Necessità della conversione
“1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Parabola del fico sterile
6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.7Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». 8Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”.
All’ inizio della Quaresima, quando abbiamo ricevuto le ceneri, abbiamo sentito un grande richiamo. “convertiti e credi al Vangelo”. Oggi abbiamo sentito che Gesù, di fronte a due fratti molto gravi: Pilato, che era il governatore della Giudea, terribile sanguinario aveva represso nel sangue un tentativo di rivolta, il crollo di una torre con tanti morti dice: se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo. Gesù vuole forse spaventarci?
Certamente ci vuole avvertire. È come se dicesse: di fronte a certe cose brutte che accadono pensate al modo in cui state vivendo … considerate che il tempo che state vivendo è importante, cambiate vita, vivetelo come vuole il Signore, le cose brutte non accadono perché Dio vuole punire gli uomini, come conseguenza del loro peccato; come pensavano gli ebrei al tempo di Gesù. Dio vuole perdonare, Dio vuole salvare, ma questo significa dare una sterzata alla nostra vita ecco il richiamo alla conversione.
Ma cosa significa convertirsi, cos’è la conversione, siamo poi così sicuri di saperlo?
Io credo che ci possa aiutare a capire meglio la storia di un fiore …: Il girasole.
In un giardino ricco di fiori di ogni specie, cresceva, proprio nel centro, una pianta senza nome. Era robusta, ma sgraziata, con dei fiori stopposi e senza profumo. Per le altre piante nobili del giardino era né più né meno una erbaccia e non gli rivolgevano la parola. Ma la pianta senza nome aveva un cuore pieno di bontà e di ideali.
Quando i primi raggi del sole, al mattino, arrivavano a fare il solletico alla terra e a giocherellare con le gocce di rugiada, per farle sembrare iridescenti diamanti sulle camelie, rubini e zaffiri sulle rose, le altre piante si stiracchiavano pigre.
La pianta senza nome, invece, non si perdeva un solo raggio di sole. Se li beveva tutti uno dopo l’altro. Trasformava tutta la luce del sole in forza vitale, in zuccheri, in linfa. Tanto che, dopo un po’, il suo fusto che prima era rachitico e debole, era diventato uno stupendo fusto robusto, diritto, alto più di due metri.
Le piante del giardino cominciarono a considerarlo con rispetto, e anche con un po’ d’invidia. «Quello spilungone è un po’ matto», bisbigliavano dalie e margherite.
La pianta senza nome non ci badava. Aveva un progetto. Se il sole si muoveva nel cielo, lei l’avrebbe seguito per non abbandonarlo un istante. Non poteva certo sradicarsi dalla terra, ma poteva costringere il suo fusto a girare all’unisono con il sole. Così non si sarebbero lasciati mai.
Le prime ad accorgersene furono le ortensie che, come tutti sanno, sono pettegole e comari. «Si è innamorato del sole», cominciarono a propagare ai quattro venti. «Lo spilungone è innamorato del sole», dicevano ridacchiando i tulipani. «Ooooh, com’è romantico!», sussurravano pudicamente le viole mammole.
La meraviglia toccò il culmine quando in cima al fusto della pianta senza nome sbocciò un magnifico fiore che assomigliava in modo straordinario proprio al sole. Era grande, tondo, con una raggiera di petali gialli, di un bel giallo dorato, caldo, bonario. E quel faccione, secondo la sua abitudine, continuava a seguire il sole, nella sua camminata per il cielo. Così i garofani gli misero nome «girasole». Glielo misero per prenderlo in giro, ma piacque a tutti, compreso il diretto interessato.
Da quel momento, quando qualcuno gli chiedeva il nome, rispondeva orgoglioso: «Mi chiamo Girasole». Rose, ortensie e dalie non cessavano però di bisbigliare su quella che, secondo loro, era una stranezza che nascondeva troppo orgoglio o, peggio, qualche sentimento molto disordinato. Furono le bocche di leone, i fiori più Coraggiosi del giardino, a rivolgere direttamente la parola al girasole.
«Perché guardi sempre in aria? Perché non ci degni di uno sguardo? Eppure siamo piante, come te», gridarono le bocche di leone per farsi sentire. «Amici», rispose il girasole, «sono felice di vivere con voi, ma io amo il sole. Esso è la mia vita e non posso staccare gli occhi da lui. Lo seguo nel suo cammino. Lo amo tanto che sento già di assomigliargli un po’. Che ci volete fare? il sole è la mia vita e io vivo per lui…».
Come tutti i buoni, il girasole parlava forte e l’udirono tutti i fiori del giardino. E in fondo al loro piccolo, profumato cuore, sentirono una grande ammirazione per «l’innamorato del sole».( da tutte storie di B. Ferrero)
Io credo che la conversione sia qualcosa di simile … alla storia del girasole. Lasciarsi illuminare dal sole che è Gesù, non perdere nulla di quello che lui ci dice, degli appuntamenti che ci dà, che sono poi i Sacramenti, e trasformare tutto nella nostra vita, come faceva il girasole, che trasformava tutto in linfa vitale per produrre buoni frutti, come avrebbe dovuto fare il fico della parabola.
Come la pianta di girasole che : Se il sole si muoveva nel cielo, lei l’avrebbe seguito per non abbandonarlo un istante. Non poteva certo sradicarsi dalla terra, ma poteva costringere il suo fusto a girare all’unisono con il sole. Così non si sarebbero lasciati mai.
Anche noi seguiamo Gesù, mettiamo i nostri passi, la nostra vita, la nostra storia in quelle impronte che lui ha lasciato da seguire, così come dice una canzone che ha scritto un mio amico il cielo verrà un po’ più giù, più vicino a noi, e la terra andrà un po’ più su e si specchierà nel cielo.
Allora accogliamo l’ invito di Gesù al cambiamento, lasciandoci illuminare da Lui.
Sia Gesù il sole che illumina e guida la nostra vita, che è il tempo in cui Dio aspetta pazientemente che noi diamo buoni frutti di bene, d’ amore e camminiamo verso la Pasqua, non solo questa di
quest’ anno, ma quella che durerà per sempre, per l’ eternità.
Soli Deo Gloria, qydiacdon.