“Dio, nessuno lo ha mai visto”, dice l’ evangelista Giovanni nel suo prologo, eppure noi professiamo la fede in un Dio che diciamo, pur essendo un Dio unico, che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
Se ci pensiamo bene, tutta la nostra vita di fede è intrisa dalla Trinità, a cominciare dal segno di croce che viene tracciato sulla fronte del bambino che verrà battezzato e che sempre facciamo all’ inizio di ogni preghiera; lo abbiamo fatto anche adesso all’ inizio della Messa, professiamo la fede nella Trinità quando al termine della consacrazione il sacerdote alzando il pane e il vino dice: “ Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te Dio Padre onnipotente nell’ unità dello Spirito santo ogni onore a gloria per tutti e secoli dei secoli…”
Ripercorriamo la professione di fede, il Credo che recitiamo, che è Trinitaria.
Se la Parola della Scrittura ci fa scoprire Dio come mistero di comunione di persone, “il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.”
Gesù ci fa conoscere il legame grande, unico, misterioso che vi è fra Lui, il Padre e lo Spirito Santo. Come tutte le relazioni questo legame sfugge alle spiegazioni che vorremmo noi dal punto di vista razionale, ma diventa sperimentabile per chi lo accetta attraverso la dimensione della fede. La Trinità diventa quindi mistero da contemplare, da pregare, da imitare, da testimoniare.
Nel vangelo, Egli, dice che : “lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità …”
Vi è quindi una verità da accogliere e da annunciare, ma
Qual’ è questa verità?
Che Dio è amore …
Gesù ci ha raccontato questo amore. Per questo amore che unisce il figlio, il Padre nello Spirito Santo il peccato e la morte sono stati sconfitti, Cristo è risorto e per questo evento nasce un nuovo ordine di cose. Un capovolgimento del modo di pensare, di agire di ognuno e che ci coinvolge totalmente.
A questa verità i credenti sono guidati attraverso l’ azione dello Spirito Santo, non in modo automatico, ma attraverso un’ esperienza d’ amore e di fede che introduce in un rapporto e in una relazione che ci permette di vedere, anche se in un certo senso non vediamo. Esattamente come quel bambino cieco che sapeva descrivere il colore dei fiori del giardino, dei muri. Che sapeva descrivere la gente che passava per la strada, l’azzurro del cielo e gli aquiloni colorati che volavano in alto.
Così succede un po’ anche a noi, con una differenza, che chi ci ha fatto conoscere Dio come Trinità non è un cieco, ma è Uno che ben vede, ben conosce e che ben sa … “Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”. E’ Gesù che parla e parla dello Spirito Santo. Ed è sulla sua Parola, che è Parola di verità, che noi crediamo in Dio che è unico e comunione di persone, comunione d’ amore.
Guardare alla Trinità, vuol dire, concretamente, abbandonare un modo di pensare e di agire che mette sempre e solo l’ individuo al centro e adoprarci per vivere quella comunione che si realizza solo nell’ amore sincero e autentico, che è “sollecito, sincero, paziente e fedele, umile, sicuro, che spera sempre anche quando non vede, anche quando soffre sapendo abbracciare avversità ed amarezze senza tirarsi indietro” ( dall’ Imitazione di Cristo).
Dio è amore, noi siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio per vivere nell’ amore, diamo testimonianza di questa verità, sostenuti dai doni dello Spirito santo a cominciare dalle nostre famiglie, dentro alle nostre comunità, quella Chiesa che è “sogno di Dio”, in ogni ambiente e situazione di vita.
Deo gratias, qydiacdon.