Il caso Valencia, dove l’arcivescovo Antonio Canizares è stato pesantemente attaccato pubblicamente da associazioni e politici per avere espressamente difeso la famiglia naturale contestando l’ideologia di genere (clicca qui e qui), vede una escalation che lo rende giorno dopo giorno sempre più un simbolo di quel che accade in Europa. L’ultima notizia è la denuncia all’autorità giudiziaria del cardinale Canizares per il reato d’odio contro gay e femministe. La denuncia è stata presentata il 3 giugno da Lambda (associazione Lgbt) a nome di altri 55 tra collettivi, sindacati e partiti, ma è solo l’ultima puntata di una aggressione senza precedenti. Nei prossimi giorni è addirittura atteso il voto del Parlamento regionale su una mozione di condanna pubblica dell’arcivescovo. Il quale invano replica respingendo tutte le accuse e invocando la Costituzione spagnola che difende la libertà di espressione del pensiero.
Nel caso qualcuno non se ne fosse ancora accorto, questo è ormai lo schema che si sta affermando in Europa. L’approvazione di leggi che legittimano le nozze gay si accompagna all’istituzione di un Nuovo Ordine che impone il pensiero unico, iniziando dalla scuola dove l’ideologia gender è inculcata fin dai primissimi anni per passare dai media e arrivare fino a sindacati e partiti. Vietata ogni manifestazione di dissenso, con particolare accanimento nei confronti di quella parte di cattolici – sempre meno in verità – non disponibili a rinunciare alla verità.
Il cardinale Canizares, la cui definizione “ratzingeriano” è già una sentenza di condanna, non ha pronunciato alcuna parola di odio né di mancanza di rispetto per le persone: ha solo difeso l’unicità della famiglia naturale e denunciato la violenza dell’ideologia di genere, come per ogni vescovo sarebbe normale fare. Già, ogni vescovo. Ma è proprio per questo motivo che con Canizares ci vanno giù duri: colpirne uno per educarne cento, è un principio che va sempre di moda. E siccome di cuor di leone in giro non ce ne sono molti – e anzi, ora gli ignavi si possono nascondere dietro alla necessità proclamata di “costruire ponti” – possiamo essere abbastanza certi che la lezione avrà i suoi effetti (felicissimi se i vescovi spagnoli o altrove in Europa volessero smentirci). Del resto anche in Italia stiamo vedendo benissimo come ci sia una progressiva conversione delle gerarchie al verbo omosessualista (la chiamano “accoglienza”).
Ma i segnali che arrivano dalla Spagna si sommano ad altri che arrivano da altre parti d’Europa e parlano di crescenti violenze e intimidazioni nei confronti dei cattolici, non necessariamente legate alla vicenda omo. Nelle ultime settimane, ad esempio – riporta Catholic News Agency – Francia e Belgio sono state teatro di aggressioni e violenze, comprese una chiesa bruciata, l’aggressione a un prete, la dissacrazione di un tabernacolo e l’hackeraggio di un centinaio di siti web cattolici. Due settimane fa il fuoco è stato appiccato alla chiesa di St. Madeleine-de-l’Ile a Martigues, nel sud della Francia. Nella stessa regione, a Jonquieres, il 15 maggio è stato anche forzato il tabernacolo da cui sono state asportate le ostie consacrate e la settimana scorsa il parroco della stesso paese è stato aggredito da sconosciuti penetrati in chiesa, forse per rubare. Il quotidiano La Croix ha poi denunciato l’oscuramento di un centinaio di siti di parrocchie e congregazioni da parte di hacker appartenenti a una associazione jihadista tunisina chiamata Fallaga Team. In Belgio, il 24 maggio due incendi hanno seriamente danneggiato la chiesa a Mont Saint Genevieve.
Sono soltanto i fatti più gravi, ma ormai di casi del genere ne avvengono a centinaia nell’indifferenza delle autorità, molto più preoccupate di cancellare ogni rimasuglio di presenza cattolica. Peraltro, a parte la presa di posizione di singoli e solitari vescovi, non sembra proprio che ai vertici della Chiesa europea ci sia la minima preoccupazione per questo fenomeno: altro segnale non propriamente incoraggiante.
Riccardo Cascioli in: La nuova Bussola Quotidiana