Meditazione su LC 7,11-17

 

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

“Vedendola fu preso da grande compassione per lei…”

 

Signore Gesù, che provasti una grande compassione per la vedova di Nain e agisti prontamente restituendole il figlio perduto, fa che anche noi non ci limitiamo alla compassione, ma che agiamo, possibilmente subito. Quando ci accorgiamo di avere accanto chi ha fame e sete, bisognoso di acqua e cibo, o semplicemente considerazione, affetto, fiducia, fino all’esigenza sacrosanta di rispetto e giustizia, Signore, facci provare compassione e passare all’azione.

Quando negli occhi dello straniero o del debole troviamo paura o frustrazione, incertezza o disperazione, quando la società e le norme sembrano avallare i nostri comodi e mettere in secondo piano la solidarietà umana, Signore, facci provare compassione e passare all’azione.    


Quando le prove della vita sbattono in piazza la nudità fisica e intellettuale, quella emotiva e morale, spogliando della dignità umana le persone meno fortunate, per nascita o per malattia, per scelta consapevole o per necessità impellente, Signore, facci provare compassione e passare all’azione.

Quando la malattia s’insinua nel fragile corpo umano, sentinella di un disagio profondo al quale non riusciamo a dare una risposta, procacciatrice di sofferenza senza scopo apparente; quando il bisogno non è solo medico, ma psicologico, affettivo, spirituale, e l’ accoglienza è già una consolazione, Signore, facci provare compassione e passare all’azione.

Quando ci ricordiamo dei carcerati senza astio né sete di vendetta, quando la voglia di punirli lascia il posto all’ attenzione per le storie difficili, quando vediamo un essere umano che vorrebbe uscire dal vortice in cui si è cacciato, Signore, facci provare compassione e passare all’azione.

Tu che hai promesso che tutto ciò che avremo fatto a uno solo dei fratelli più piccoli, l’avremo fatto a Te.

S. Messina e P. Raimondo in Suo Padre uscì a supplicarlo

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