiani che picchiano la moglie, ma il paragone non regge. Infatti il Nuovo Testamento prevede che non si possa mai picchiare la moglie. La lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (Ef 5,25.28) nei rapporti tra moglie e marito afferma: “E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei. (…) Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso”. Dunque il cristiano che picchia la moglie è un cattivo cristiano, mentre un musulmano che picchia la moglie è un buon musulmano. Anzi il musulmano che non picchiasse la moglie ribelle sarebbe un cattivo musulmano che non applica il Corano.
IL CORANO PERMETTE AL MARITO DI PICCHIARE LA MOGLIE – Allah ha onorato le donne istituendo la punizione delle bastonate, che però vanno date secondo regole precise: senza lasciar segni visibili e solo per una buona causa (ad esempio se lei si nega a letto)
Dopo tutto questo mi chiedo come una donna cresciuta nel nostro mondo occidentale possa convertirsi all’ Islam! (dqy)