Un piccolo fratello di Charles de Foucauld scrive ai suoi confratelli:
“ Il mio corpo diventa sempre più debole. Facilmente mi faccio prendere dalla collera per il fatto che sono incapace di fare le cose più semplici come vestirmi al mattino, mettere dell’ ordine nelle mie carte e nei miei pensieri. Il peggio è che il mio rapporto con il Signore si è affievolito, e, quanto alla preghiera, veramente mi sento come ai primi passi. Non so più cosa fare! Di fatto, tutta la mia esperienza di vecchiaia è legata alla malattia di Parkinson. Sto imparando ad accogliere la malattia, non più come un nemico che mi distrugge, ma come un amico che corre con me il cammino della vita e che mi spinge a modo suo, a continuare e a completare la corsa.
Vivo questa esperienza nella fiducia nel Signore, nei fratelli, nelle mie capacità di far fronte alla situazione. A Windsor, verso mezza notte, ho sentito una voce che mi diceva chiaramente: “ Ian presto morirai”.
Pensandoci, al mattino, mi sono sentito pervaso da una grande pace che non mi ha più abbandonato. Un altro giorno ho avuto dei dolori lancinanti allo sterno. È stata un’ esperienza terribile con un dolore lancinante che mi ha procurato un sentimento di panico al punto che ho pensato che il momento della partenza fosse giunto. Ho vissuto queste due esperienze come due parti di una stessa chiamata a “vegliare”. Tutto questo ha dato dei frutti molto positivi in me. Mi sono reso conto che, come mai prima d’ora lo avevo potuto sentire, potevo ringraziare il Signore per tutta la mia vita e per ciò che sto vivendo anche in questo momento.
Qualche tempo dopo mi ha pervaso un forte sentimento: non mi sentivo più portato a giudicare gli altri. Si tratta di una grazia che avevo chiesto sovente in passato, ma ora mi veniva concessa gratuitamente! In più ho cominciato a pensare che gli altri erano veramente migliori di me. Non mi sono preoccupato troppo di conoscere la natura del mio male, ho capito che noi non dobbiamo romperci la testa per spiegare l’ origine delle cose inattese che ci arrivano, ma piuttosto giudicarle secondo i frutti che esse producono in noi. Ora, per me i frutti non avrebbero potuto essere più positivi: ero veramente felice di tutto! Per me dunque, che ho sempre avuto una tendenza alla fierezza interiore, penso che questi elementi siano il cammino per diventare veramente piccoli e poveri nella realtà del vissuto quotidiano, e devo scusarmi perché penso che un tale atteggiamento non renda facile la vita per gli altri. Vedo, tuttavia, che l’ abbandono deve essere accompagnato dal coraggio da parte mia per tenere in attività la mia forza fisica, le capacità mentali e di intelligenza, e in più per accogliere i doni spirituali che ricevo, soprattutto questa sensazione di pace, senza la quale tutto il resto non avrebbe presa” ( S. Messina/P. Raimondo, Avvenga secondo la vostra fede . Effata ed. )
Un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Marta e di Maria sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli, suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato” ( Gv 11, 1-4 )